Il Partito Democratico continua ad essere al centro del dibattito politico. La cosa era scontata considerando che il progetto del  nuovo partito non è chiarissimo nelle strategie e la stessa forma organizzativa è ancora, diciamo così, in ideazione e le idee in campo sono molteplici. La novità  c’è e condiziona marcatamente anche le altre formazioni politiche. Le aspettative sono molte e molto viene richiesto al leader del PD in termini di innovazione politica. Anche coloro che non aderiranno al nuovo partito sanno bene che un fallimento sarebbe una catastrofe per la democrazia italiana già  da anni in pessima salute. Sono oltre quindici anni che siamo in transizione. Bruciata la prima repubblica stiamo passando alla terza senza il minimo rimpianto per la seconda che per molti ha fatto rimpiangere la prima. La costante è stata un ceto politico immobile come la linea Maginot.
Il tempo non è molto e costruire qualcosa di innovativo in un pantano come è oggi la politica italiana, non è cosa semplice.
Ciò è aggravato da alcune contraddizioni drammaticamente pesanti.
La più evidente è quella di come costruire il partito e salvaguardare nel contempo il governo Prodi.
La diarchia Prodi-Veltroni può essere anche un valore aggiunto, ma può anche provocare tensioni all’interno della coalizione. Come si può constatare giornalmente le tensioni inter alleanza non mancano e il PD dovrebbe essere il partito con maggior capacità  di dare solidità  alla alleanza.
E’ evidente che le forze politiche di governo non PD debbano accettare la guida del capo del governo. Si discute, ma alla fine è Prodi che è legittimato a decidere. Con Veltroni, l’altro pezzo della diarchia, le cose sono diverse. I partiti vogliono confrontarsi prima che le decisioni vengano prese dal segretario del Partito Democratico se queste condizionano l’azione governativa. Quanto è successo per il decreto sulla sicurezza è da questo punto di vista esemplare e da evitare nel futuro.
Che Veltroni abbia interesse ad impedire la caduta di Prodi dovrebbe essere cosa ovvia. Pochi credono ad elezioni anticipate con l’attuale legge elettorale e nonostante l’insistenza di Berlusconi, un governo istituzionale è nelle cose se la debolezza del governo si tramuta in crisi formale. Molti lavorano a questa ipotesi. Soluzione che consentirebbe un cambio di alleanze e nella prossima primavera lo svolgimento del referendum sulla legge elettorale vigente. Gli esperti del settore avvertono che vinto il referendum (chissà ) rimarrebbe un sistema elettorale ancor più osceno dell’attuale. E’ una balla che scomparirebbero i piccoli partiti. Anzi, rafforzerebbero il loro potere nelle coalizioni. Il premio di maggioranza verrebbe assegnato alle liste, non ai partiti.  Ma è roba da esperti, il popolo può solo partecipare ai riti utili al ceto politico per conservare il proprio potere.
I bookmaker di Londra non accettano scommesse sulla durata del governo Prodi. Troppo evidente la sua debolezza e scontata sembrerebbe la sua caduta. Non sono tra quelli che ritengono l’esperienza di Prodi del tutto negativa. Anzi. In questi diciotto mesi il Paese ha evitato il disastro a cui l’aveva portato il governo Berlusconi. Dimenticare la catastrofe dei conti pubblici gestiti da Tremonti o le leggi cucite addosso ai berluscones è stato l’errore compiuto da opinion maker e popolino.
Se errore c’è stato, è stato quello di voler risanare tutto e subito senza pensare a innescare novità  significative sulle condizioni materiali di quella parte di popolo penalizzata dal governo della destra. Al di là  dei vincoli del programma di governo con cui si sono chiesti i voti, si poteva fare di più per migliorare la distribuzione del reddito nazionale? Non si può pontificare e indignarsi perchè una parte delle famiglie non arriva alla fine del mese e poi non scegliere, come governo, azioni volte a migliorare la situazione dei vecchi e nuovi poveri.
Il non aver affrontato, magari con gradualità , l’ingiustizia della tassazione sulle rendite da speculazione finanziaria, è stata vissuta da coloro che vivono del loro lavoro come appunto la mancanza di quella svolta promessa dall’Unione.
Che la precarietà  sia il filo rosso che segna la vita di milioni di giovani e meno giovani viene ammesso da tutti. Siamo il Paese più precario d’Europa, un bel primato. L’accordo governo parti sociali del 23 luglio innova in modo significativo le condizioni del mercato del lavoro? Si poteva fare di più? La gioia per l’accordo del super presidente Luca Cordero di Montezemolo qualche dubbio lo stimola. E’ veramente inelegante l’accusa di Montezemolo a Prodi di non aver governato il Paese. Qualche cadeaux al mondo delle imprese il governo Prodi lo ha fatto. Montezemolo entrerà  nella leggenda non per le vittorie della Ferrari, ma per essere stato il più logorroico tra i presidenti confindustriali. Aprire la bocca e dargli fiato non è la qualità  esclusiva del ceto politico.
Con una lettera all’Unità , l’onorevole Antonio Di Pietro dichiara il suo pentimento per l’imbarazzo provocato a Prodi con i voti che il suo gruppo ha unito a quelli dei berluscones in alcune circostanze al Senato. Assicura che per il futuro, pur mantenendo la sua linea di rigore, non sarà  lui a mettere in crisi il governo. Bravo. Per un ex magistrato un impegno preso dovrebbe essere mantenuto sempre. L’Italia dei Valori è parte dell’Unione ed è per il governo attuale che ha ricevuto un mandato. Il mandato dovrebbe essere rispettato sempre. Vale anche per l’onorevole Dini.

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