Parole di verità 

Uno dei più autorevoli giornali inglesi, the Guardian, ha
recentemente definito Berlusconi in questo modo: “E’ la più
temibile minaccia alla democrazia occidentale dal 1945 ad oggi”¦.E’
un discendente diretto di Mussolini”. Esagera il giornale inglese
o dobbiamo prendere sul serio l’allarme?
L’Italia è stata considerata per molti decenni un Paese con alta
cultura politica e con una sinistra innovativa e forte nei suoi
legami con le forze più dinamiche della società .Poi il disastro
della prima repubblica ha fatto emergere una classe politica di
non prima qualità , così che sono ormai dodici anni che la scena
politica è tenuta da un personaggio come il cavaliere di Arcore.
Il fatto non è spiegabile soltanto con la forza mediatica
dell’uomo più ricco d’Italia. Qualche problema nelle forze
democratiche italiane sembrerebbe esserci se per due volte il
popolo italiano ha votato per una destra avvilente comandata da un
venditore di pannina.
Se si vuole che il berlusconismo finisca con la sconfitta di
Berlusconi si dovrà  ricostruire, con un discorso di verità , un
percorso democratico alternativo a quello che ha prodotto la crisi
della democrazia italiana. Abbiamo ripetutamente criticato la
politica istituzionale del centrosinistra di questi anni. Leggi
elettorali raffazzonate, la scelta delle elezioni dirette di
sindaci e presidenti oltre che la scelta dello svuotamento
sistematico di tutte le sedi della rappresentanza a vantaggio
della governabilità  di craxiana memoria. Tutto ciò non poteva che
portare ad una crisi della politica a vantaggio del populismo.
L’ossessione per un sistema elettorale maggioritario sbagliato ha
prodotto il proliferare di partiti e partitini gestiti da leader e
laederini di oligarchie arroganti. La folle scelta delle modifiche
alla Costituzione, operata dai berluscones, è figlia delle
improvvisazioni del centrosinistra della passata legislatura. La
deregulation bossiana è la conseguenza del federalismo voluto da
tanti riformisti senza radici. La teoria dell’alternanza di
governo tra due poli si è rivelata una mistificazione. Una
ideologia fuori da ogni riscontro oggettivo. La realtà  del Paese
è quella di una destra impresentabile che ha fatto strame di ogni
regola e di ogni vincolo democratico. Che senso hanno avuto in
questi anni i tentativi bipartisan di modificare la Costituzione
repubblicana? Il premierato forte voluto da Berlusconi è la logica
conseguenza dell’iper presidenzialismo regionale dei nostri
stagionati eroi. E si potrebbe andare avanti ad elencare settori e
fatti della politica dove ha fatto breccia il berlusconismo come
sistema di valori. Un bilancio serio di quella disgraziata
stagione politica bisognerà  pur farlo. Se come ci auguriamo
Berlusconi verrà  sconfitto, sarebbe il caso di procedere a
rimuovere le macerie e l’ideologia che ha permeato anche parti
dell’Unione.
Questa campagna elettorale è la peggiore vissuta dalla repubblica
italiana, ma rappresenta nitidamente la crisi del sistema
politico.
Il prossimo Parlamento non avrà  eletti dal popolo, ma parlamentari
nominati dalle oligarchie di partito. Infatti, la nuova legge
elettorale, falsa proporzionale, ha espropriato il diritto dei
cittadini a scegliere i propri rappresentanti in Parlamento. E’
vero che il “mattarellum” è stata una pessima legge elettorale, ma
almeno dava l’illusione della scelta. Gli oligarchi romani non
aspettavano altro e si sono spartiti bellamente i futuri eletti
con criteri vari: fedeltà  al capo, fedeltà  alla corrente, fedeltà 
al salotto e già  che ci siamo anche alla famiglia. Le competenze?
Un optional. Divertente poi la quantità  di collocazioni, come
sottosegretari, per coloro che non venivano ricandidati. Fassino
ne ha promessi centocinquanta, Rutelli più modestamente
novantadue. Si dirà : tutta questione interna ad un ceto politico
che ha fatto della carriera personale il valore decisivo. Rimane
il fatto che si poteva fare diversamente anche in presenza di una
legge ignobile come quella voluta dalla destra. Ad esempio, per
scelta democratica, l’Unione avrebbe potuto tentare la carta delle
primarie come strumento di partecipazione alla scelta dei
candidati e in alcune aree questo hanno fatto i diessini.
