Rimane sconfortante il fatto che il ceto politico non riesca a trovare il modo di discutere partendo dalla realtà  dei fatti invece che  dall’ideologia. Cercare il consenso al di là  della verità  dei fatti in un momento di grave discredito della politica non è cosa saggia nè per il centrodestra nè per il centrosinistra.
Ad esempio l’indagine della magistratura perugina su alcuni fatti amministrativi concernenti l’area di Foligno è l’occasione per il centrodestra di ripetere slogan  sul sistema di potere costruito dal centrosinistra nei decenni di governo regionale.
La questione “sistema di potere” è questione molto dibattuta e farebbe un errore il centrosinistra se si ponesse in un atteggiamento di negazione a priori del problema.
Bisogna entrare nel merito con verifiche puntuali su come funziona oggi la macchina pubblica. Pochi hanno ormai dubbi sui limiti e sul deterioramento di un modello amministrativo frutto di una diversa fase dello sviluppo del Paese. Non a caso gli slogan rinnovamento o innovazione, sono usati anche nell’area del centrosinistra. Un’esigenza sollecitata dalla crisi della spesa pubblica, ma non solo. La difficoltà  nel costruire una classe dirigente adeguata alla nuova stagione è sotto gli occhi di tutti. Quel processo che va sotto il nome della feudalizzazione della politica nasce anche da un modello amministrativo divenuto arcaico e che, al di là  della qualità  dei singoli, produce feudatari e vassalli ed esagerando, servi della gleba. Sono venti anni che lo slogan “il nuovo che avanza” è la bandiera dei tanti segretari e leader delle diverse sigle succedute al PCI. E’ passata ormai una generazione, ma di nuovo ne è avanzato pochissimo e il siamo tutti riformisti non sembra abbia realizzato grandi riforme. Così che, la crisi verticale del welfare, trova impreparati, privi di idee e di progetti coloro che dovrebbero costruire una nuova fase di crescita e di sviluppo della nostra comunità . Un diverso modo di rapportare la cosa pubblica al cittadino salvaguardando i risultati raggiunti e modificando quanto di negativo si è prodotto non è cosa facile. L’asprezza della crisi economica non aiuta e forse è arrivato il tempo di cercare di mettere a leva le energie migliori dell’Umbria anche al di là  delle collocazioni politiche o sociali. E’ possibile riprodurre l’esperienza degli anni sessanta quando forze politiche, forze culturali e sociali si confrontarono per progettare l’Umbria futura? Erano quelli anni di aspre divisioni politiche e di durissime lotte sociali. Eppure le classi dirigenti di allora seppero trovare un terreno di ricerca comune nell’interesse generale di far uscire l’Umbria dal sottosviluppo e dal degrado. Si produssero molte idee, si studiò e si analizzò la realtà  senza paraocchi ideologici. L’uscita dall’arretratezza avvenne anche grazie a quelle idee e a quel clima di collaborazione di forze tra loro antagoniste.
C’è qualcuno che può con competenza descrivere come funziona la parte pubblica della nostra Umbria? Eppure la stragrande maggioranza del prodotto interno è frutto della spesa pubblica e un buono o cattivo funzionamento dell’amministrazione produce danni o vantaggi per il singolo cittadino. Utile sarebbe qualche congresso di partito in meno e qualche studio in più.
Analizzare con rigore lo stato reale della macchina amministrativa regionale è una delle priorità  di tutti. Di coloro che sono al governo ma pure delle forze di opposizione. Anche le forze produttive sarebbe interessate a conoscere i vincoli e le possibilità  offerte da riforme intelligenti della burocrazia pubblica. Proposte e suggerimenti di sindacati o associazioni imprenditoriali aiuterebbero.
La politica è spesso propaganda, ma anche partendo dalla vicenda folignate, forse sarebbe utile tentare di analizzare con intelligenza quanto di buono o di pessimo viene espresso dal servizio sanitario regionale. Per le indagini penali o amministrative è sufficiente il lavoro degli inquirenti. E’ molto meglio che la politica non interferisca. Unico compito è quello di assicurare il massimo di trasparenza anche utilizzando il rigore necessario a rendere più spedita l’indagine. Al momento sembrerebbe che la giunta regionale abbia compiuto tutti gli atti necessari a facilitare il lavoro della magistratura nell’interesse della buona amministrazione.
Il consiglio regionale ha gli strumenti necessari al controllo dell’attività  dell’esecutivo e tali da rendere la pubblica opinione informata delle scelte compiute dallo stesso? Come è noto il ruolo del consiglio regionale è stato ridimensionato anche grazie alle leggi bipartisan di questi anni. Ma per quanto ne conosco il controllo è possibile per tutti i consiglieri, basta impegnarsi e utilizzare bene il proprio mandato.
La politica non ha il compito di indagare ma quello di valutare se le scelte in materia sanitaria sono corrispondenti ai bisogni della cittadinanza. Difesa o attacco aprioristico  rimangono propaganda utile per un articolo di giornale.
Come è la realtà  del servizio sanitario dalle nostre parti?
I dati ufficiali che si conoscono confermano che la sanità  umbra è tra quelle portate ad esempio anche dal governo centrale. Bilanci e costi sono adeguatamente sotto controllo e in tutte le classifiche siamo messi bene. Sbaglia il centrodestra a sottovalutare questo fatto. Ciò significa che non ci sono problemi nel funzionamento dell’assistenza sanitaria in Umbria? I problemi non mancano e le difficoltà  finanziarie aggraveranno la situazione. Difficile ipotizzare una diminuzione della file nella specialistica se permangono i tagli tremontiani. Complicato immaginare investimenti in tecnologie se le risorse saranno risibili. Che le nicchie di risparmio e di lotta agli sprechi devono essere tutte individuate dovrebbe essere cosa ovvia e scontata. Esattamente come la correttezza di chi amministra.

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