Campagna elettorale con molte volgarità 

I socialdemocratici svedesi sono stati al governo per molti
decenni prima di perdere le elezioni alla fine degli anni ottanta.
Come rivinsero le elezioni? Promettendo nuove tasse pur di
salvaguardare il loro welfare state. Dalla culla alla tomba, ogni
cittadino svedese può utilizzare la rete di servizi sociali,
culturali, assistenziali che la struttura pubblica garantisce con
efficienza e senza sprechi. Vi sono beni che non sono frutto del
libero mercato ma delle scelte della politica a vantaggio del
cittadino. Una tassazione giusta e rigorosa è meglio di servizi
pubblici inefficienti e disastrati: è questa la linea dei
riformisti del nord d’Europa. Ma il loro è un riformismo forte
capace di aggregare interessi e passione politica. Quello delle
nostri parti è un riformismo che sembra incapace di scegliere da
che parte stare.
Si dirà , siamo in Italia e qui da noi il rapporto cittadino e
Stato è sempre stato negativo. Può anche essere vero però che,
piuttosto che vedere un ulteriore degrado della sanità , della
scuola, dei trasporti pubblici e via elencando, sia possibile
vincere le elezioni anche parlando di tasse. Deve essere però un
discorso chiaro e facile a capirsi. La giusta proposta della
riduzione del cuneo fiscale ha un limite proprio nella
comprensibilità  di ciò che si vuole fare. E’ stato facile gioco
per Berlusconi inventarsi tasse sui BOT o sulla casa: se non basta
il terrore per i comunisti signori dell’infanticidio, inventiamoci
la paura delle nuove tasse. Il governo di centrodestra ha operato
in questi anni come un Robin Hood al contrario: ha tolto ai poveri
per dare ai ricchi. Ai poveri è stato tolto molto attraverso
l’abbassamento, rispetto al costo della vita, di stipendi e
pensioni. Ai ricchi è stato dato molto con favori fiscali d’ogni
genere e con le furbate del creativo Tremonti. Nel complesso la
distribuzione della ricchezza a vantaggio dei forti ha prodotto
come risultato l’impoverimento generale del Paese. E’ andata bene
alla famiglia Berlusconi se, nel solo 2005, ha ottenuto un
dividendo di 100 milioni di euro soltanto per Mediaset. Minor
bene pubblico a vantaggio del bene di pochi. Da qui bisogna
partire. Meravigliarsi perchè Berlusconi continui ad inventar
balle serve a poco. Alla radicalità  del cavaliere deve essere
contrapposta una radicalità  del centrosinistra nelle sue proposte
sapendo che, se sono serie, non possono accontentare tutti.
Ad esempio per la tassa di successione bisognerà  pur spiegare cosa
concretamente si propone e a quale scopo. Non sono molte le
famiglie che sono in grado di trasferire ai figli milioni di euro.
Se coloro che possono pagano qualche tassa, è legittimo anche per
l’ideologia liberale. Se i Casini o Bondi considerano la cosa come
frutto dell’estremismo di Prodi sono fatti loro.
Sono decenni che si parla in Italia di lotta all’evasione fiscale.
Forse è tempo di affrontare il problema con serietà . Impariamo
anche pessime cose dagli Stati Uniti. E’ forse il caso di
apprendere il loro sistema di contrasto all’evasione delle tasse.
Berlusconi ha seguito Bush in guerra, L’Unione imiti l’America
nella lotta ai furbi evasori fiscali.
Lo scadente appeal della politica è dovuto a molti fattori. Uno di
questi è la pessima prova data dal funzionamento della macchina
pubblica. Una questione questa che il programma dell’Unione
affronta in maniera insufficiente. La destra ha come programma il
proseguimento di quello già  fatto in questi anni, non si pone
nemmeno il problema. Ma per rinnovare si deve modificare alla
radice il modo di funzionamento e il modo di spendere della parte
pubblica. Per farlo c’è bisogno di analizzare quanto è successo in
questi anni ad ogni livello istituzionale. Regionalista convinto,
rimango persuaso che il potere più è decentrato e meglio è. Con la
maturità  è intervenuto qualche dubbio rispetto a comportamenti che
si sono radicati nelle varie istituzioni pubbliche. Ad esempio, ad
un esame dei costi e benefici, è stato un errore spezzettare la
presenza dell’immagine dell’Italia nel mondo in tante realtà 
locali. Le consolidate pessime performance del turismo italiano
sembrerebbe confermare il dubbio.