In Umbria, ormai stabilmente fanalino di coda per tutto ciò che
riguarda il dibattito politico, i Diesse hanno subito l’arroganza
romana e così il compagno della Parlesca voterà  al Senato per i
Diesse convinto di scegliere un compagno: eleggerà  un dipietrista.
Misteri della politica.
Persuasi della necessità  di andare a votare per l’Unione al fine
di cacciare la destra al potere, non possiamo non avvertire del
rischio che continua a correre la nostra democrazia se non si
inverte radicalmente la tendenza alla privatizzazione della
politica. E’ cosa saggia che i politici, “miracolati” da
Berlusconi, capiscano che la vittoria dell’Unione modificherà 
anche il campo degli elettori del centrosinistra.
Non siamo tra coloro che hanno gridato allo scandalo per la mole
del programma dell’Unione e non lo abbiamo definito un programma
moderato. Vi sono molte idee da sviluppare altre da rimuovere, ma
nel complesso ci sembra che una piattaforma che ripropone le
questioni legate al lavoro, al ruolo dell’intervento pubblico e
alla difesa dello stato sociale sia un buon inizio. Poi saranno i
comportamenti concreti a decidere.
Micropolis marzo 2006

Parole di verità 

Uno dei più autorevoli giornali inglesi, the Guardian, ha
recentemente definito Berlusconi in questo modo: “E’ la più
temibile minaccia alla democrazia occidentale dal 1945 ad oggi”¦.E’
un discendente diretto di Mussolini”. Esagera il giornale inglese
o dobbiamo prendere sul serio l’allarme?
L’Italia è stata considerata per molti decenni un Paese con alta
cultura politica e con una sinistra innovativa e forte nei suoi
legami con le forze più dinamiche della società .Poi il disastro
della prima repubblica ha fatto emergere una classe politica di
non prima qualità , così che sono ormai dodici anni che la scena
politica è tenuta da un personaggio come il cavaliere di Arcore.
Il fatto non è spiegabile soltanto con la forza mediatica
dell’uomo più ricco d’Italia. Qualche problema nelle forze
democratiche italiane sembrerebbe esserci se per due volte il
popolo italiano ha votato per una destra avvilente comandata da un
venditore di pannina.
Se si vuole che il berlusconismo finisca con la sconfitta di
Berlusconi si dovrà  ricostruire, con un discorso di verità , un
percorso democratico alternativo a quello che ha prodotto la crisi
della democrazia italiana. Abbiamo ripetutamente criticato la
politica istituzionale del centrosinistra di questi anni. Leggi
elettorali raffazzonate, la scelta delle elezioni dirette di
sindaci e presidenti oltre che la scelta dello svuotamento
sistematico di tutte le sedi della rappresentanza a vantaggio
della governabilità  di craxiana memoria. Tutto ciò non poteva che
portare ad una crisi della politica a vantaggio del populismo.
L’ossessione per un sistema elettorale maggioritario sbagliato ha
prodotto il proliferare di partiti e partitini gestiti da leader e
laederini di oligarchie arroganti. La folle scelta delle modifiche
alla Costituzione, operata dai berluscones, è figlia delle
improvvisazioni del centrosinistra della passata legislatura. La
deregulation bossiana è la conseguenza del federalismo voluto da
tanti riformisti senza radici. La teoria dell’alternanza di
governo tra due poli si è rivelata una mistificazione. Una
ideologia fuori da ogni riscontro oggettivo. La realtà  del Paese
è quella di una destra impresentabile che ha fatto strame di ogni
regola e di ogni vincolo democratico. Che senso hanno avuto in
questi anni i tentativi bipartisan di modificare la Costituzione
repubblicana? Il premierato forte voluto da Berlusconi è la logica
conseguenza dell’iper presidenzialismo regionale dei nostri
stagionati eroi. E si potrebbe andare avanti ad elencare settori e
fatti della politica dove ha fatto breccia il berlusconismo come
sistema di valori. Un bilancio serio di quella disgraziata
stagione politica bisognerà  pur farlo. Se come ci auguriamo
Berlusconi verrà  sconfitto, sarebbe il caso di procedere a
rimuovere le macerie e l’ideologia che ha permeato anche parti
dell’Unione.
