Gli amici si riconoscono nel momento del bisogno, afferma un
vecchio detto popolare. E Berlusconi di bisogno ne ha tanto. La
campagna elettorale, nonostante le performance straordinarie in
televisione e nelle convention, non va benissimo per il cavaliere.
I sondaggi continuano a dare perdente il centrodestra e Lui è uno
abituato a vincere ed ha molte conoscenze all’estero. Così l’amico
di tante avventure gloriose, George W.Bush, ha deciso di far
emettere al Dipartimento di Stato americano un warning per i
cittadini Usa che si trovano in Italia. Attenzione, comunicano, il
Bel Paese è zona a rischio di violenze e di attentati, meglio
evitare. Come per le elezioni in Irak e in Afghanistan, così per
le elezioni in Italia, stesso avvertimento. Sembra di sognare e se
non ci fosse da piangere ci si potrebbe ridere sopra. Non è il
caso. E’ statisticamente certo che è più rischioso passeggiare un
giorno per i quartieri di Los Angeles che vivere sei mesi in
qualsiasi città europea, ma la cosa non ha rilievo per
l’Amministrazione Usa. Bisogna aiutare l’amico italiano. E non c’è
bisogno di essere antiamericani per indignarsi per questa
ingerenza che non aiuta certo l’immagine del nostro Paese. Per
fortuna nelle città italiane si incontrano molti americani.
Se si domanda a qualcuno di essi cosa pensa del warning di Bush
avrai come risposta un sorriso imbarazzato e un avvertimento: la
scommessa è riprodurre in Italia il clima di paura che ha permesso
a Bush la riconferma elettorale. Una vittoria che è stata figlia
anche della violenta campagna mediatica della Casa Bianca sul
“rischio terrorismo”. La paura è cattiva consigliera.
La volontà berlusconiana di drammatizzare la campagna elettorale è
così plateale che l’aiutino americano rientra nello schema.
La mia è una generazione che ha conosciuto, purtroppo, la stagione
della strategia della tensione. Forse abbiamo imparato a non
sottovalutare quanto possono fare poteri oscuri per bloccare
ricambi di classe dirigente. La loggia Propaganda Due non esiste
formalmente più, ma quanti piduisti rimangono nei luoghi del
potere formale o nascosto? Interessa poco la considerazione che al
governo ci sta Berlusconi che ha anche la responsabilità dei
servizi preposti all’ordine pubblico o che i servizi segreti
italiani non abbiano lanciato alcun allarme.
L’importante per la destra è fare la vittima dell’aggressività
della sinistra. Chi sfascia vetrine non è di destra o di sinistra,
è semplicemente un imbecille violento. Considerare i duecento
ragazzi che hanno fischiato il Capo a Genova come contigui al
terrorismo sembra eccessivo anche a Giuliano Ferrara. Ha un bel
dire il Presidente Ciampi sulla mancanza di rischi per la nostra
democrazia. L’appello presidenziale è ininfluente per i
berluscones, ciò che importa è evitare una campagna elettorale che
affronti i problemi veri della gente. Per andare in prima pagina,
e ci riesce bene, il Nostro deve insultare e intimorire i
cittadini. Sei proprietario di casa? I comunisti ti tasseranno.
Sei un piccolo risparmiatore? I tuoi BOT sono a rischio. I
capitali accumulati? Fuggono tutti verso il Lussemburgo. E giù
insulsaggini e colpi di teatro.
L’ultima sceneggiata al convegno degli industriali a Vicenza. Il
gruppo dirigente della Confindustria è stato accusato di filo
comunismo perché non tutti sono sembrati entusiasti del
berlusconismo e dei suoi trionfi.
La catastrofe è che il grande comunicatore non riesce più a bucare
lo schermo. La gente si annoia.
Molti considerano questa campagna elettorale come la peggiore
della nostra storia repubblicana. Si tratta del trionfo della
videocrazia sulla democrazia? Il rischio c’è anche per
responsabilità dell’Unione. Il leggendario “casa per casa” dei bei
tempi antichi richiedeva passione politica, un’organizzazione e un
impegno che non si trova più in nessun partito. Siamo diventati
così tutti teleutenti appassionati dei dibattiti televisivi. Lo
share come è stato? Il sondaggio che dice: ha vinto Diliberto o
Berlusconi? E così a discutere come esperti di comunicazione e
l’Unione non sembra in grado di utilizzare l’unica vera risorsa
che ha: la passione democratica di tanti elettori. E’ vero che la
mancanza dei candidati da eleggere (sono stati già nominati dai
partiti) incide sulla qualità della competizione elettorale, ma
per un comune mortale partecipare ad un dibattito politico è
difficile come vincere alla lotteria. Si discute e ci si schiera
sull’ultima apparizione televisiva di questo o di quello e, in
questa ultima settimana, dell’ultimo film di Moretti. Farà bene o
male all’Unione il lavoro del regista romano? Interrogativo
angosciante. Sarebbe meglio cominciare a riflettere sulle prossime
performance di Berlusconi ed attrezzarsi alla bisogna.
Se vince il centrosinistra significa che vi sono stati brogli.
Così ha sentenziato Berlusconi. Vuoi vedere che sarà necessario
far intervenire osservatori internazionali come è avvenuto in
Bielorussia? Come un novello Lukashenco, Prodi si appresterebbe a
truccare il risultato elettorale. Indignarsi per la balordaggine
berlusconiana è necessario ma serve a poco, altre ne sentiremo.
D’altra parte anche i suoi prodi cavalieri utilizzano la
creatività come strumento essenziale. Prendiamo il socialista
pentito ex piduista, Fabrizio Cicchitto. Audacemente viene in
Umbria a denunciare il pluridecennale regime comunista che governa
Regione e Comuni. Erano truccate anche le elezioni regionali
dell’anno scorso o la qualità del governo locale, unita alla
pochezza dell’alternativa della destra è il motivo del consenso ai
partiti del centrosinistra? Dubbio permanente. E poi perché la
destra non valorizza i valorosi imprenditori umbri che con
coraggio, contro il dittatura di Locchi, Raffaelli e della
Lorenzetti, hanno sottoscritto tanti quattrini per Forza Italia in
occasione della visita dell’Uomo della Provvidenza?
Corriere dell’Umbria 26 marzo 2006

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