Che la classe politica al potere avesse la memoria corta lo sapevamo. Soltanto quando si pentono di qualcosa guardano al passato, in genere vivono in un eterno presente e l’unico futuro cui, molti di loro, sembrano interessati riguarda il che faranno da grandi. Il narcisismo personale o di partito è una vera epidemia nel ceto politico a tutti i livelli e in tutti gli schieramenti.  La crisi della politica e l’ondata di qualunquismo che si sente nel Paese, è frutto anche di questo andazzo della politica, politicante del giorno per giorno. Prendiamo la discussione che si è riaperta sui sistemi elettorali. Proposte diverse tra i numerosi partiti e diverse anche all’interno delle coalizioni di centrodestra e di centrosinistra sono state messe a punto per trovare un accordo.
Aprire il dibattito è stato sacrosanto in considerazione dello stato miserevole del funzionamento della democrazia formale.
La cosa più ragionevole da fare sarebbe stata quella di analizzare perchè dopo quindici anni di leggi elettorali fantasiose, il sistema politico rimane imballato. Sarebbe stato utile domandarsi perchè il sistema maggioritario aveva prodotto una miriade di partiti con caratteri personali e familiari. Dai sette o otto partiti della prima repubblica si è arrivati ai venti attuali e il mercato per la conquista del voto è esploso ad ogni livello. Leggi elettorali che rientrano nella categoria filosofica della “porcata” elaborata dall’onorevole Calderoli, sono state molte. Dal mercato delle preferenze bisognava uscire, ma non per crearne uno simile al calcio mercato del cambio stagionale della maglietta. Erano eccessive le spese elettorali dei candidati alla caccia di preferenze, ma il sistema elettorale maggioritario non ha affatto reso migliore la situazione. Anzi, essendo la politica per molti un mestiere si spende moltissimo per qualsiasi tipo di candidatura. La morale pubblica non è affatto migliorata e i sistemi clientelari si sono “democratizzati”: riguardano molte aree del Paese.
Questa analisi dello stato di cose esistente non è stata fatta.
Si è riaperta la discussione come se niente fosse accaduto.
Non è affatto accettabile che ognuno guardi al proprio interesse di squadra o squadretta e ancor di più è intollerabile il voler prendere in giro il popolo. Soltanto dieci mesi or sono si è svolto un referendum costituzionale  sulla controriforma voluta dal centrodestra. Il risultato è stato netto e incontrovertibile: i berluscones di destra, di centro e di sinistra furono sconfitti dal voto popolare. Quindicimilionisettecentonovantumila elettori votarono per respingere la legge del centrodestra ottenendo il 61,32% dei voti.  Il popolo italiano voleva continuare a vivere in una repubblica parlamentare rappresentativa. Il presidenzialismo, mistificato dalla proposta del premierato forte, non è stato accolto. Il sindaco d’Italia alla Rutelli non è piaciuto. L’elettorato ha scelto di eleggere i propri rappresentanti in parlamento investendo l’assemblea della responsabilità  dell’elezione del governo e del suo capo. Questo impone la Costituzione vigente, e chiaro? Pretendere che il futuro leader sia indicato nelle schede elettorali per le elezioni politiche è anticostituzionale. Dovrebbe essere evidente anche ai signori dell’Unione. Colpisce che la sinistra della sinistra non abbia minimamente protestato per l’impostazione di Chiti. Ma forse si è radicali a singhiozzo. Non è dato sapere come abbia votato al referendum il Ministro Vanino Chiti. E’ obbligatorio però che il ministro si ricordi del risultato.
Ad oggi la sua proposta di nuova legge elettorale prescinde dal vincolo del voto popolare espresso soltanto nel giugno scorso. Ministro, lei ha proposto e tutti hanno accolto favorevolmente, un sistema elettorale simile a quello delle elezioni regionali con qualche aggiustamento della Costituzione. Si ricomincia il balletto? Ricordate? Intellettuali, opinionisti, gente comune si è ribellata al fatto che i parlamentari non fossero eletti, ma nominati dai partiti? Un imbroglio, una scelta antidemocratica e giù ad insultare Calderoli e gli amici del centrodestra. Il popolo deve scegliere chi li rappresenta, si gridava. Bene.
Non vanno in questa direzione le proposte dell’Unione nè quelle della destra berlusconiana. Nelle intenzioni saranno ancora i partiti a nominare gli eletti. A quanto si è capito si sceglie il metodo delle elezioni regionali con modifiche che riguardano, appunto, le liste bloccate. Non è che quando qualcosa la vuole Berlusconi è male e quando la vuole Fassino diventa ottima.
Non è questo che si aspettano coloro che hanno votato Prodi. Bisogna fare attenzione. Il cemento dell’antiberlusconismo si è, per le pessime performance dell’Unione, di molto infragilito. Potrebbe non funzionare più.
Il sistema elettorale vigente per le regioni non è riproducibile per le elezioni politiche perchè di tipo presidenzialista e quindi non fondato sul voto di un’assemblea. La stessa Corte Costituzionale ha definito la forma di governo delle regioni come non inquadrabile tra quelle parlamentari. Conseguentemente contrario al risultato del referendum costituzionale svolto a giugno.
Certamente il presidente Napolitano, garante del rispetto della Carta, non potrebbe firmare una legge così platealmente in conflitto con il dettato costituzionale

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