I senatori Lamberto Dini e Clemente Mastella sono tornati nella loro casa politica.  Colpiti dalla magistratura nei propri affetti coniugali, hanno votato la sfiducia al Governo Prodi.  Finisce con questo  voto l’esperienza dell’Unione e del centrosinistra. Una coalizione che ha per due volte battuto in competizioni elettorali Berlusconi e che per due volte non e’ riuscita a portare a compimento il proprio programma di governo. Le ragioni sono molte, ma mettere insieme Diliberto con Mastella non e’ stata cosa semplice. Il disastro del governo di centrodestra era stato tale da consentire di aggregare anche i moderati (?) nell’Unione, ma vinte male le elezioni del 2006, Prodi ha dovuto barcamenarsi tra spinte e controspinte che rendevano l’azione di governo a volte incomprensibile e comunque incapace di risolvere l’emergenza del declino del livello di vita di una parte consistente del popolo italiano.  Anche i grandi commentatori della politica hanno teso a marginalizzare i successi conseguiti da Prodi nel risanamento dei conti pubblici. Dimenticando che l’Italia guidata da Berlusconi era giunta ad un passo dal tracollo del conti pubblici e con una economia a crescita zero, hanno dato per banali il risultati di risanamento e considerata la lotta all’evasione fiscale, e i suoi risultati non decisivi per la tenuta del Paese e come insignificanti gli apprezzamenti di Bruxelles e delle agenzie di rating per il risanamento della spesa pubblica. Si e’ preferito enfatizzare i rischi per il governo dovuti all’estremismo della sinistra.  Personalmente non ho apprezzato alcune forzature “ideologiche” di esponenti della sinistra. Visti i rapport di forza nella coalizione e nel Paese, bisognava usare ,   in certe circostanze,  maggior cautela. Ma il limite vero della sinistra al governo e’ stato quello di aver esaurito la sua funzione all’interno della struttura pubblica indebolendo il rapport con la base sociale di riferimento.  Anche la sinistra e’ caduta nell’avanspettacolo dei salotti televisivi.  E i rapporti di massa si sono esauriti in qualche manifestazione alle feste di  partito e poco altro. Certamente non e’ stato Giordano il killer di Prodi. Anzi. Come si e’ visto, Prodi e’ caduto per l’estremismo dei moderatissimi e religiosissimi mastelliani. Divertente il fatto che il cardinal Bagnasco dichiari:” La Conferenza Episcopale Italiana, non c’entra niente con la caduta del governo”. Esilarante.  La storia appena cominciata e’  gia’ finita, cantava  Sergio Endrigo negli anni ’60. Il  Partito Democratico sta eleggendo  in queste settimane i propri organismi di direzione politica a livello locale.  E’ un partito in costruzione che non ha avuto fino ad oggi alcun riscontro elettorale e ancora non sa bene cosa fara’ da grande.
Nato per rinnovare la politica ital;ana e per sostenere il governo Prodi, a tre mesi dalle fantastiche primarie,  il PD si trova di fronte alla caduta del governo , alla distruzione della coalizione che sosteneva Prodi e a tensioni interne da far paura. Un disastro politico. Certo Veltroni assicura che il nuovo partito ha la forza per correre da solo con qualsiasi sistema elettorale, ma sembra  legittimo il dubbio di molti che questa scelta apra una austostrada alla vittoria del centrodestra berlusconiano. Ma al nuovo che avanza bisogna dare fiducia. Veltroni gioca la carta del voto utile convinto che di fronte all’alternativa  tra PD e Casa delle Liberta’ anche il popolo di sinistra scegliera’ Veltroni.  La cosa non e’ affatto scontata. E’ sofferente, ma viva ,una parte della societa’ che ritiene essenziale la presenza di una forza di sinistra alternativa al berlusconismo e che non riconosce nel PD un partito che contiene i valori della sinistra. A torto o ragione questa sinistra non e’ disponibile a scomparire per rafforzare una formazione politica che al momento non ha un’anima riconoscibiile. Con la consapevolezza che una scelta di questo genere comporta la messa in discussione di tutto il sistema amministrativo pubblico. Il PD gestisce con altri gran parte delle regioni e dei comuni italiani. Correre da solo puo’ avere risultati dirompenti non solo a Roma, ma anche nel resto del Paese.  Il PD puo’ forse affermarsi nelle regioni rosse e non in tutte ma dubito che in Piemonte o in Calabria la corsa in solitudine sia vincente. Ma se questo si vuole, ad ognuno le proprie responsabilita’. Il rinnovamento della politica e’ obbligatorio ed e’ urgente  dare segnali che dimostrano la volonta’ di svecchiare un ceto politico irrigidito da decenni  di gestione del potere. Un ceto politico che, negli ultimo anni, sta dando una pessima prova di se’ per autoreferenzialita’ e per incapacita’ nell’amministrare anche la normalita’.  Il disastro dei rifiuti e’ ormai un emblema del fallimento di un’intera classe dirigente e di un progetto politico tutto incentrato sulla personalizzazione della politica. Se non si e’ consapevoli di questo qualsiasi sistema elettorale si scelga il depauperamento della democrazia non potra’ che accentuarsi.
Berlusconi e’ gia’ in campagna elettorale e naturalmente  comincia con le promesse. La prima e’ quella dell’abolizione dell’ICI e la seconda quella di un decreto che impedisce le intercettazioni se non per delitti di mafia o simili.  Che dire? Nei cinque anni di governo il cavaliere di Arcore e’ riuscito a fare tanti condoni  fiscali da rendere il nostro Paese  il piu’ ingiusto in Europa nella ripartizione della tassazione. Redditi da lavoro massacrati a vantaggio degli evasori sistematici e con il risultato che si conosce per i conti pubblici.  Come e’ noto la magistratura non rientra tra i poteri che il governo puo’ controllare e il sogno di Berlusconi rimane quello di mettere sotto tutela i giudici. Non ci aspetta niente di nuovo con il ritorno della destra al potere. Sappiamo di cosa si tratta.
Che fare?  Cosa augurarsi? Sono iniziate le consultazioni e gli scenari sembrano ancora confuse. Andare al voto subito con questa legge elettorale? Personalmente lo riterrei disastroso. Quando la legge fu approvata molti la definirono una truffa anticostituzionale. Successivamente il proponente,  l’ottimo Calderoli, la defini’ una bella porcata. Una legge che espropria il cittadino dalla scelta dei propri rappresentanti. Gli  eletti furono decisi tutti a Roma dagli oligarchi di destra, di centro e di sinistra.  I cittadini potevano soltanto scegliere il simbolo di partito senza conoscere nemmeno la faccia del parlamentare che sarebbe stato eletto. Il presidente Napolitano ha perfettamente ragione quando insiste per formare un governo  a termine che abbia come compito primario la modifica della legge elettorale.   Sarebbe sbagliato se la sinistra popolare non si facesse carico di questa esigenza.  La salvaguardia del sistema democratico e’ responsabilita’ primaria delle forze della sinistra. Si lasci solo Berlusconi a chiedere elezioni subito senza modificare le regole ignobili che lui ha volute imporre all’Italia. La tempesta economica che sta maturando in tutto il mondo richiede un governo che sappia riconquistare la fiducia di un popolo stordito dal populismo e dalla mediocrita’ dell’agire politico.

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