Viaggiando all’estero non succede di incontrare le “ambasciate”
della California, della Provenza o della Vestfalia. Dati ufficiosi
ricordano che la Lombardia ha diverse sedi di rappresentanza
sparse per il mondo, la Campania ha la sua sede anche a New York.
La nostra piccola Umbria per adesso ha ritenuto utile acquistare
una location a Bruxelles. In compenso alcuni dei nostri
amministratori hanno uno spiccato spirito internazionalista e
viaggiano molto. All’internazionalismo proletario si è sostituito
quello esotico.
Interessante sarebbe un bilancio dei risultati conseguiti, in
termini di afflussi economici o culturali per la nostra regione,
dal tourbillon all’estero della nostra finanziaria regionale,
delle camere di commercio e di altre strutture pubbliche. Diranno,
che c’entra il turismo amministrativo con la campagna elettorale?
C’entra e molto. Lo spreco nella finanza pubblica è uno dei
problemi che legittimano l’antipolitica e quindi il berlusconismo.
Se si vuol tornare ad una politica quale strumento decisivo
dell’emancipazione della gente bisogna sconfiggere tutto ciò che
alimenta il qualunquismo. Il rigore non è un orpello ottocentesco.
Bisognerà  che questa tematica entri nelle priorità  del
centrosinistra.
E’ confermata anche in quest’ultima settimana la tendenza a
trasferire soltanto nei mass media la campagna elettorale con
molte volgarità  e pessimo spettacolo.
Pochissimi anche gli “incontri conviviali” dove il candidato di
turno chiedeva risorse in cambio di qualche battuta politica.
Come è noto i concorrenti non ci sono più, sono già  stati scelti.
Soltanto per cambiare quest’orrenda legge elettorale si dovrebbe
andare a votare.
Corriere dell’Umbria 2 aprile 2006

Parole di verità 

Uno dei più autorevoli giornali inglesi, the Guardian, ha
recentemente definito Berlusconi in questo modo: “E’ la più
temibile minaccia alla democrazia occidentale dal 1945 ad oggi”¦.E’
un discendente diretto di Mussolini”. Esagera il giornale inglese
o dobbiamo prendere sul serio l’allarme?
L’Italia è stata considerata per molti decenni un Paese con alta
cultura politica e con una sinistra innovativa e forte nei suoi
legami con le forze più dinamiche della società .Poi il disastro
della prima repubblica ha fatto emergere una classe politica di
non prima qualità , così che sono ormai dodici anni che la scena
politica è tenuta da un personaggio come il cavaliere di Arcore.
Il fatto non è spiegabile soltanto con la forza mediatica
dell’uomo più ricco d’Italia. Qualche problema nelle forze
democratiche italiane sembrerebbe esserci se per due volte il
popolo italiano ha votato per una destra avvilente comandata da un
venditore di pannina.
Se si vuole che il berlusconismo finisca con la sconfitta di
Berlusconi si dovrà  ricostruire, con un discorso di verità , un
percorso democratico alternativo a quello che ha prodotto la crisi
della democrazia italiana. Abbiamo ripetutamente criticato la
politica istituzionale del centrosinistra di questi anni. Leggi
elettorali raffazzonate, la scelta delle elezioni dirette di
sindaci e presidenti oltre che la scelta dello svuotamento
sistematico di tutte le sedi della rappresentanza a vantaggio
della governabilità  di craxiana memoria. Tutto ciò non poteva che
portare ad una crisi della politica a vantaggio del populismo.
L’ossessione per un sistema elettorale maggioritario sbagliato ha
prodotto il proliferare di partiti e partitini gestiti da leader e
laederini di oligarchie arroganti. La folle scelta delle modifiche
alla Costituzione, operata dai berluscones, è figlia delle
improvvisazioni del centrosinistra della passata legislatura. La
deregulation bossiana è la conseguenza del federalismo voluto da
tanti riformisti senza radici. La teoria dell’alternanza di
governo tra due poli si è rivelata una mistificazione. Una
ideologia fuori da ogni riscontro oggettivo. La realtà  del Paese
è quella di una destra impresentabile che ha fatto strame di ogni
regola e di ogni vincolo democratico. Che senso hanno avuto in
questi anni i tentativi bipartisan di modificare la Costituzione
repubblicana? Il premierato forte voluto da Berlusconi è la logica
conseguenza dell’iper presidenzialismo regionale dei nostri
stagionati eroi. E si potrebbe andare avanti ad elencare settori e
fatti della politica dove ha fatto breccia il berlusconismo come
sistema di valori. Un bilancio serio di quella disgraziata
stagione politica bisognerà  pur farlo. Se come ci auguriamo
Berlusconi verrà  sconfitto, sarebbe il caso di procedere a
rimuovere le macerie e l’ideologia che ha permeato anche parti
dell’Unione.
