Al momento non sappiamo quando, ma è certo che la vendetta voluta dal segretario regionale del PRC dell’Umbria sarà  consumata e il reprobo Tippolotti dovrà  dimettersi da Presidente del Consiglio Regionale. L’accordo sembra fatto e al posto del vendoliano Tippolotti andrà  un democratico, Bracco o chi per lui. Un successo della tenace lotta di Stefano Vinti per colpire il traditore. Il segretario si conferma l’interprete umbro più autentico della tradizione comunista di staliniana memoria. E’ d’altra parte questa è la dimostrazione di un male antico della sinistra: il nemico principale è sempre quello che ti è più vicino politicamente e pur di sconfiggere l’apostata si può far di tutto. In questo caso regalare al PD un’altra carica importante. Complimenti. Il riformismo umbro può essere soddisfatto. Presidenza della Giunta e presidenza del consiglio allo stesso partito non è una novità  in Umbria. Settimio Gambuli era presidente dell’assemblea quando anche Germano Marri lo era dell’esecutivo regionale, tutti e due del PCI. Ma la situazione atipica non derivava da vendette politiche. Che Tippolotti abbia favorito con la sua lettera al consiglio l’operazione è fuor di dubbio, ma l’episodio è della serie continuiamo a farci del male. Forse una gestione più accorta e meno astiosa da parte di tutti avrebbe portato ad un risultato non così lacerante e sgradevole. Annichilire quel che resta del popolo della sinistra sembra l’impegno preso dai dirigenti locali riformisti e/o radicali che siano. A pochi mesi da elezioni amministrative importanti, lacerare ancora il fragile tessuto della sinistra può determinare risultati elettorali pessimi, uno stimolo al non voto formidabile e quindi un regalo alla destra. Concretamente, la coalizione di centrosinistra vedrà  al suo interno Sinistra e libertà , e quindi i vendoliani, o Vinti porrà  il Suo autorevole veto? Se così fosse prepariamoci a perdere molte amministrazioni comunali. Il non voto, ce l’ha insegnato Fassino, non è più peccato e sinceramente, votare a prescindere perchè altrimenti arriva Berlusconi non ci seduce più e in questo non siamo soli. Berlusconi è bello che arrivato e ben stabilizzato senza che nè i riformisti nè gli alternativi siano riusciti a contenerlo. Rimaniamo convinti che per combatterlo bisogna innescare un cammino di ricomposizione politica e sociale delle forze in campo anche attraverso un percorso di rinnovamento delle classi dirigenti del centrosinistra. Gran parte del personale politico del centrosinistra è vissuto dal popolo con grande disagio. Qualcosa di diverso bisogna fare per recuperare i consensi perduti. Ovviamente rifuggiamo da tutto ciò che è riconducibile al “nuovo che avanza”. Al riguardo abbiamo già  dato e detto. Parliamo di un rinnovamento che deve essere incentrato su donne e uomini protagonisti di un nuovo modo di interpretare il ruolo di amministratore pubblico e di dirigente politico. Fare un bilancio esaustivo del lavoro delle amministrazioni locali umbre non è responsabilità  nostra nè la nostra l’incombenza è quella di presentare programmi elettorali. Dovranno pur farlo i candidati e i partiti della coalizione di centrosinistra sapendo che questa volta non basteranno i lunghi elenchi di impegni programmatici che ballano una sola estate. Ciò che riteniamo decisivo è il quadro di valori e di idealità  adeguate alla crisi del modello liberista e del riformismo debole e parolaio. Crisi che non riguarda gli altri, ma anche l’Umbria. Ciò di cui sentiamo il bisogno è la certezza che le nuove amministrazioni invertano alcune tendenze al galleggiamento molto forti anche in Umbria negli ultimi decenni. Una di queste è stata quella della dismissione di molti beni pubblici. Per far cassa si sono vendute risorse pubbliche che potevano rappresentare strumenti per politiche d’innovazione o di consolidamento dei servizi alla collettività . Rifuggiamo dallo statalismo ma la filosofia del “privatizzare è bello” ci sembra una fesseria e un grave errore politico e amministrativo. Un esempio forse marginale di questa ideologia è quello della dismissione del pacchetto azionario della società  dei parcheggi (SIPA) di Perugia. A prescindere dal quanto incassato con la vendita (non siamo esperti) rimane il dato della totale privatizzazione di un servizio e di intere fasce del territorio cittadino. Le strisce blu simbolo della repressione del povero residente. Il vigile urbano o l’uomo della SIPA il repressore. Un esempio più sostanzioso può venire dall’atteggiamento che in Umbria avranno gli amministratori pubblici rispetto al preannunciato disegno di legge berlusconiano sull’edilizia privata. Come è noto la scelta del governo è quella della liberalizzazione dei vincoli urbanistici e consentire così un’altra fase dello scempio paesaggistico caratteristico del bel Paese. La presidente Lorenzetti ha definito le norme preannunciate in modo negativo. Bene. La competenza urbanistica per Costituzione è regionale e comunale. Sarebbe utile e saggio che i programmi del centrosinistra siano molto chiari ed espliciti rispetto a questa problematica. Viviamo in una regione che, anche grazie al ritardo nello sviluppo, ha conservato una sua bellezza paesaggistica. Negli anni si è però consolidata una vera e propria passione delle classi dirigenti per il cemento. Girando per l’Umbria si può verificare come lo sviluppo sia andato troppe volte a braccetto con cementificazioni orrende del territorio e con brutture che hanno inciso in modo significativo nel cuore verde d’Italia. Esemplare da questo punto di vista ciò che è successo nell’antica strada che portava i perugini verso il lago Trasimeno. La pressione per l’ampliamento del casolare rifatto o della villetta ubicata in collina sarà  forte anche da noi. Berlusconi conosce bene la passione degli italiani per tutto ciò che è interesse personale anche quando ciò è in conflitto con l’interesse generale. Il familismo è il collante di tanta parte del Paese e poter fare la stanza in più sarà  una tentazione forte non solo per gli speculatori delle coste o delle isole. Non chiediamo il rigore ciecamente burocratico che colpisce i deboli e favorisce i forti, ma l’impegno dei nuovi amministratori a impedire il massacro delle nostre colline e delle nostre pianure. E’ chiedere troppo? Non abbiamo una grande opinione del ceto politico in campo, ma siamo anche persone che non rinunciano mai alla speranza nel ravvedimento.

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