da Francesco Mandarini | Gen 21, 2014
I Berluscones e i Berluschinis hanno fatto l’accordo. Finalmente dopo la catastrofe democratica provocata dalla legge porcata imposta dal centrodestra di proprietà di Berlusconi avremo una nuova legge elettorale. Il Berlusconi, dopo essere stato espulso dal Senato della Repubblica, ha scoperto affinità elettive con il prode Renzi: sindaco di Firenze e super votato alle primarie del PD che, come è noto,lo hanno incoronato segretario del solido Partito democratico. Profonda consonanza con Forza Italia nella “riforma” della Costituzione e in quella della legge elettorale, ha dichiarato Renzi. Ottimo e abbondante il tutto. Non c’è da meravigliarsi più di tanto. Ci troviamo di fronte a personaggi che hanno molto in comune. Uno ha dominato la scena politica italiana per venti anni ed è stato capace di tener fede al suo essere Unto dal Signore: chi altri avrebbe potuto resistere agli attacchi concentrici di magistratura, comunisti e l’odiosa stampa nazionale ed estera? E’ vero che alla fine è diventato un pregiudicato in attesa di sapere se andrà agli arresti domiciliari o ai servizi sociali, ma la cosa in Italia non ha importanza, Lui rimane il leader massimo della destra italiana e quindi l’interlocutore privilegiato del Capo assoluto del PD. Se non è un miracolo questo, che cosa è? Da parte sua il Renzi non ha dichiarato di essere ancora Unto dal Signore, ma è sulla buona strada. Non ha soltanto resuscitato un morto “politico” ma rischia di farlo diventare un Padre della Patria. Nel pantheon dei costituenti la Repubblica accanto a De Gasperi,Togliatti, Calamandrei, Terracini, Moro ecc…ecc. ci sarà Lui, presidente dell’A.C.Milan, noto nel mondo per la passione del cabaret fatto in casa e per aver portato l’Italia al tracollo finanziario. Per intanto, anche Renzi sembra che abbia ottenuto la proprietà piena del partito. A differenza di Berlusconi non lo ha comperato con i propri danari, ma attraverso un voto popolare. Ci assicura il sindaco che quei due milioni di voti ottenuti alle primarie volevano la fine della contesa con la destra berlusconiana. E’ difficile contestare la sua tesi e anche se c’è chi sostiene che immaginare di riformare l’Italia con chi ha contribuito a renderla un Paese alla deriva sembrerebbe problematico. Ma quello che sostiene il Capo era da tempo indiscutibile per la destra adesso lo è anche per il centrosinistra. Certo per chi ha una certa età può meravigliare un segretario di un partito che si auto definisce democratico, che dichiara nella direzione e nei gruppi parlamentari che una proposta da Lui fatta deve essere accettata senza se e senza ma altrimenti tutti a casa, ma è una meraviglia arcaica da rottamare. Il Verbo non si discute. Anche Lui, inteso come il sindaco-segretario, risponde soltanto al popolo che lo ha votato. Renzi vuole abolire il senato e le province per risparmiare. Fa benissimo. Forse potrebbe iniziare a risparmiare eliminando la direzione del PD, tanto sembra un organismo inutile come un frigorifero al polo nord. Un uomo solo al comando non ha bisogno di perdere tempo in oziose discussioni. Possiamo stare comunque tranquilli: i prossimi parlamentari continueranno ad essere nominati dai segretari dei partiti, ma adesso i capi partito sono altra cosa rispetto al passato. Vuoi mettere il Renzi con i vecchi segretari del PD.
