Anche i leghisti si sono indignati. Con la solita raffinata filosofia Bossi ha accusato il Ministro Brancher di essere stato poco furbo. E’ la furbizia non l’etica, che è mancata al Ministro all’attuazione del federalismo. Brancher, già  dirigente Fininvest, ha richiesto il legittimo impedimento per non dover rispondere ai magistrati in un processo in cui è accusato di cose gravissime. Michele Ainis ha scritto sulla Stampa di Torino:”E’ irrituale il comunicato di Napolitano sul caso Brancher? Può darsi; ma certamente è fuori da ogni rito democratico che un ministro senza ministero, prima ancora di capire quale sia il suo daffare nel governo, mandi a dire ai propri giudici che ha troppo da fare, verrà  in tribunale un’altra volta. Trasformando il sospetto in una prova, quanto alle ragioni della sua fulminea nomina. E soprattutto trasformando il legittimo impedimento in un’onda collettiva di legittima indignazione.” E sì questa volta a Berlusconi non è andata benissimo. La scelta di aumentare un ministero era già  discutibile. Di federalismo se ne stanno occupando almeno altri quattro ministri. Banalmente Berlusconi, nominandolo ministro, voleva salvare il suo ex dipendente dalle sue beghe con la legge. Si inventa un ministero inutile come un frigorifero al polo nord, mentre a due mesi dalle dimissioni di Scajola, ancora non c’è un ministro allo sviluppo economico. L’indignazione è stata così diffusa che anche il cauto Napolitano, anche al di là  del ruolo che svolge, ha dovuto prendere posizione. Non c’è Paese al mondo in cui un politico sotto processo possa diventare ministro. Non conosco con esattezza il numero di ministri, sottosegretari o parlamentari sotto indagine per reati gravissimi ma la cosa, in Italia, non sembrerebbe meravigliare nessuno. Sembrerebbe. Se la maggioranza degli opinion maker non pare indignata per questa particolarità  italiana, la gente comune ha cominciato a ritenere singolare che la classe dirigente imponga sacrifici a tutti mentre alcuni politici, alcuni industriali, alcuni rentier e moltissimi altri continuano nei loro traffici illegali o ad evadere sistematicamente le tasse. In modi tradizionali, scioperi e manifestazioni di piazza o nelle piazze virtuali, blog e siti in rete, la protesta comincia a crescere. La discussione sulla manovra finanziaria è divenuta molto aspra e non riguarda soltanto governo e opposizione. Regioni e Comuni hanno con nettezza rifiutato l’ipotesi di Tremonti di scaricare sulla struttura decentrata della spesa pubblica tutto il peso della crisi. Non si tratta soltanto della difesa dell’interesse del ceto politico locale di avere risorse a dispetto della crisi. Trasporti, servizi socio-sanitari, scuole sono competenze regionali e comunali. Il taglio previsto renderà  impossibile, a meno di aumentare le tasse, mantenere a livelli di civiltà  questi servizi al cittadino.
Certo qualche ridimensionamento nelle spese regionali e locali bisognerà  pur farlo. Gli sprechi non sono mancati in questi anni. L’enormità  degli addetti alla carriera politica si aggiunge ai clientes da soddisfare se si vuol conservare il proprio sistema di potere. La casta non è un’invenzione giornalistica.
Un esempio pesante delle attitudini della casta è quello della presenza delle regioni con sedi e funzionari in molti Paesi. Avete mai incontrato nei vostri viaggi all’estero o semplicemente visitando Roma, la rappresentanza dello Stato della California o quella della Wesfalia? Vi siete mai imbattuti a Milano nella sede della regione di Parigi o della Baviera? Sapete che le sedi delle regioni italiane all’estero sono 178? La creatività  italiana non ha limiti. La regione Veneto ha aperto dieci, rappresentanze in Cina, un ufficio in Bielorussia, uno in Bosnia, un paio in Canada, tre in Romania, quattro negli Stati Uniti, ecc”¦ecc. Piemonte, Lombardia e Veneto ne hanno complessivamente 78.Questa Farnesina regionale frantumata, questo federalismo diplomatico nel mondo è un significativo spreco di risorse pubbliche che serve esclusivamente ad un turismo amministrativo che è sempre stato sgradevole ma in una fase di crisi come l’attuale in cui sono messi a rischio servizi primari al cittadino diviene intollerabile. Da questo punto di vista la nostra è stata una regione sobria. Ciò non significa che non sia necessaria anche dalle nostre parti una riconsiderazione di ciò che si è istituzionalizzato in questi anni. Anche da noi è arrivato il tempo di introdurre alcuni criteri di base nell’organizzare la presenza pubblica nella società . Sarà  un’antica passione, ma rimango convinto che una parte consistente dell’attività  politica e di quella amministrativa deve svolgersi attraverso il lavoro volontario, non retribuito. Il male oscuro della politica è il carrierismo e relative prebende. Questo provoca una rincorsa affannosa a cercare il santo protettore capace di assicurarti un posto e un guadagno economico. Sono certi i partiti che non sia possibile far funzionare alcuni settori della pubblica amministrazione attraverso il volontariato? Eppure vi sono studi e ricerche che dimostrano come sia i giovani che gli anziani sono fortemente interessati ad attività  pubbliche anche senza avere un tornaconto finanziario. La presidente Marini ha parlato ripetutamente di necessaria sobrietà  e rigore nella gestione della cosa pubblica. Giusta impostazione a cui dare sostanza. Non sono in grado di individuare quali e quanti siano gli enti e le strutture da riconvertire o chiudere. Forse introducendo il criterio della gratuità  dell’incarico sarebbe più facile combattere municipalismi e localismi. Non annullo le circoscrizioni, ma la loro gestione è assicurata dal lavoro volontario da organizzare tra i cittadini interessati. Non chiudo l’ente culturale, ma il presidente e i membri del consiglio di amministrazione svolgono il loro ruolo gratuitamente o solo a rimborso spese. Un’utopia? Possibile, ma resto convinto che se non si ridimensiona alla radice il carrierismo politico non si va da nessuna parte. Si dirà  che certi incarichi necessitano del tempo pieno ed è vero. Un’altra utopia: chi sarà  a tempo pieno riceverà  un’indennità  pari al suo salario, i liberi professionisti e i membri del popolo delle partite IVA, avranno l’indennità  parametrata alla dichiarazione dei redditi. Lo so si tratta di pura fantasia, ma non sempre i sogni muoiono all’alba.

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