Questa campagna elettorale è la peggiore vissuta dalla repubblica
italiana, ma rappresenta nitidamente la crisi del sistema
politico.
Il prossimo Parlamento non avrà  eletti dal popolo, ma parlamentari
nominati dalle oligarchie di partito. Infatti, la nuova legge
elettorale, falsa proporzionale, ha espropriato il diritto dei
cittadini a scegliere i propri rappresentanti in Parlamento. E’
vero che il “mattarellum” è stata una pessima legge elettorale, ma
almeno dava l’illusione della scelta. Gli oligarchi romani non
aspettavano altro e si sono spartiti bellamente i futuri eletti
con criteri vari: fedeltà  al capo, fedeltà  alla corrente, fedeltà 
al salotto e già  che ci siamo anche alla famiglia. Le competenze?
Un optional. Divertente poi la quantità  di collocazioni, come
sottosegretari, per coloro che non venivano ricandidati. Fassino
ne ha promessi centocinquanta, Rutelli più modestamente
novantadue. Si dirà : tutta questione interna ad un ceto politico
che ha fatto della carriera personale il valore decisivo. Rimane
il fatto che si poteva fare diversamente anche in presenza di una
legge ignobile come quella voluta dalla destra. Ad esempio, per
scelta democratica, l’Unione avrebbe potuto tentare la carta delle
primarie come strumento di partecipazione alla scelta dei
candidati e in alcune aree questo hanno fatto i diessini.
In Umbria, ormai stabilmente fanalino di coda per tutto ciò che
riguarda il dibattito politico, i Diesse hanno subito l’arroganza
romana e così il compagno della Parlesca voterà  al Senato per i
Diesse convinto di scegliere un compagno: eleggerà  un dipietrista.
Misteri della politica.
Persuasi della necessità  di andare a votare per l’Unione al fine
di cacciare la destra al potere, non possiamo non avvertire del
rischio che continua a correre la nostra democrazia se non si
inverte radicalmente la tendenza alla privatizzazione della
politica. E’ cosa saggia che i politici, “miracolati” da
Berlusconi, capiscano che la vittoria dell’Unione modificherà 
anche il campo degli elettori del centrosinistra.
Non siamo tra coloro che hanno gridato allo scandalo per la mole
del programma dell’Unione e non lo abbiamo definito un programma
moderato. Vi sono molte idee da sviluppare altre da rimuovere, ma
nel complesso ci sembra che una piattaforma che ripropone le
questioni legate al lavoro, al ruolo dell’intervento pubblico e
alla difesa dello stato sociale sia un buon inizio. Poi saranno i
comportamenti concreti a decidere.
Micropolis marzo 2006

Parole di verità 

Uno dei più autorevoli giornali inglesi, the Guardian, ha
recentemente definito Berlusconi in questo modo: “E’ la più
temibile minaccia alla democrazia occidentale dal 1945 ad oggi”¦.E’
un discendente diretto di Mussolini”. Esagera il giornale inglese
o dobbiamo prendere sul serio l’allarme?
L’Italia è stata considerata per molti decenni un Paese con alta
cultura politica e con una sinistra innovativa e forte nei suoi
legami con le forze più dinamiche della società .Poi il disastro
della prima repubblica ha fatto emergere una classe politica di
non prima qualità , così che sono ormai dodici anni che la scena
politica è tenuta da un personaggio come il cavaliere di Arcore.
Il fatto non è spiegabile soltanto con la forza mediatica
dell’uomo più ricco d’Italia. Qualche problema nelle forze
democratiche italiane sembrerebbe esserci se per due volte il
popolo italiano ha votato per una destra avvilente comandata da un
venditore di pannina.