da Francesco Mandarini | Gen 3, 2014
Con l’urgenza derivante da un situazione politica e sociale da brividi, il segretario Renzi ha fatto conoscere le sue idee rispetto alla inevititabile modifica della legge elettorale porcata imposta a maggioranza dalla destra berlusconiana otto anni or sono, Soltanto dopo la sentenza della Corte costituzionale il ceto politico ha capito che deve riformare il sistema elettorale. Quale è lo scopo delle elezioni? Consentire ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti in parlamento secondo i valori e le esigenze concrete di ciascuno e contribuire a scegliere un governo, Quindi ci vuole una legge elettorale che consenta questo bisogno di essere rappresentati e favorisce nel contempo aggregazioni per il governo del Paese. Sommessamente sottolineo che nessuna delle tre ipotesi formulate da Renzi soddisfa entrambe le esigenze. Il “Mattarellum”, riformato con un premio di maggioranza, conserva alle segreterie nazionali dei partiti la scelta degli eletti. Chi sceglie chi candidare nei collegi? Le segreterie nazionali. Questo è stato il meccanismo che ha consentito, ad esempio, a Di Pietro (abruzzese) di essere eletto nel collegio del Mugello “rosso” (Toscana) o al prode Adornato di ottenere il posto in parlamento con l’elezione nel collegio di Perugia dove, ne sono testimone, era un perfetto sconosciuto. Nelle segrete stanze romane di compensazione si decidevano i collegi da assegnare di là da ogni considerazione dei rapporti del candidato con il territorio. Utile sarebbe per Renzi rileggere ciò che intellettuali e opinion maker dicevano del “Mattarellum” vigente. Eleggere il sindaco d’Italia? A mia conoscenza soltanto in Israele si elegge il primo ministro. Posso essere in torto ma in tutte le democrazie evolute il capo del governo è eletto dal parlamento. La nostra carta costituzionale prevede appunto che l’incarico di capo del governo è dato dal presidente della repubblica e soltanto dopo la fiducia del parlamento il governo assume pieni poteri. Il sistema spagnolo dei piccoli collegi? Se si vuole il bipartitismo e non il bipolarismo la scelta è giusta ma il criterio della rappresentanza viene a cadere completamente. La democrazia italiana è malata e molti sono i segnali che ci dicono che sta montando nel popolo l’idea dell’uomo solo al comando sia la risposta alla decadenza dei partiti, Purtroppo nella nostra storia ne abbiamo fatto esperienza prima con il ventennio mussoliniano poi con il ventennio berlusconiano. Dalla tragedia alla farsa.
da Francesco Mandarini | Nov 20, 2013
Qualche pregiudizio, non lo nego, lo ho avuto sin dalla sua fondazione. Mettere assieme storie così diverse mi risultava problematico. La generica piattaforma blairiana me lo rendeva non attraente. Generico nei programmi come la fantasmagorica terza via Di Tony Blair e Bill Clinton. Mai però avrei immaginato un percorso travagliato come quello del Partito Democratico. Forse è un’esagerazione ma vedo un filo rosso tra la Bolognina di occhettiana memoria e la certificazione della fine della sinistra italiana che il “renzismo” trionfante sembra garantire. Ci sono voluti oltre venti anni ma alla fine ci sono riusciti: la sinistra organizzata in un partito si dissolve. Achille Occhetto, giustamente, voleva riformare la sinistra. Lo fece male con il suo “nuovo che avanza” e con personale politico scadente, ma l’ultimo segretario del PCI immaginava e voleva un partito di sinistra e non un generico partito esangue perché senza radici. Occhetto sbagliò alla grande il modo e il metodo non nell’obbiettivo di innovare. Il risultato non fu certo brillante. Scissioni e “il tutti a casa” per chi non voleva più i vincoli di una militanza comunista dura se esercitata con onesta e rigore. L’invenzione del PD si trascina da anni senza trovare un punto di consolidamento. Eppure agli ex comunisti era piaciuta l’idea di andare a sperimentare un’altro modo di essere di sinistra e gli ex democristiani apprezzavano l’idea di sfuggire alla fascinazione berlusconiana senza diventare socialdemocratici. Perché non ha funzionato il PD? Difficile individuare un solo motivo. Certo la scelta di teorizzare un partito “leggero” che funziona essenzialmente come un comitato elettorale permanente a tutti i livelli non è stata una grande scelta. Il New Labour è un partito di centrosinistra che contiene al suo interno sensibilità molto diverse tra loro ma il leader viene scelto in un congresso di partito sulla base di un programma dettagliato e non con le primarie. Le primarie. Le più famose sono quelle americane. Vengono utilizzate da repubblicani e democratici per scegliere i candidati per ogni carica pubblica. Chi partecipa al voto? Per votare bisogna essere iscritti alle liste dei repubblicani o dei democratici. I democratici scelgono il loro, i repubblicani l’antagonista. Ovvio e scontato. Da noi invece il segretario del PD sarà scelto attraverso il voto di chi vuol votare. Anche l’elettore leghista è legittimato a votare per Renzi o per Civati. Insomma è come se l’allenatore dell’Internazionale fosse scelto anche dagli Juventini. Sembrerebbe paradossale ma non sembra esserlo. Quelle del PD non sono primarie all’americana, ma alla amatriciana. Persone, le più diverse, si sentono protagoniste perché un giorno, in questo caso l’8 dicembre, andranno in un gazebo a votare per scegliere il segretario di un partito che non c’è. Senza astio e con molta preoccupazione, si può affermare che un partito che funziona soltanto in occasione di tenzoni da primarie, non è un partito ma l’agglomerato di comitati elettorali. Di questo ha bisogno un Paese allo stremo? Svecchiare certezze e comportamenti ormai inammissibili, darsi un programma d governo adeguato alla catastrofe provocata dalle scelte liberiste e dalla pochezza delle classi dirigenti italiane questo servirebbe al Paese. Invece abbiamo a che fare con un’altra ondata di personalizzazione della politica. Senza un’idea, senza un progetto che travalichi l’ambizione personale. Non è certo un bel vedere.
