Un angosciante quesito scuote il centrosinistra: la bulimia
televisiva di Berlusconi è cosa buona per l’Unione considerando
che la plateale prepotenza del Capo potrebbe indurre al rifiuto? O
c’è il rischio che il centrodestra recuperi voti proprio grazie
all’uragano televisivo del cavaliere?
I sondaggisti non risolvono il problema, ma in un Paese tramortito
come il nostro anche una campagna elettorale fatta d’insulti,
ilarità  da avanspettacolo e grida invereconde può riservare
pessime sorprese per il centrosinistra.
Il teatrino della politica non è prerogativa della destra. Attori
di primo livello dell’Unione, hanno in questi anni popolato
salotti e boudoir televisivi non sempre esprimendo una qualità 
politica entusiasmante, anzi. Al di là  dell’appeal televisivo dei
dirigenti politici dell’Unione, ciò che è stato micidiale è l’aver
partecipato attivamente alla costruzione di una politica autonoma
dal sentire della gente. Una politica che si chiude alle
problematiche del vissuto quotidiano dei cittadini a cui non si sa
più rispondere se non assestato in un salotto tv più o meno
civile.
L’aver marginalizzato il rapporto diretto con i militanti e con
l’elettorato è stato per il centrosinistra un micidiale errore.
Sostituire i partiti di massa con le convention e con apparati
funzionanti soltanto in occasione delle campagne elettorali non è
stata una gran trovata. Il centrosinistra poteva utilizzare la
spinta delle primarie di ottobre ed invece tutta la partita
candidati è giocata a Roma con tutte le sgradevolezze della
ripartizione dei posti. Senza falso moralismo è chiaro che se
tutto deve essere deciso tra i segretari nazionali dei partiti è
scontato che la mobilitazione necessaria non ci sarà . Nel merito
le prime notizie sui possibili candidati umbri del centrosinistra
sono confortanti. Sembrerebbe che questa volta molti parlamentari
saranno espressione della classe politica regionale senza troppi
leader e leaderini nazionali. Certo anche in Umbria tutte le liste
saranno aperte dai Capi, ma il meccanismo prevede che il Capo
eletto poi si dimette a vantaggio del secondo della lista.
Procedimento strano, ma la berlusconite va assieme alla leaderite,
malattia senile anche dell’Unione.
Saggezza politica vorrebbe che Prodi sfuggisse al meccanismo
rissaiolo messo in piedi dal cavaliere. Purtroppo ciò non succede.
Una scuola di pensiero sostiene che i leader del centrosinistra
meno parlano e meglio sarebbe. Ma forse è una esagerazione.
Pensare prima di aprir bocca di fronte ad un microfono è esercizio
obbligatorio, mentre rincorrere Berlusconi nel suo stesso terreno
non è consigliabile. La disparità  dei mezzi a disposizione è tale
da suggerire altre strade. Berlusconi ha dalla sua quattrini,
televisioni, squadre di calcio, case editoriali e una pletora di
yes man in ogni ambiente. E non teme confronti quando si tratta di
inventarsi sogni. Ed ha ragione, il cavaliere, quando dice che Lui
l’Italia è riuscito a cambiarla. E’ vero. Che l’abbia cambiata in
peggio è questione secondaria. Importante è cambiare.
La risorsa fondamentale dell’Unione è il popolo quello di carne ed
ossa, non solo quello della televisione. Quando si tratta di
scegliere valori e progetti su cui chiedere il consenso politico
ed elettorale, ricordarselo non sarebbe male.
Comunque è certo che per adesso un risultato Berlusconi lo va
ottenendo. Non si parla di bilanci del lavoro fatto dal governo di
centrodestra e i programmi della coalizione dell’Unione restano
sullo sfondo. Siamo ancora alle duecentosettanta pagine prodotte
dal lavoro degli esperti di centrosinistra. Non è tempo di
chiarire quali sono le priorità  da portare al governo del Paese?
Sarebbe utile capire cosa intende fare Prodi rispetto alla
gravissima crisi economica del Paese e quali scelte saranno fatte
per riattivare un processo virtuoso di sviluppo.
Negli anni trascorsi al governo Berlusconi ha spostato risorse da
una parte all’altra della società  e la forbice tra ricchi e poveri
si è ulteriormente allargata. Il lavoro ha perso peso ed è
diventato ancor più precario. Non la flessibilità  è stata
introdotta, ma una sorta d’angoscia permanente per giovani e meno
giovani quando si tratta di trovare e mantenere un lavoro decente.
L’abbassamento dei tassi di disoccupazione sono una balla che
nasconde stipendi da fame e instabilità  occupazionale.
In Italia è stata fatta una politica di classe esattamente come
negli USA. Capisco che usare il termine classe può apparire
arcaico in tempi in cui si giudica la gente per ciò che riesce a
consumare e non per come partecipa al processo di formazione della
ricchezza nazionale. Rimane il fatto che molti dei provvedimenti
presi dal centrodestra hanno privilegiato alcuni(non solo
Berlusconi) e penalizzato gli altri, la parte dei lavoratori, del
ceto medio e dei pensionati. Dal centrosinistra molti si aspettano
un’inversione di tendenza che sia capace di riattivare un
meccanismo di sviluppo che abbia come faro non tanto il dio
mercato, ma uno spostamento di risorse verso la parte della
società  che più ha sofferto l’impoverimento dell’Italia.
In Umbria si è conclusa la discussione sul documento di
programmazione annuale. E’ stata una discussione utile? Novità 
poche, ma almeno si è tentato di riattivare un processo di
partecipazione dal basso. Non è andata benissimo, ma l’importante
è provarci. Il centrodestra ha molto contrastato le tesi di fondo
del DAP, ma principalmente ha difeso l’azione del governo
Berlusconi e si capisce perchè.
Si capisce meno il permanere di un tranquillo ottimismo da parte
del centrosinistra umbro. Evitare ogni visione catastrofica è cosa
saggia. Lo è meno non dar segno di avvertire gli scricchiolii di
un sistema, quello umbro, che vede venir meno risorse
significative in tutti i settori.
Corriere dell’Umbria 29 gennaio 2006

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