Questa campagna elettorale è la peggiore vissuta dalla repubblica
italiana, ma rappresenta nitidamente la crisi del sistema
politico.
Il prossimo Parlamento non avrà  eletti dal popolo, ma parlamentari
nominati dalle oligarchie di partito. Infatti, la nuova legge
elettorale, falsa proporzionale, ha espropriato il diritto dei
cittadini a scegliere i propri rappresentanti in Parlamento. E’
vero che il “mattarellum” è stata una pessima legge elettorale, ma
almeno dava l’illusione della scelta. Gli oligarchi romani non
aspettavano altro e si sono spartiti bellamente i futuri eletti
con criteri vari: fedeltà  al capo, fedeltà  alla corrente, fedeltà 
al salotto e già  che ci siamo anche alla famiglia. Le competenze?
Un optional. Divertente poi la quantità  di collocazioni, come
sottosegretari, per coloro che non venivano ricandidati. Fassino
ne ha promessi centocinquanta, Rutelli più modestamente
novantadue. Si dirà : tutta questione interna ad un ceto politico
che ha fatto della carriera personale il valore decisivo. Rimane
il fatto che si poteva fare diversamente anche in presenza di una
legge ignobile come quella voluta dalla destra. Ad esempio, per
scelta democratica, l’Unione avrebbe potuto tentare la carta delle
primarie come strumento di partecipazione alla scelta dei
candidati e in alcune aree questo hanno fatto i diessini.
In Umbria, ormai stabilmente fanalino di coda per tutto ciò che
riguarda il dibattito politico, i Diesse hanno subito l’arroganza
romana e così il compagno della Parlesca voterà  al Senato per i
Diesse convinto di scegliere un compagno: eleggerà  un dipietrista.
Misteri della politica.
Persuasi della necessità  di andare a votare per l’Unione al fine
di cacciare la destra al potere, non possiamo non avvertire del
rischio che continua a correre la nostra democrazia se non si
inverte radicalmente la tendenza alla privatizzazione della
politica. E’ cosa saggia che i politici, “miracolati” da
Berlusconi, capiscano che la vittoria dell’Unione modificherà 
anche il campo degli elettori del centrosinistra.
Non siamo tra coloro che hanno gridato allo scandalo per la mole
del programma dell’Unione e non lo abbiamo definito un programma
moderato. Vi sono molte idee da sviluppare altre da rimuovere, ma
nel complesso ci sembra che una piattaforma che ripropone le
questioni legate al lavoro, al ruolo dell’intervento pubblico e
alla difesa dello stato sociale sia un buon inizio. Poi saranno i
comportamenti concreti a decidere.
Micropolis marzo 2006

Un aiuto all’amico italiano

Gli amici si riconoscono nel momento del bisogno, afferma un
vecchio detto popolare. E Berlusconi di bisogno ne ha tanto. La
campagna elettorale, nonostante le performance straordinarie in
televisione e nelle convention, non va benissimo per il cavaliere.
I sondaggi continuano a dare perdente il centrodestra e Lui è uno
abituato a vincere ed ha molte conoscenze all’estero. Così l’amico
di tante avventure gloriose, George W.Bush, ha deciso di far
emettere al Dipartimento di Stato americano un warning per i
cittadini Usa che si trovano in Italia. Attenzione, comunicano, il
Bel Paese è zona a rischio di violenze e di attentati, meglio
evitare. Come per le elezioni in Irak e in Afghanistan, così per
le elezioni in Italia, stesso avvertimento. Sembra di sognare e se
non ci fosse da piangere ci si potrebbe ridere sopra. Non è il
caso. E’ statisticamente certo che è più rischioso passeggiare un
giorno per i quartieri di Los Angeles che vivere sei mesi in
qualsiasi città europea, ma la cosa non ha rilievo per
l’Amministrazione Usa. Bisogna aiutare l’amico italiano. E non c’è
bisogno di essere antiamericani per indignarsi per questa
ingerenza che non aiuta certo l’immagine del nostro Paese. Per
fortuna nelle città italiane si incontrano molti americani.
