Mirafiori è la fabbrica più grande d’Italia. Sono quindicimila i lavoratori dell’impianto di Torino, negli anni ’80 erano settantacinquemila. Questa settimana i segretari delle confederazioni sindacali, Epifani, Bonanni, Angeletti hanno partecipato alle assemblee operaie convocate per parlare della condizione del lavoro e della finanziaria in discussione in Parlamento.
Sono passati 26 anni dall’ultima volta che segretari sindacali nazionali sono andati a Mirafiori. Allora la rabbia dei lavoratori causò la fuga di Lama, Carniti e Benvenuto. Questa volta le cose sono andate meglio, ma è stata palpabile l’insoddisfazione della base operaia e impiegatizia rispetto a quanto ottenuto dal sindacato nel rapporto con il governo Prodi. E stato rifiutato il concetto di “governo amico”. Giustamente si è sostenuto che un governo si giudica per quello che realizza e non da chi è seduto nel consiglio dei ministri. E per adesso la valutazione che ne danno persone con uno stipendio di poco superiore ai mille Euro non è positiva.
Nell’ordine del giorno approvato i lavoratori accusano il sindacato di un incomprensibile silenzio sulla Finanziaria di Padoa Schioppa. E avvertono che sulla cosiddetta riforma delle pensioni e sull’utilizzo del TFR i lavoratori, legittimi proprietari del fondo del trattamento di fine rapporto, vogliono dire la loro senza deleghe in bianco. Insomma, anche la classe operaia ha da dire la sua rispetto al documento contabile più importante dell’anno e sulle riforme preannunciate per il prossimo futuro. Le assemblee di Mirafiori non hanno interessato molto i mass media occupati come sono a rincorrere le ultime dichiarazioni di Mastella o Rutelli. Eppure si è trattato di un evento importante anche perchè, fatta la finanziaria, il governo dovrà  dire qualcosa di più rispetto alle prospettive del Paese e decisivo sarà  l’appoggio al governo di chi lavora e le tasse le paga fino all’ultimo Euro.
Prodi rimane convinto che alla fine gli italiani capiranno. Per intanto continua la confusione. Si è scoperto un aumento del gettito fiscale di 37 miliardi di Euro. Apriti cielo. Visco dichiara che diminuiranno le tasse, Padoa Schioppa dice non le ridurremo nel 2007, Ferrero suggerisce di utilizzare il surplus per aumentare le pensioni minime, altri governanti suggeriscono utilizzi diversificati. Ognuno insomma si sente di dover dire la sua pur partecipando alla stessa coalizione che ha imposto una finanziaria pesante. Che dovrebbe capire il cittadino medio? Si discute da mesi delle tasse, lasciando passare la mistificazione di un aumento generalizzato delle stesse e poi il vice-ministro al ramo scopre che è possibile diminuirle? Semplicemente imbarazzante. Possibile un’incapacità  così radicale di previsione del gettito fiscale?
Una finanziaria costruita con il taglia e cuci non è il massimo della trasparenza e la sensazione di essere in mano a molti governanti inesperti non è del tutto sbagliata. Certo non siamo alle mostruose invenzioni finanziarie di Tremonti, ma è abbastanza evidente che manca un qualsiasi cemento all’interno del governo Prodi e in un momento così delicato per il Paese, prevale l’improvvisazione.
Una finanziaria senza anima è stata definita da molti e non mi sembra esagerato.

Share This

Condividi

Condividi questo articolo con i tuoi amici.