Pensavamo che uno dei problemi fondamentali della politica italiana fosse stato la sua personalizzazione. In questi venti anni sono esplosi i partiti personali e ogni simbolo, eccetto quello del PD, aveva come sottotitolo un nome. Casini, Fini, Rutelli, Di Pietro, Berlusconi e via, via elencando. Come accertato non da sondaggi, ma dal voto amministrativo di maggio, la credibilità  dei partiti è a un limite storico. PD e PDL raggiungono insieme il numero di elettori che prima avevano singolarmente. Certo i berluscones sembrano in caduta libera mentre il PD diviene il primo partito, ma nel concreto i cittadini hanno scelto in prevalenza o il non voto o il voto per raggruppamenti che rappresentano un’altra politica. La reazione di PD e PDL, pur nella diversità  delle situazioni, sembra essere la stessa: le primarie per recuperare un rapporto con la società . Si può essere favorevoli o contrari al meccanismo delle primarie, ma certamente è un metodo di scelta che riconferma la personalizzazione. O No? Quella di Bersani e del PD è la proposta attesa dal Paese? Difficile accertarlo, ma forse più che sapere se sarà  Bersani, Vendola o Renzi a guidare la coalizione di centrosinistra, alla gente interesserebbe sapere cosa vogliono fare i partiti per impedire il disastro da tutti annunciato. Il presidente Obama ha passato la settimana a parlare con i leader europei per convincerli a prendere provvedimenti per invertire la tendenza recessiva. Il presidente americano ha fatto qualche gaffe quando, ad esempio, si è dimenticato che l’impazzimento della finanza mondiale è originato negli Stati Uniti quando Bush ha consentito il fallimento della Lehman Brothers, la più grande bancarotta della storia americana. Come ha operato Obama nella crisi? Le scelte dell’amministrazione sono state le stesse di quelle imposte all’Europa dalla signora Merkel: innanzi tutto salvare le banche. Come l’Europa, anche gli Usa non hanno investito un dollaro o un Euro per invertire le tendenze recessive e le ricapitalizzazioni bancarie non hanno prodotto risorse per le imprese nè nuovo lavoro. Perchè Cristina Lagarde, direttrice del Fondo Monetario, non trasferisce risorse alla Grecia? Perchè manca l’autorizzazione americana. Assistiamo a un gioco delle parti tra Obama e la Merkell? Il rischio è grande. Incontro del G Otto a Camp David. Tutti i leader vestiti casual e come sempre sorridenti. Risultati? Zero. Alla fine del mese di giugno altro incontro del G Venti non ricordo dove. Speriamo che questa sia la volta buona e che qualche decisione radicale sia presa dai così detti grandi della terra. Intanto in Italia assistiamo alle baruffe del governo Monti. La scorsa settimana il ministro Passera ha annunciato con giusta enfasi i decreti legge per lo sviluppo. Non erano certo un piano Marshall, ma qualche elemento positivo s’intravvedeva e, tra l’altro, sembrava che il governo intendesse cominciare a saldare i debiti dello Stato alle imprese. Com’è noto si tratta di una cifra enorme: attorno ai settanta miliardi. Contrordine della ragioneria centrale. Non c’è un Euro di copertura. Passera s’inferocisce ma può farci poco. I creditori dovranno aspettare ancora. Altro allarme nel governo è dovuto al fatto che si scopre che mancano tre miliardi e mezzo nelle entrate fiscali. Non sono un tecnico, ma con una recessione del tipo di quella che stiamo vivendo, non era tecnicamente prevedibile un calo delle entrate dello Stato? Il consiglio di amministrazione della Rai è scaduto. La legge che lo regola è una pessima legge voluta dal centrodestra per riempire il CDA di clientes obbedienti ai partiti. Sarebbe stato saggio cambiare la legge e intanto commissariare la Rai. Il capo del governo ha invece scelto di nominare il presidente e l’amministratore delegato: due esperti in finanza. La forza dell’ideologia. Il nostro presidente del consiglio, monetarista convinto, non ha dubbi mai. L’esperto in materia finanziaria ha il dono divino di poter gestire tutto. Importa poco che la Rai abbia un enorme problema di qualità  nella sua offerta culturale, il requisito che mancando, ha comportato il calo dell’audience e quindi inferiori entrate pubblicitarie. Dopo l’inseguimento decennale della televisione commerciale, il bilancio della Rai è terrificante non solo dal punto di vista dei conti, ma principalmente da quello della sua debolezza nello svolgimento del suo ruolo di servizio pubblico. Compito, che come sappiamo, giustifica il canone che i cittadini pagano annualmente. Tra le altre eccellenze italiane marginalizzate dal potere ci sono quelle di tanti esperti di mass-media. La comunicazione non è una scienza esatta, ma per quanto stiamo vivendo, anche la finanza non brilla per affidabilità .
Corriere dell’Umbria 10 giugno 2012

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