Soltanto gli stupidi non cambiano le proprie idee politiche. Questo ci viene ripetuto da intellettuali e da uomini e donne che nella loro vita hanno attraversato diversi club politici. Campioni di questa capacità  di innovare pensiero e casacca di appartenenza c’è ne sono tanti e l’elenco sarebbe lungo come quello telefonico di una media città . Non si tratta del trasformismo politico di antica memoria, la scesa in campo del cavalier Berlusconi ha costituito l’occasione per dare una nuova casa politica agli orfani dei partiti distrutti dalla marea che va sotto il nome di Tangentopoli. Sono passati quattordici anni e l’esperienza di Forza Italia si conclude con la confluenza organizzativa nel PDL.
Un’esperienza straordinaria che ha consentito a Berlusconi di guidare il governo per tanti anni e di rigenerare il personale politico dell’intero arco costituzionale oltre che sdoganare gli ex fascisti e sistemare i propri collaboratori, siano essi avvocati, venditori di Pubblitalia, artisti e veline. Chi continua a pensare che Forza Italia sia un non partito sbaglia. Si è insediata anche nel territorio una nuova classe dirigente di destra che si dimostra capace di rapportarsi alle esigenze del proprio elettorato, di amministrare città  e regioni con capacità  e nel nord del Paese, spesso con efficienza. Il successo principale  per Berlusconi è stato quello di costruire un senso comune nella maggioranza del popolo italiano che individua nella sinistra, in qualsiasi forma, il male assoluto. Un senso comune che ritiene legittimo il conflitto d’interessi. Il fatto che in un solo leader si concentri potere economico, politico e il possesso di gran parte del sistema informativo italiano, è considerato il risultato delle capacità  del Capo e non frutto di una legislazione piegata agli interessi dell’Uomo di Arcore. La esangue democrazia italiana sembra incapace di reagire al processo di svuotamento quotidiano della Costituzione repubblicana. Nel consiglio nazionale che ha sciolto Forza Italia, non si è fatto un bilancio di questi 14 anni di dominio del berlusconismo. Sarebbe stato complesso sostenere che l’Italia abbia tratto giovamento dai governi del centrodestra. La destra sostiene che il disastro dell’Italia non è dovuto alle politiche liberiste del centrodestra, ma ai due anni del governo Prodi. Ridicolo. Sarà  stata sfortuna, ma il declino del Paese inizia e si consolida durante questi anni di governi berlusconiani. La realtà  è più forte del marketing e della propaganda. Meglio parlar d’altro.
E così, Berlusconi giustamente commosso, ha ripetuto lo stesso discorso fatto nell’annunciare la sua scesa in politica indicando nei comunisti i nemici della libertà  e nel Suo partito la barriera a difesa della libertà . L’uomo dell’antipolitica si è dimostrato un politico straordinario nell’imporre la sua agenda politica al Paese e nell’indifferenza di quasi tutta la libera stampa e dei liberi opinion maker, procedere con un’azione di governo segnata da provvedimenti che incidono profondamente nella spesa pubblica per servizi sociali, per la scuola, per la sanità . Dividi ed impera è il motto che dovrebbe piacere molto a  Berlusconi. Per adesso è riuscito a dividere il sindacato e principalmente a dividere il Paese. La campagna contro i “fannulloni” del pubblico impiego trova un consenso popolare esattamente come quella contro i “privilegiati” dell’Alitalia. Ma il capolavoro il cavaliere lo compie quando giocando come fa il gatto con il topo, utilizza le divisioni dell’opposizione per indebolire ogni tentativo di Veltroni d’incidere politicamente nella realtà . La vicenda della presidenza della Vigilanza Rai è esemplare. Il presidente eletto, il senatore Villari, è il modello di un certo tipo di ceto politico. E’ un signore che non rientra nella categoria degli stupidi che non cambiano mai idee. Lui di idee politiche ne ha cambiate diverse. Se nella mia vita fossi stato un democristiano mi sentirei offeso dall’affermazione di Villari che rivendica il fatto che per un democristiano la parola dimissioni non esiste. Ci sono stati democristiani che nell’interesse del Paese e della DC si sono messi da parte pur avendo uno spessore politico ben diverso da quello del presidente pro-tempore della Vigilanza Rai. Ma questi sono i tempi e le campagne acquisti non riguardano soltanto il terzino dell’A.C.Milan. molti si chiedono: ma come sono stati selezionati dal PD i propri senatori e deputati? Che razza di personale politico avete scelto? Certo questo partito, il PD, è messo malissimo. Chiamparino è l’apprezzato sindaco di Torino e responsabile nel governo ombra per le riforme istituzionali. Persona intelligente e non certo un estremista. Ecco l’ultima sua dichiarazione: “Ho l’impressione che gran parte dei capi di queste correnti abbiano partecipato alla nascita del nuovo partito più con l’obiettivo di creare un contenitore che garantisse l’autoriproduzione di quelle componenti che non per cercare di costruire davvero un soggetto unico. Non ci sono diversi progetti politici, alternativi tra loro, ma ci sono divisioni fondate su rivalità  personali, lotte di potere interne al partito”. Il sindaco sta parlando del Partito Democratico. Che dire?
In presenza di una crisi economico sociale delle dimensioni che tutti denunciano, ci sarebbe una prateria per un partito riformista per costruire un movimento di massa contro le politiche liberiste imposte al mondo dalla destra politica. Eppure nel PD ci si divide su tutto e l’autoconservazione è il cemento di un partito che ben altre ambizioni dovrebbe avere. A Roma si affilano le armi per far pagare a Veltroni gli errori compiuti e al dalemiano La Torre, i bigliettini spediti al senatore della destra Bocchino.
A Perugia si va concludendo il tormentone sull’elezione del segretario provinciale. Anche coloro che non disprezzano la politica non riescono a comprendere la natura dello scontro in atto. L’esigenza di innovare riguarda anche in Umbria il modo di essere di una formazione politica e non solo nella presenza nei punti di comando. Per molti la nascita del PD aveva rappresentato una speranza. Se non si attiva rapidamente un circuito in cui l’intelligenza politica e la generosità  nel fare il bene comune tornino ad avere un ruolo all’interno di questo partito, sarà  meglio riporre le proprie speranze in qualcosa d’altro. Tanti auguri a Stramaccioni.

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