Il primo fu Occhetto con il suo grido di battaglia “il nuovo
inizio”. Per questo fu eletto Presidente onorario di tutti i
nuovisti d’Italia. Uomini e donne di destra, di sinistra, di
centro alzarono il vessillo del nuovo che avanza e della lotta
contro il vecchio regime. Molti di questi erano stati terze o
quarte file del regime denunciato, ma in tempi in cui tutti si
vive in un eterno presente, senza memoria e senza futuro, si è
fatto conto della dimenticanza dei più rispetto al ruolo svolto
nel passato.
Fu così che per 10 anni la parola più usata nel gergo politico è
stata il “nuovo”. Nuovo inizio, nuovo partito, nuova politica,
nuovo sistema elettorale e si potrebbe continuare per pagine e
pagine con la sloganistica dei professionisti del nuovo.
E si, c’è chi fa l’impiegato in banca e chi, come professione, fa
l’innovatore in politica.
Fino ad oggi i risultati di questi innovatori non sono un gran che
e, basta guardare al rapporto cittadino cosa pubblica, niente di
buono è venuto alla democrazia italiana da quest’innovazione senza
contenuti e senza che mai si sia fatto un bilancio dei risultati
portati a vantaggio della collettività , dall’amministrare la cosa
pubblica.
Il gioco del chi è il più “nuovo” continua a dispetto
dell’esplodere dell’astensionismo nel voto e dal vero e proprio
collasso della partecipazione dei cittadini, come iscritti o
simpatizzanti, ai Partiti politici. Così si continua a prescindere
dal merito delle cose. Non sei d’accordo con una certa scelta
amministrativa? Denunci le difficoltà  nel rapporto con gli
elettori? E’ perchè sei il vecchio. Fai notare che un certo
comportamento è poco opportuno? Non sei moderno, non conosci il
valore dell’innovazione nel rapporto con gli elettori.
Quanto della discussione politica è falsificato da questo binomio
vecchio e nuovo?
Si dovrebbe essere più espliciti e più comprensibili quando si
ritiene che una proposta a candidato Sindaco di Perugia sia
sbagliata bisogna farlo capire con nettezza. Non è chiaro, per
esempio, cosa vuol dire la Signora Maria Prodi, esponente di primo
piano del nuovo Partito dei Democratici, quando dice: “Il
rinnovamento dei partiti dall’interno deve diventare operante
anche in Umbria dove il dibattito ristagna su nomi o sigle o
formule che non evocano più all’opinione pubblica alcun segno di
cambiamento reale”. Sembrerebbe che sia avversa alla candidatura
di Locchi.
Non si sa perchè una candidatura espressa dal maggior partito
umbro e, a quanto sembra, apprezzata da uno schieramento politico
che alle elezioni amministrative del 1995 ha preso quasi il 60%
dei voti è giudicata”¦..la vecchia politica, senza alcun appeal,
dalla rappresentante di un Partito che, per adesso, è soltanto
virtuale non avendo mai partecipato ad elezioni. Tanta è la
contrarietà  che i Democratici, sembrerebbe, almeno al primo turno,
vorrebbero votare un altro candidato a Sindaco di Perugia in
alternativa a Locchi.
Essendo attorno ai 50 anni il candidato Locchi non è
anagraficamente vecchio.
Sono molti anni che fa l’amministratore, ma in giro (non parlo,
non potrei farlo, in nome dell’opinione pubblica) si dice che
abbia dato in questi anni buona prova di se, ha fatto bene il suo
lavoro, è rispettato da amici e avversari per la sua competenza
amministrativa. Potrebbe essere un buon Sindaco. Non è così? Si
proponga un altro nome, senza tante storie di vecchio e di nuovo.
La fase dell’ora del dilettante, mi auguro, è finita e tornano a
valere criteri antichi nella scelta degli uomini e delle donne da
eleggere nelle assemblee democratiche.
Vogliamo cominciare ad introdurre il binomio capace o incapace?
Vogliamo tornare a considerare che, com’è stato ricordato su
queste pagine, la politica è un servizio reso per la “cura e
tutela degli interessi generali”?
Se il terreno rimane quello del chi è più alla moda, certamente la
polemica rimane di bassissimo profilo. E come fare a capire chi e
per cosa è utile alla città  senza conoscere i programmi dei
candidati e delle coalizioni?
Nazione 7 aprile 1999

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