Se si vuole che il berlusconismo finisca con la sconfitta di
Berlusconi si dovrà  ricostruire, con un discorso di verità , un
percorso democratico alternativo a quello che ha prodotto la crisi
della democrazia italiana. Abbiamo ripetutamente criticato la
politica istituzionale del centrosinistra di questi anni. Leggi
elettorali raffazzonate, la scelta delle elezioni dirette di
sindaci e presidenti oltre che la scelta dello svuotamento
sistematico di tutte le sedi della rappresentanza a vantaggio
della governabilità  di craxiana memoria. Tutto ciò non poteva che
portare ad una crisi della politica a vantaggio del populismo.
L’ossessione per un sistema elettorale maggioritario sbagliato ha
prodotto il proliferare di partiti e partitini gestiti da leader e
laederini di oligarchie arroganti. La folle scelta delle modifiche
alla Costituzione, operata dai berluscones, è figlia delle
improvvisazioni del centrosinistra della passata legislatura. La
deregulation bossiana è la conseguenza del federalismo voluto da
tanti riformisti senza radici. La teoria dell’alternanza di
governo tra due poli si è rivelata una mistificazione. Una
ideologia fuori da ogni riscontro oggettivo. La realtà  del Paese
è quella di una destra impresentabile che ha fatto strame di ogni
regola e di ogni vincolo democratico. Che senso hanno avuto in
questi anni i tentativi bipartisan di modificare la Costituzione
repubblicana? Il premierato forte voluto da Berlusconi è la logica
conseguenza dell’iper presidenzialismo regionale dei nostri
stagionati eroi. E si potrebbe andare avanti ad elencare settori e
fatti della politica dove ha fatto breccia il berlusconismo come
sistema di valori. Un bilancio serio di quella disgraziata
stagione politica bisognerà  pur farlo. Se come ci auguriamo
Berlusconi verrà  sconfitto, sarebbe il caso di procedere a
rimuovere le macerie e l’ideologia che ha permeato anche parti
dell’Unione.
Questa campagna elettorale è la peggiore vissuta dalla repubblica
italiana, ma rappresenta nitidamente la crisi del sistema
politico.
Il prossimo Parlamento non avrà  eletti dal popolo, ma parlamentari
nominati dalle oligarchie di partito. Infatti, la nuova legge
elettorale, falsa proporzionale, ha espropriato il diritto dei
cittadini a scegliere i propri rappresentanti in Parlamento. E’
vero che il “mattarellum” è stata una pessima legge elettorale, ma
almeno dava l’illusione della scelta. Gli oligarchi romani non
aspettavano altro e si sono spartiti bellamente i futuri eletti
con criteri vari: fedeltà  al capo, fedeltà  alla corrente, fedeltà 
al salotto e già  che ci siamo anche alla famiglia. Le competenze?
Un optional. Divertente poi la quantità  di collocazioni, come
sottosegretari, per coloro che non venivano ricandidati. Fassino
ne ha promessi centocinquanta, Rutelli più modestamente
novantadue. Si dirà : tutta questione interna ad un ceto politico
che ha fatto della carriera personale il valore decisivo. Rimane
il fatto che si poteva fare diversamente anche in presenza di una
legge ignobile come quella voluta dalla destra. Ad esempio, per
scelta democratica, l’Unione avrebbe potuto tentare la carta delle
primarie come strumento di partecipazione alla scelta dei
candidati e in alcune aree questo hanno fatto i diessini.
In Umbria, ormai stabilmente fanalino di coda per tutto ciò che
riguarda il dibattito politico, i Diesse hanno subito l’arroganza
romana e così il compagno della Parlesca voterà  al Senato per i
Diesse convinto di scegliere un compagno: eleggerà  un dipietrista.
Misteri della politica.
Persuasi della necessità  di andare a votare per l’Unione al fine
di cacciare la destra al potere, non possiamo non avvertire del
rischio che continua a correre la nostra democrazia se non si
inverte radicalmente la tendenza alla privatizzazione della
politica. E’ cosa saggia che i politici, “miracolati” da
Berlusconi, capiscano che la vittoria dell’Unione modificherà 
anche il campo degli elettori del centrosinistra.
