Il partito repubblicano italiano raggiunse il suo miglior risultato elettorale nel 1983 sotto la guida di Spadolini.
Fino a quelle elezioni il PRI non aveva mai superato il 4% dei suffragi.
Eppure il partito, guidato dal dopoguerra da Ugo La Malfa, era sempre stato al governo del Paese in alleanza con la democrazia cristiana. Nessun commentatore politico serio di quei tempi considerava irrilevante il PRI perchè aveva percentuali elettorali da prefisso telefonico direbbe l’ottimo Quagliarella. La DC sapeva bene che le idee e le intelligenze interne ai repubblicani erano utili e preziose per esercitare l’egemonia necessaria per governare l’Italia. Quando l’egemonia viene imposta attraverso leggi elettorali costruite al fine di far scomparire idee e valori espressi da partiti frutto di una lunga storia e di tante antiche radici, la qualità  della democrazia peggiora e di molto. Stupisce  che il Partito Democratico non abbia appreso la durissima lezione dell’ultima tornata elettorale. La scelta dell’autosufficienza ha consentito a Berlusconi di enfatizzare il suo successo e molti senatori e deputati persi dalla sinistra non sono stati conquistati dal PD ma dal centrodestra. Il voto utile ha premiato Berlusconi e annientato la sinistra. Come risultato di una scelta non meditata non è stato male.  
D’altra parte è ipotizzabile che il partito di Veltroni raggiunga da solo nel prossimo futuro, la maggioranza per governare?
Il desertificare tutto ciò che è a sinistra del PD non con un’egemonia riconosciuta ma con leggi concordate con Berlusconi può portare un 2% di voti in più, ma la distruzione di ogni alleato a sinistra assegna ai democratici il destino di un’eterna opposizione.
Potrei sbagliare, ma la decisione di modificare la legge elettorale per le Europee di giugno produrrà  risultati pessimi per il PD. Il Parlamento Europeo non esprime un governo e, quindi, sostenere che per la governabilità  serve la semplificazione del sistema politico è un falso argomento. L’assemblea di Strasburgo ha essenzialmente il valore di una tribuna per tutte le sensibilità  politiche esistenti nei paesi della Comunità . Che soltanto la sinistra italiana non sia rappresentata non è questione secondaria. Anche questa volta il voto utile non premierà  il PD, ma Berlusconi e Di Pietro. Già  segnali che vanno in questa direzione si sono avuti nelle elezioni politiche, ma anche nelle elezioni per le regionali dell’Abruzzo. Sembra evidente che una parte dell’elettorato di sinistra preferisca votare per Di Pietro piuttosto che dare il proprio voto ad un partito che ancora oggi non ha alcuna fisionomia come è ancora oggi il PD. Piuttosto che premiare l’onorevole Binetti  si vota un’altra ipotesi politica incentrata su un “valore” molto sentito dal popolo della sinistra, quello dell’antiberlusconismo senza e senza ma.
Marco Revelli è un intellettuale torinese molto attento al mondo della sinistra italiana. In un’intervista al Manifesto così descrive le identità  e le entità  della sinistra: “Tutte viziate dalla stessa tara, la mancanza di responsabilità  politica, l’autoreferenzialità  assoluta. Micro formazioni che praticano la scissione dell’atomo in totale assenza di confronto con il reale.
Dal giorno dopo la sconfitta non sono stati un’ora a discutere su quello che era successo, e hanno subito cominciato a scagliarsi l’un l’altro i mattoni della casa crollata. Uno spettacolo inguardabile.” Esagera Revelli o purtroppo, anche se impietosa, l’analisi è corretta?
Molti si vanno convincendo che bisogna ricominciare dall’inizio, da nuove ipotesi di aggregazione politica che ridiano senso ad una visione di sinistra delle urgenze e delle priorità  del mondo. Non si tratta di salvare un ceto politico di sinistra che ha dato pessima prova di sè. Si tratta di mettere in moto intelligenze capaci di confrontarsi con lo straordinario momento di crisi che attraversa l’intero mondo dell’economia ma anche della cultura che ha dominato per quasi tre decenni.
E’ emergenza, da questo punto di vista, anche dalle nostre parti. Come è ovvio anche l’Umbria è sottoposta a stress da crisi economica mondiale. Al momento le classi dirigenti politiche non sembrano particolarmente affannate a discutere sul che fare per rendere l’impatto con la recessione meno traumatico. Ci si affanna molto per le candidature a sindaco e in questo centrodestra e centrosinistra sembrano subire le stesse ambasce. Troppe autocandidature potrebbero essere una ricchezza se fossero espressione di programmi e di idee nuove per il governo delle nostre città . In mancanza di partiti che svolgono il ruolo di intellettuale collettivo, non rimane che aspettare qualche individualità  capace di provocare consensi ed entusiasmi politici?
Non mi farei troppe illusioni. Di Obama c’è ne è uno solo e quindici anni di berlusconismo imperante hanno lasciato il segno anche nella nostra amata terra. I sondaggi non sono entusiasmanti per il centrosinistra, ma il centrodestra non sembra da noi ancora con il vento in poppa. Il governo centrale non è di grande aiuto. Berlusconi fortunatissimo come presidente dell’A.C.Milan, il divo Beckham funziona benissimo e segna goal a ripetizione, non lo è come presidente del consiglio. Il creativo Tremonti non riesce a trovare la quadra tra il suo antiglobalismo e l’esigenza di dare una risposta convincente alla recessione che, in Italia, assume i caratteri di una catastrofe anche per le mancate scelte del governo centrale. Tra oggi e le prossime elezioni di giugno, corrono molti mesi che potrebbero non aiutare la destra a realizzare il sogno di conquistare altre città  dell’Umbria.
Chi ha più filo tesserà .

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