Alcuni ricercatori economici americani hanno dimostrato un rapporto stretto tra aumento del prodotto interno lordo e tasso di immigrazione. Più immigrati ufficiali o clandestini entrano negli States, più la ricchezza nazionale aumenta.
E’ dimostrato che interi comparti dell’economia e della società  italiana, entrerebbero in crisi senza l’apporto di lavoratori provenienti da altri Paesi del mondo. La Padania intera utilizza massicciamente mano d’opera straniera nelle piccole imprese, esattamente come il profondo Sud dell’Italia per il comparto dell’agro-industria. Ognuno ha potuto sperimentare che, alle carenze dell’organizzazione pubblica nella gestione dei servizi all’infanzia e alla terza età , unita alla crisi della famiglia tradizionale, si supplisce con personale di assistenza di origine extra italiana. L’immigrazione è quindi una risorsa positiva per lo sviluppo dell’economia e per i servizi alla persona. Eppure nel senso comune, a fasi alterne, prevale la diffidenza a volte il rifiuto dell’altro, dell’immigrato. E’ questione non solo italiana.
In tutta Europa, in forme diverse, crescono spinte xenofobe che alcuni partiti della destra utilizzano per i loro successi politici. Quanto accaduto attorno alla vicenda dei rom e dei romeni in Italia ha caratteristiche ancor più gravi proprio perchè ha avuto come protagonisti, negativi, anche pezzi del centrosinistra. Sottovalutare la questione della sicurezza sarebbe un errore. E’ vero che la micro criminalità  colpisce quasi sempre i più deboli e assuefarsi senza reagire costituirebbe un disastro. L’illegalità  va combattuta ad ogni livello scegliendo la strada giusta. Tolleranza zero è uno slogan che va bene per un film con il grande Clint Eastwood, ma non funziona in mancanza di politiche che si basano sull’integrazione, sull’accoglienza, sulla tolleranza degli immigrati.
Le migrazioni sono la grande emergenza di questi anni. Anche se la storia dell’umanità  è segnata da sempre da processi di immensi trasferimenti di popoli, la globalizzazione economica e culturale di questi anni enfatizza il problema. Sono contenibili con la repressione e con la chiusura delle frontiere? Chi lo sostiene dice una falsità . Gli Stati Uniti hanno costruito una barriera fisica (filo spinato e tecnologia) ai confini con il Messico senza ottenere risultati apprezzabili. La California continua ad avere latinos clandestini.
E’ il caso di interrogarsi piuttosto sui motivi che portano milioni di donne e di uomini a lasciare la loro terra per entrare nel primo mondo. Il nostro occidente possiede l’ottantacinque per cento della ricchezza mondiale ed è abitato dal dieci percento della popolazione. Non è scontato che quei popoli che non possiedono nulla, cerchino di entrare nel nostro mondo in mancanza di politiche di sostegno al loro sviluppo endogeno?
Piuttosto che i muri (impossibili anche per la conformazione dell’Italia) è meglio che la politica scelga la strada dei rapporti con i Paesi di provenienza e con intelligenza, cercare di integrare chi arriva per lavorare in Italia. Integrare non è semplice.
Ricordo che alla fine degli anni ’80 la Regione dell’Umbria, prima in Italia, approvò una legge che ammetteva nelle graduatorie per l’assegnazione delle case popolari anche gli immigrati. Lavorando e pagando le tasse, si sosteneva, anche loro hanno gli stessi diritti degli altri lavoratori. La discussione, ricordo, fu molto aspra e non solo la destra politica si infuriò. Si dovette fare una lunga “campagna” di orientamento e spiegazione. Alla fine la legge passò in consiglio regionale. Prevalse, credo, la consapevolezza che “lo straniero” costituisse un arricchimento non solo economico della nostra terra.
D’altra parte che sarebbe Perugia senza le migliaia di studenti che apprezzano le nostre Università ? Certo i giovani sono anche un problema da gestire e non sempre riusciamo a dare risposte adeguate alle problematiche che pongono le masse di studenti che arrivano in Umbria. Ma se il centro storico perugino ha problemi, e i problemi non mancano per quantità  e qualità , lo sforzo della classe dirigente della città  dovrebbe essere rivolto alla creazione di strutture alternative”¦.alla birra in piazza. Una politica di sostegno intelligente dovrebbe finalmente affrontare tutta la problematica che l’Adisu (ex Opera Universitaria), non può affrontare da sola. Ad esempio, la questione degli affitti agli studenti è anche a Perugia scandalosa.
Stupisce che il più grande quotidiano italiano, “Il corriere della Sera” continui questa sorta di campagna a dimostrazione del degrado della nostra terra. Giovedì 8 Novembre a pagina 25 del giornale milanese ho letto: “Perchè Perugia sembra Ibiza. Però con un tasso di trasgressione molto più cupo, buio, violento. Hai due ore, per capire chi sono e cosa pensano questi studenti. Poi, a centinaia dopo essersi destati dallo stordimento della notte precedente, iniziano a rifarsi di hashish e di altri miscugli micidiali. Soprattutto, si fanno di vodka. Adorano la vodka. Ci mettono a mollo il cervello”.
Che dire? Il valente giornalista è senza dubbio destinato ad una brillante carriera di analista creativo della realtà . Se in due ore è riuscito a capire la complessità  di una città  come Perugia parlando con qualche studente, il premio Pulitzer è garantito.
Sia chiaro. Che l’Umbria e Perugia abbiano problemi è indubbio. La modernità  anche da noi produce intollerabili distorsioni dell’uso della città  e la crescita urbanistica e sociale non sempre è apprezzabile. Che ci sia un problema di classe dirigente complessivamente intesa è certo. Come è certo che la tenuta sociale è a rischio in mancanza di scelte innovative.
Inaccettabile però è la distorsione della realtà  che si opera, quando si vuol colpire una comunità  per fare uno scoop giornalistico. Per fortuna Perugia e l’Umbria sono altra cosa da quella descritta da qualche giornale.

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