Non siamo tra coloro che hanno gridato allo scandalo per la mole
del programma dell’Unione e non lo abbiamo definito un programma
moderato. Vi sono molte idee da sviluppare altre da rimuovere, ma
nel complesso ci sembra che una piattaforma che ripropone le
questioni legate al lavoro, al ruolo dell’intervento pubblico e
alla difesa dello stato sociale sia un buon inizio. Poi saranno i
comportamenti concreti a decidere.
Micropolis marzo 2006

Un aiuto all’amico italiano

Gli amici si riconoscono nel momento del bisogno, afferma un
vecchio detto popolare. E Berlusconi di bisogno ne ha tanto. La
campagna elettorale, nonostante le performance straordinarie in
televisione e nelle convention, non va benissimo per il cavaliere.
I sondaggi continuano a dare perdente il centrodestra e Lui è uno
abituato a vincere ed ha molte conoscenze all’estero. Così l’amico
di tante avventure gloriose, George W.Bush, ha deciso di far
emettere al Dipartimento di Stato americano un warning per i
cittadini Usa che si trovano in Italia. Attenzione, comunicano, il
Bel Paese è zona a rischio di violenze e di attentati, meglio
evitare. Come per le elezioni in Irak e in Afghanistan, così per
le elezioni in Italia, stesso avvertimento. Sembra di sognare e se
non ci fosse da piangere ci si potrebbe ridere sopra. Non è il
caso. E’ statisticamente certo che è più rischioso passeggiare un
giorno per i quartieri di Los Angeles che vivere sei mesi in
qualsiasi città  europea, ma la cosa non ha rilievo per
l’Amministrazione Usa. Bisogna aiutare l’amico italiano. E non c’è
bisogno di essere antiamericani per indignarsi per questa
ingerenza che non aiuta certo l’immagine del nostro Paese. Per
fortuna nelle città  italiane si incontrano molti americani.
Se si domanda a qualcuno di essi cosa pensa del warning di Bush
avrai come risposta un sorriso imbarazzato e un avvertimento: la
scommessa è riprodurre in Italia il clima di paura che ha permesso
a Bush la riconferma elettorale. Una vittoria che è stata figlia
anche della violenta campagna mediatica della Casa Bianca sul
“rischio terrorismo”. La paura è cattiva consigliera.
La volontà  berlusconiana di drammatizzare la campagna elettorale è
così plateale che l’aiutino americano rientra nello schema.
La mia è una generazione che ha conosciuto, purtroppo, la stagione
della strategia della tensione. Forse abbiamo imparato a non
sottovalutare quanto possono fare poteri oscuri per bloccare
ricambi di classe dirigente. La loggia Propaganda Due non esiste
formalmente più, ma quanti piduisti rimangono nei luoghi del
potere formale o nascosto? Interessa poco la considerazione che al
governo ci sta Berlusconi che ha anche la responsabilità  dei
servizi preposti all’ordine pubblico o che i servizi segreti
italiani non abbiano lanciato alcun allarme.
L’importante per la destra è fare la vittima dell’aggressività 
della sinistra. Chi sfascia vetrine non è di destra o di sinistra,
è semplicemente un imbecille violento. Considerare i duecento
ragazzi che hanno fischiato il Capo a Genova come contigui al
terrorismo sembra eccessivo anche a Giuliano Ferrara. Ha un bel
dire il Presidente Ciampi sulla mancanza di rischi per la nostra
democrazia. L’appello presidenziale è ininfluente per i
berluscones, ciò che importa è evitare una campagna elettorale che
affronti i problemi veri della gente. Per andare in prima pagina,
e ci riesce bene, il Nostro deve insultare e intimorire i
cittadini. Sei proprietario di casa? I comunisti ti tasseranno.
Sei un piccolo risparmiatore? I tuoi BOT sono a rischio. I
capitali accumulati? Fuggono tutti verso il Lussemburgo. E giù
insulsaggini e colpi di teatro.
L’ultima sceneggiata al convegno degli industriali a Vicenza. Il
gruppo dirigente della Confindustria è stato accusato di filo
comunismo perchè non tutti sono sembrati entusiasti del
berlusconismo e dei suoi trionfi.
La catastrofe è che il grande comunicatore non riesce più a bucare
lo schermo. La gente si annoia.
