Per mantenere il potere è legittimo allearsi con chiunque?
Non la pensa così la destra gollista che ha sempre rifiutato di
allearsi con i fascisti francesi esattamente come la CDU tedesca o
i Conservatori inglesi. Il vincolo dell’antifascismo ha sempre
funzionato in Europa. E’ stata questa la linea anche della
Democrazia Cristiana italiana. Questo partito per oltre cinquanta
anni ha governato il Paese escludendo dal governo i neo fascisti
di Almirante e Rauti. Nelle elezioni amministrative dei primi anni
’50, De Gasperi, nonostante le pressioni delle gerarchie vaticane,
rifiutò l’alleanza con il MSI per il Comune di Roma. Ci provò
Tambroni nel 1960 a mettere insieme democristiani e neofascisti:
si sollevò l’intera Italia e la DC aprì la stagione del centrosinistra
con il PSI guidato da Pietro Nenni. Sommessamente e
rispettosamente, dovremo chiedere al sorridente onorevole Casini,
democristiano d.o.c., cosa pensa dell’ultima trovata di Berlusconi
di imbarcare nel centrodestra i neo-fascisti di “Fronte Nuovo”,
Alternativa Sociale, New-MSI ecc.ecc. Movimenti noti per le
posizioni razziste, per la violenza delle posizioni antisemite,
anti-democratiche e i cui simboli sono la svastica e la croce
uncinata. Non vede Casini il rischio che la Casa delle Libertà 
venga scambiata con la Casa del Fascio? Anche per l’onorevole Fini
qualche problema dovrebbe sussistere visto lo sforzo fatto dal
capo di Alleanza Nazionale di liberarsi dei fantasmi di un passato
non esattamente democratico. Gli esperti sostengono che Almirante
non avrebbe mai accettato di sedersi al tavolo con certi arnesi
del neo-fascimo. Fini non ha niente da dire?
Non si sono sentite voci di dissenso nel centrodestra contro la
scelta scellerata del Capo. Il silenzio di certi leader non può
meravigliare. Questo nostro, è un Paese in cui un ministro della
Repubblica, quel gentiluomo di Calderoli, gira in maglietta con
vignette che provocano l’indignazione della religione più diffusa
al mondo, l’Islam. Vergogna è la definizione più adatta di quanto
succede. Ma tanto è, al peggio non c’è mai limite.
Come reagire a questa sorta di impazzimento di una parte
consistente della nostra comunità ? Al di là  dei sondaggi a
pagamento, Berlusconi gode di un vasto consenso e nonostante
tutto, il berlusconismo è una visione del mondo che affascina
molti teleutenti.
Ne abbiamo avuto la prova anche a Perugia. Il Palasport di
Perugia, venerdì scorso, era stracolmo di berluscones entusiasti
venuti da ogni dove in una sorta di transumanza politica. Una
barriera umana capace di sbarrare la strada al comunismo
imperante. Al Pala-Evangelisti campeggiava uno striscione su cui
era scritto: “50 anni di oppressione, Berlusconi il liberatore”.
Rispetto allo slogan, per noi umbri indignarsi è legittimo. La
nostra è una terra di grande civiltà  democratica che è riuscita a
modernizzarsi grazie ad uno sforzo comune del suo popolo senza
aver bisogno di “liberatori” di plastica.
Inseguire Berlusconi nella sua creatività  da bar dello sport
sembrerebbe assolutamente sbagliato. Ancora, però, il
centrosinistra balbetta e il cavaliere tiene il campo alla grande.
Cercando di intimorire gli avversari si inventa una carnevalata al
giorno e sembra risalire nei sondaggi. Il Paese vive in una specie
di “Truman Show” infinito dove come un San Giorgio, Berlusconi
combatte il drago rosso della sinistra.
Non si spiega razionalmente quella specie di panico del popolo (ma
anche dei leader) del centrosinistra rispetto al possibile
risultato elettorale del 9 aprile.
In cinque anni la destra ha perso in tutte le competizioni
elettorali. E principalmente la qualità  di vita di gran parte
della gente è peggiorata. Magari non per tutti le condizioni
materiali giornaliere sono peggiorate. Ciò che è certo è che le
aspettative rispetto al futuro si sono offuscate. L’Italia ha
perso competitività  in tutti i settori. L’arretramento è stato
certificato da tutti gli istituti di ricerca italiani e stranieri.
Non c’è famiglia italiana che non prova angoscia per il lavoro dei
figli, per il loro futuro, per le pensioni che perdono potere di
acquisto.
Se la democrazia ha un senso le elezioni dovrebbero punire quei
governi che hanno svolto male il proprio lavoro. Soltanto
l’onorevole Bondi continua a sostenere che la compagine
berlusconiana ha ben governato. Eppure l’Unione non sembra ancora
capace di sterzare la campagna elettorale. Non subire le banalità 
degli altri. Ad esempio, è falso l’argomento che mettere insieme
al governo, Bertinotti e Mastella, non è credibile. Rifondazione è
ormai da molti anni al governo di tanti comuni e di moltissime
regioni assieme ai rutelliani e i mastelliani. Si può più o meno
apprezzare la qualità  politica dei governi locali, ma certamente
l’alleanza di centrosinistra funziona anche grazie all’impegno di
governo dei rifondatori e l’elettorato ha più volte apprezzato
l’alleanza di centrosinistra. Il problema dell’Unione non è
principalmente la tenuta politica, piuttosto è stato l’incapacità 
di rendere chiaro il proprio programma di governo.
Si può scherzare sulle duecentoottanta pagine del programma
presentato da Prodi. Ed è certamente urgente rendere leggibili le
scelte da fare per governare. Farsi capire dalle forze sociali e
culturali del Paese è obbligatorio. E’ la semplicità  difficile a
farsi, scriveva un grande poeta tedesco, ma alla fine le dieci
idee di governo usciranno dal cilindro dell’Unione. Quello che
rende ancora fragile l’alleanza sono ancora i personalismi. E’
ancora una volta questo il limite. Sbagliato sarebbe continuare
con troppi galli a cantare, ma il “qui comando io” non va affatto
bene. Di padri padroni basta Berlusconi.
Corriere dell’Umbria 19 febbraio 2006

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