da Francesco Mandarini | Set 26, 2013
E’ vero è in atto un colpo di Stato. Soltanto in Paesi a democrazia debole, un pregiudicato può ambire di andare in tv a reti unificate e accusare la magistratura di ogni nefandezza. Il leader della destra italiana lo ha fatto senza che ad alcuno sia sorto il dubbio sulla gravità del fatto. Ci stiamo abituando a tutto e giustifichiamo ogni cosa i nome della stabilità. Finalmente Napolitano ha definito inquietante la decisione del PDL di far dimettere i propri deputati se si applicheranno le sentenze della magistratura e si rispetterà la legge che fa decadere il pregiudicato leader della destra italiana. Minaccia risibile che può soltanto bloccare per mesi o lavori parlamentari senza sortire a nessun risultato positivo. Era tempo che anche nel Colle più alto della politica si capisse che la stabilità di governo ha un senso soltanto se si possono decidere cose utili al Paese. Principalmente sottolineando che non si può violentare lo stato di diritto in nome della governabilità, il Capo dello Stato ha risposto picche alle pretese del pregiudicato. Il volenteroso Letta in giro per il mondo a cercare di convincere gli investitori sull’affidabilità e la stabilità del governo italiano e la destra al governo annuncia tragedie e crisi di governo se non si dà la grazia perpetua al condannato più ricco d’Italia. Povero Letta e poveri noi.
da Francesco Mandarini | Set 2, 2013
Puntuale come la nebbia in Val Padana arriva l’onda del “nuovo che avanza” . Dimentichi delle passate esperienze, gli opinion maker di ogni tendenza e qualità, con l’entusiasmo infantile di chi scopre un leader di qualità certe e indiscutibili, con dotti editoriali ci spiegano perché Renzi sarà la panacea per il disastrato PD e per il Paese. La corsa verso il renzismo somiglia a un fiume in piena descritto con entusiasmo dalla libera stampa italiana: un’apoteosi per il sindaco di Firenze che conquista il popolo democratico (ex bersaniano,ex veltroniano,ex occhettiano,ex, insomma) nella fu Emilia rossa, nella Genova dei portuali. Nei campi, in mare e nei cieli azzurri. E si capisce l’entusiasmo. Un popolo stressato da venti anni a osannare la stessa nomenclatura nonostante che essa fosse solo capace di fare il gioco dell’oca!! La stessa che ha gestito, tutti sempre in prima fila, la disfatta della sinistra italiana senza mai studiare e far capire al suo popolo perché PCI e PSI si fossero sciolti come neve al sole. E’ una nomenclatura che deve essere rimossa. Renzi rappresenta la speranza che ciò avvenga questa volta davvero. Sarebbe interessante capire quale sarà il nuovo PD a direzione Renzi e sarebbe utile capire quale idea di Paese ha in testa il sindaco di Firenze. Per il momento le sue idee e i suoi programmi rientrano nella categoria del quarto segreto di Fatima.
da Francesco Mandarini | Ago 28, 2013
Il Mazzarino del Re quirinalesco ha trovato la soluzione per consentire al “pregiudicato” di guadagnare tempo e forse la salvezza dall’ignominia della decadenza dal Senato e della non candidabilità. L’inossidabile Violante suggerisce al PD una furbata all’italiana: mandiamo alla corte costituzionale il quesito sulla legge Severino. Letta guadagna tempo e il tempo aiuterà lo “splendido” governo a continuare a galleggiare tra i problemi. L’ex magistrato è un garantista a prescindere. Ritiene che Berlusconi debba difendersi anche se ai più sembrerebbe che non abbisogni di ulteriori argomentazioni dopo la condanna della Cassazione per frode fiscale. Per Violante tre gradi di giudizio non sono sufficienti a far decadere per immoralità il principe di Arcore. Importa poco che se il PD accetterà la colta tesi di Violante, Renzi o non Renzi, perderà qualche milione di voti. Con Berlusconi in campo sarà sempre possibile rendere stabile l’alleanza PD/PDL e i seguaci del fantasma di Monti. Dopo aver rivalutato “i ragazzi di Salò” Violante salverà anche Berlusconi? Al peggio non c’è mai fine ma forse un barlume di intelligenza politica esiste anche nell’agglomerato chiamato PD. Si allenasse Violante per trovare una soluzione anche quando vi sarà il secondo grado di giudizio per il processo relativo agli eleganti balletti della villetta di Arcore.