Molti considerano questa campagna elettorale come la peggiore
della nostra storia repubblicana. Si tratta del trionfo della
videocrazia sulla democrazia? Il rischio c’è anche per
responsabilità  dell’Unione. Il leggendario “casa per casa” dei bei
tempi antichi richiedeva passione politica, un’organizzazione e un
impegno che non si trova più in nessun partito. Siamo diventati
così tutti teleutenti appassionati dei dibattiti televisivi. Lo
share come è stato? Il sondaggio che dice: ha vinto Diliberto o
Berlusconi? E così a discutere come esperti di comunicazione e
l’Unione non sembra in grado di utilizzare l’unica vera risorsa
che ha: la passione democratica di tanti elettori. E’ vero che la
mancanza dei candidati da eleggere (sono stati già  nominati dai
partiti) incide sulla qualità  della competizione elettorale, ma
per un comune mortale partecipare ad un dibattito politico è
difficile come vincere alla lotteria. Si discute e ci si schiera
sull’ultima apparizione televisiva di questo o di quello e, in
questa ultima settimana, dell’ultimo film di Moretti. Farà  bene o
male all’Unione il lavoro del regista romano? Interrogativo
angosciante. Sarebbe meglio cominciare a riflettere sulle prossime
performance di Berlusconi ed attrezzarsi alla bisogna.
Se vince il centrosinistra significa che vi sono stati brogli.
Così ha sentenziato Berlusconi. Vuoi vedere che sarà  necessario
far intervenire osservatori internazionali come è avvenuto in
Bielorussia? Come un novello Lukashenco, Prodi si appresterebbe a
truccare il risultato elettorale. Indignarsi per la balordaggine
berlusconiana è necessario ma serve a poco, altre ne sentiremo.
D’altra parte anche i suoi prodi cavalieri utilizzano la
creatività  come strumento essenziale. Prendiamo il socialista
pentito ex piduista, Fabrizio Cicchitto. Audacemente viene in
Umbria a denunciare il pluridecennale regime comunista che governa
Regione e Comuni. Erano truccate anche le elezioni regionali
dell’anno scorso o la qualità  del governo locale, unita alla
pochezza dell’alternativa della destra è il motivo del consenso ai
partiti del centrosinistra? Dubbio permanente. E poi perchè la
destra non valorizza i valorosi imprenditori umbri che con
coraggio, contro il dittatura di Locchi, Raffaelli e della
Lorenzetti, hanno sottoscritto tanti quattrini per Forza Italia in
occasione della visita dell’Uomo della Provvidenza?
Corriere dell’Umbria 26 marzo 2006

Un aiuto all’amico italiano

Gli amici si riconoscono nel momento del bisogno, afferma un
vecchio detto popolare. E Berlusconi di bisogno ne ha tanto. La
campagna elettorale, nonostante le performance straordinarie in
televisione e nelle convention, non va benissimo per il cavaliere.
I sondaggi continuano a dare perdente il centrodestra e Lui è uno
abituato a vincere ed ha molte conoscenze all’estero. Così l’amico
di tante avventure gloriose, George W.Bush, ha deciso di far
emettere al Dipartimento di Stato americano un warning per i
cittadini Usa che si trovano in Italia. Attenzione, comunicano, il
Bel Paese è zona a rischio di violenze e di attentati, meglio
evitare. Come per le elezioni in Irak e in Afghanistan, così per
le elezioni in Italia, stesso avvertimento. Sembra di sognare e se
non ci fosse da piangere ci si potrebbe ridere sopra. Non è il
caso. E’ statisticamente certo che è più rischioso passeggiare un
giorno per i quartieri di Los Angeles che vivere sei mesi in
qualsiasi città europea, ma la cosa non ha rilievo per
l’Amministrazione Usa. Bisogna aiutare l’amico italiano. E non c’è
bisogno di essere antiamericani per indignarsi per questa
ingerenza che non aiuta certo l’immagine del nostro Paese. Per
fortuna nelle città italiane si incontrano molti americani.
Se si domanda a qualcuno di essi cosa pensa del warning di Bush
avrai come risposta un sorriso imbarazzato e un avvertimento: la
scommessa è riprodurre in Italia il clima di paura che ha permesso
a Bush la riconferma elettorale. Una vittoria che è stata figlia
anche della violenta campagna mediatica della Casa Bianca sul
“rischio terrorismo”. La paura è cattiva consigliera.
La volontà berlusconiana di drammatizzare la campagna elettorale è
così plateale che l’aiutino americano rientra nello schema.
