Una finanziaria che scontenta tutti, è una buona finanziaria. Così declamò ripetutamente il professor Prodi. Non sappiamo da quale filosofia politica o da quale spin doctor il presidente del consiglio derivi questa convinzione. Siamo però certi che è una fesseria. Molti nemici molto onore non è qualcosa che serve a mobilitare il popolo che ha sconfitto elettoralmente Berlusconi e che si aspettava una svolta radicale nelle scelte e nelle priorità . Comprensibile il disagio di Prodi costretto a dirigere un governo e una maggioranza che sembra non comprendere la gravità  della situazione economica e sociale del Paese. Sondaggi e addetti ai lavori, descrivono una caduta verticale del consenso per l’azione governativa dell’Unione. Scoramento è il termine più diffuso tra molti elettori del centrosinistra. Lo spettacolo di una finanziaria riscritta giorno per giorno è stato avvilente.  Invece di preoccuparsene i leader dei partiti e partitini della coalizione hanno continuato ad alzare un polverone come se si fosse ancora in campagna elettorale. Il particolare prevale sull’interesse generale. Soltanto il meccanismo dei voti di fiducia ha impedito il tracollo della maggioranza. Avvilente anche per gli stomaci forti, figuriamoci per la gente comune.
Aver scelto tutto e subito nell’azione di risanamento, è stata una scelta saggia? In presenza di una situazione che permane di impoverimento progressivo di una parte della popolazione qualche cautela sarebbe stata apprezzata. Che il fondo monetario sia soddisfatto del lavoro di Padoa Schioppa non ci ha procurato grande esultanza. Il taglio del cuneo fiscale previsto nella finanziaria ha spostato molte risorse verso le imprese. Risolve questo il problema della caduta della produttività  delle aziende italiane? O è vero invece che la produttività  non deriva soltanto dal costo del lavoro, ma da fattori diversi quali la scarsissima propensione all’investimento in innovazione di prodotto dei nostri valorosi imprenditori? Non è paradossale che la prima finanziaria del centrosinistra tagli alla grande proprio nel settore della ricerca pubblica? Che le cose, visto il risultato elettorale, non sarebbero state facili era scontato. E tanto per rafforzare lo stato di coesione di un’alleanza frastagliata come l’attuale, il volonteroso Fassino e l’ottimo Rutelli hanno accelerato il processo di costruzione del partito democratico. Il treno è partito, ma non si sa bene chi ci salirà . Per adesso è questione che riguarda essenzialmente i gruppi dirigenti di Margherita e DS. Si sono formati comitati e prefigurata una scuola di partito che, ne siamo certi, non somiglierà  alle mitiche Frattocchie. Si insegnerà  come essere riformisti e come gestire l’esistente.
Non vedevamo l’urgenza di una tale scuola. Il ceto politico al comando è ben capace di galleggiare nel mondo così come è dato e quanto a riformismo ne abbiamo avuto esempi straordinari in questi anni nei governi locali gestiti dal centrosinistra.

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