Dubbi non ce ne sono. L’Italia ha battuto, calcisticamente, la Germania per due reti a una. Il risultato ci va stretto per le tante occasioni da gol sbagliate, ma bisogna accontentarsi per quanto è successo nell’europeo di calcio. Noi abbiamo la finale, i tedeschi vanno un’altra volta a casa. Meno chiaro è il risultato di Bruxelles. Pur evitando le volgarità  di cui sono pregni i giornali berlusconiani contro la Cancelliera Merkell, è naturale domandarsi se l’accordo ottenuto dal nostro premier è da considerare positivo per l’Europa e per il nostro Paese. Indubbio il fatto che passare dalle barzellette e alle corna dell’ex presidente, alla determinazione di Mario Monti nella trattativa con gli altri partner europei, è un miglioramento evidente. Per chi considera la politica una cosa seria e non un avanspettacolo, anche la forma ha un suo significato. Ma di là  dello stile, che cosa si è deciso a Bruxelles? La sostanza visibile è un altro intervento a protezione delle banche e l’introduzione di una qualche forma d’intervento sui differenziali degli interessi sui debiti sovrani. I mercati finanziari hanno reagito alla grande a significare che la finanza ha apprezzato le decisioni del vertice della comunità  europea. Il mondo della finanza ha festeggiato anche perchè ancora una volta non si è deciso nulla per contrastare la speculazione e la mitica Tobin-tax, pur rimanendo nei desideri di molti, non è rientrata nel pacchetto delle decisioni. Le misure che dovrebbero mettere in moto un nuovo ciclo economico volto a uscire dalla recessione rimangono insignificanti. Eppure la situazione di diversi Paesi europei è da allarme rosso. Lo stesso Monti ne riconosce la gravità  ma non sembra andare oltre la constatazione dell’esigenza di accelerare un processo che affianchi al rigore di bilancio scelte volte a produrre nuova ricchezza e nuovo lavoro. La prigione dell’ideologia liberista impedisce di accogliere i suggerimenti di molti premi Nobel che alla luce delle numerose esperienze storiche dimostrano che senza investimenti pubblici dalla recessione non si è mai usciti. La giusta lotta agli sprechi e alle forme malate della burocrazia dovrebbe servire a trovare risorse da investire nell’economia reale non soltanto a diminuzione del debito. Non ha mai funzionato in nessuna esperienza passata. Perchè dovrebbe funzionare oggi? L’idea che lo Stato deve essere minimo e che il welfare state deve soltanto essere rivolto ai poveri è un’idea ottocentesca che fa il paio con la “scoperta” del geniale Marchionne che afferma: “L’operaio cinese costa cinque volte meno di quello italiano, per questo investiamo in Cina”. Dimentica il Marchionne che l’operaio tedesco guadagna il doppio di quello italiano e anche quest’anno ha preso il premio di produzione producendo in Germania. Non sarà  che le auto tedesche si vendono e quelle della Fiat no? Nemmeno i padroni delle ferriere si permettevano di valutare una sentenza di un tribunale come “folklore locale”. L’ha fatto il capo del più grande gruppo industriale italiano. Sono in vista altri tagli alla spesa pubblica. La revisione della spesa colpirà  un’altra volta i servizi ai cittadini? Anche un superficiale rapporto con la pubblica amministrazione è sufficiente per capire quanto la semplificazione delle procedure farebbe risparmiare risorse e tempo ai cittadini. In genere i nuovi strumenti di comunicazione che rientrano nell’uso della “rete” non sono nelle priorità  di tanti settori pubblici. Alcuni rientrano certo nell’eccellenza, ma un gran numero è rimasto alla penna biro. Eppure esistono già  oggi le possibilità  di utilizzo di strumenti non costosi che sono in grado di innovare profondamente il rapporto tra amministratori e amministrati. Il Ministro Passera ha promesso investimenti per favorire l’estensione dell’utilizzo della banda larga. Un sommesso consiglio al dinamico ministro: organizzi corsi accelerati per gli addetti ai lavori della pubblica amministrazione sia dipendenti sia amministratori. Bisogna spiegare che la banda larga non è un nuovo complesso musicale, ma altro. Siamo in Europa in fondo anche alla classifica dell’utilizzo d’internet nell’organizzare la pubblica amministrazione. Eppure tanti dirigenti politici e amministratori pubblici utilizzano il social network e twittano continuamente le loro idee. Possibile che a nessuno è venuto in mente di utilizzare la nuova carta d’identità  o la ormai vecchia tessera sanitaria per rendere più facile la vita dei cittadini e risparmiare burocrazia? La leggenda metropolitana che in Italia ci sono troppi impiegati pubblici è appunto una leggenda. Non si tratta di quantità  ma di qualità . Mi hanno detto che per vendere una casa a Londra sono sufficienti due firme. Per ottenere un mutuo da una banca in Italia hai bisogno di una borsata di documenti. Quando devi pagare una multa per divieto di sosta, ti arriva un bollettino che fisicamente devi portare all’unico luogo deputato per il pagamento. Non è contemplato il pagamento utilizzando la rete. Capisco che gli amministratori sono impegnati in grandi progetti e hanno ben altri obiettivi nella loro mente. Forse sarebbe buona cosa se nei ritagli di tempo pensassero a come rendere più facile il loro rapporto con la gente comune.
Corriere dell’Umbria 1° luglio 2012

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