La mia è una generazione che ha conosciuto, purtroppo, la stagione
della strategia della tensione. Forse abbiamo imparato a non
sottovalutare quanto possono fare poteri oscuri per bloccare
ricambi di classe dirigente. La loggia Propaganda Due non esiste
formalmente più, ma quanti piduisti rimangono nei luoghi del
potere formale o nascosto? Interessa poco la considerazione che al
governo ci sta Berlusconi che ha anche la responsabilità dei
servizi preposti all’ordine pubblico o che i servizi segreti
italiani non abbiano lanciato alcun allarme.
L’importante per la destra è fare la vittima dell’aggressività
della sinistra. Chi sfascia vetrine non è di destra o di sinistra,
è semplicemente un imbecille violento. Considerare i duecento
ragazzi che hanno fischiato il Capo a Genova come contigui al
terrorismo sembra eccessivo anche a Giuliano Ferrara. Ha un bel
dire il Presidente Ciampi sulla mancanza di rischi per la nostra
democrazia. L’appello presidenziale è ininfluente per i
berluscones, ciò che importa è evitare una campagna elettorale che
affronti i problemi veri della gente. Per andare in prima pagina,
e ci riesce bene, il Nostro deve insultare e intimorire i
cittadini. Sei proprietario di casa? I comunisti ti tasseranno.
Sei un piccolo risparmiatore? I tuoi BOT sono a rischio. I
capitali accumulati? Fuggono tutti verso il Lussemburgo. E giù
insulsaggini e colpi di teatro.
L’ultima sceneggiata al convegno degli industriali a Vicenza. Il
gruppo dirigente della Confindustria è stato accusato di filo
comunismo perché non tutti sono sembrati entusiasti del
berlusconismo e dei suoi trionfi.
La catastrofe è che il grande comunicatore non riesce più a bucare
lo schermo. La gente si annoia.
Molti considerano questa campagna elettorale come la peggiore
della nostra storia repubblicana. Si tratta del trionfo della
videocrazia sulla democrazia? Il rischio c’è anche per
responsabilità dell’Unione. Il leggendario “casa per casa” dei bei
tempi antichi richiedeva passione politica, un’organizzazione e un
impegno che non si trova più in nessun partito. Siamo diventati
così tutti teleutenti appassionati dei dibattiti televisivi. Lo
share come è stato? Il sondaggio che dice: ha vinto Diliberto o
Berlusconi? E così a discutere come esperti di comunicazione e
l’Unione non sembra in grado di utilizzare l’unica vera risorsa
che ha: la passione democratica di tanti elettori. E’ vero che la
mancanza dei candidati da eleggere (sono stati già nominati dai
partiti) incide sulla qualità della competizione elettorale, ma
per un comune mortale partecipare ad un dibattito politico è
difficile come vincere alla lotteria. Si discute e ci si schiera
sull’ultima apparizione televisiva di questo o di quello e, in
questa ultima settimana, dell’ultimo film di Moretti. Farà bene o
male all’Unione il lavoro del regista romano? Interrogativo
angosciante. Sarebbe meglio cominciare a riflettere sulle prossime
performance di Berlusconi ed attrezzarsi alla bisogna.
Se vince il centrosinistra significa che vi sono stati brogli.
Così ha sentenziato Berlusconi. Vuoi vedere che sarà necessario
far intervenire osservatori internazionali come è avvenuto in
Bielorussia? Come un novello Lukashenco, Prodi si appresterebbe a
truccare il risultato elettorale. Indignarsi per la balordaggine
berlusconiana è necessario ma serve a poco, altre ne sentiremo.
D’altra parte anche i suoi prodi cavalieri utilizzano la
creatività come strumento essenziale. Prendiamo il socialista
pentito ex piduista, Fabrizio Cicchitto. Audacemente viene in
Umbria a denunciare il pluridecennale regime comunista che governa
Regione e Comuni. Erano truccate anche le elezioni regionali
dell’anno scorso o la qualità del governo locale, unita alla
pochezza dell’alternativa della destra è il motivo del consenso ai
partiti del centrosinistra? Dubbio permanente. E poi perché la
destra non valorizza i valorosi imprenditori umbri che con
coraggio, contro il dittatura di Locchi, Raffaelli e della
Lorenzetti, hanno sottoscritto tanti quattrini per Forza Italia in
occasione della visita dell’Uomo della Provvidenza?
Corriere dell’Umbria 26 marzo 2006