Se si domanda a qualcuno di essi cosa pensa del warning di Bush
avrai come risposta un sorriso imbarazzato e un avvertimento: la
scommessa è riprodurre in Italia il clima di paura che ha permesso
a Bush la riconferma elettorale. Una vittoria che è stata figlia
anche della violenta campagna mediatica della Casa Bianca sul
“rischio terrorismo”. La paura è cattiva consigliera.
La volontà berlusconiana di drammatizzare la campagna elettorale è
così plateale che l’aiutino americano rientra nello schema.
La mia è una generazione che ha conosciuto, purtroppo, la stagione
della strategia della tensione. Forse abbiamo imparato a non
sottovalutare quanto possono fare poteri oscuri per bloccare
ricambi di classe dirigente. La loggia Propaganda Due non esiste
formalmente più, ma quanti piduisti rimangono nei luoghi del
potere formale o nascosto? Interessa poco la considerazione che al
governo ci sta Berlusconi che ha anche la responsabilità dei
servizi preposti all’ordine pubblico o che i servizi segreti
italiani non abbiano lanciato alcun allarme.
L’importante per la destra è fare la vittima dell’aggressività
della sinistra. Chi sfascia vetrine non è di destra o di sinistra,
è semplicemente un imbecille violento. Considerare i duecento
ragazzi che hanno fischiato il Capo a Genova come contigui al
terrorismo sembra eccessivo anche a Giuliano Ferrara. Ha un bel
dire il Presidente Ciampi sulla mancanza di rischi per la nostra
democrazia. L’appello presidenziale è ininfluente per i
berluscones, ciò che importa è evitare una campagna elettorale che
affronti i problemi veri della gente. Per andare in prima pagina,
e ci riesce bene, il Nostro deve insultare e intimorire i
cittadini. Sei proprietario di casa? I comunisti ti tasseranno.
Sei un piccolo risparmiatore? I tuoi BOT sono a rischio. I
capitali accumulati? Fuggono tutti verso il Lussemburgo. E giù
insulsaggini e colpi di teatro.
L’ultima sceneggiata al convegno degli industriali a Vicenza. Il
gruppo dirigente della Confindustria è stato accusato di filo
comunismo perché non tutti sono sembrati entusiasti del
berlusconismo e dei suoi trionfi.
La catastrofe è che il grande comunicatore non riesce più a bucare
lo schermo. La gente si annoia.
Molti considerano questa campagna elettorale come la peggiore
della nostra storia repubblicana. Si tratta del trionfo della
videocrazia sulla democrazia? Il rischio c’è anche per
responsabilità dell’Unione. Il leggendario “casa per casa” dei bei
tempi antichi richiedeva passione politica, un’organizzazione e un
impegno che non si trova più in nessun partito. Siamo diventati
così tutti teleutenti appassionati dei dibattiti televisivi. Lo
share come è stato? Il sondaggio che dice: ha vinto Diliberto o
Berlusconi? E così a discutere come esperti di comunicazione e
l’Unione non sembra in grado di utilizzare l’unica vera risorsa
che ha: la passione democratica di tanti elettori. E’ vero che la
mancanza dei candidati da eleggere (sono stati già nominati dai
partiti) incide sulla qualità della competizione elettorale, ma
per un comune mortale partecipare ad un dibattito politico è
difficile come vincere alla lotteria. Si discute e ci si schiera
sull’ultima apparizione televisiva di questo o di quello e, in
questa ultima settimana, dell’ultimo film di Moretti. Farà bene o
male all’Unione il lavoro del regista romano? Interrogativo
angosciante. Sarebbe meglio cominciare a riflettere sulle prossime
performance di Berlusconi ed attrezzarsi alla bisogna.
Se vince il centrosinistra significa che vi sono stati brogli.
Così ha sentenziato Berlusconi. Vuoi vedere che sarà necessario
far intervenire osservatori internazionali come è avvenuto in
Bielorussia? Come un novello Lukashenco, Prodi si appresterebbe a
truccare il risultato elettorale. Indignarsi per la balordaggine
berlusconiana è necessario ma serve a poco, altre ne sentiremo.
D’altra parte anche i suoi prodi cavalieri utilizzano la
creatività come strumento essenziale. Prendiamo il socialista
pentito ex piduista, Fabrizio Cicchitto. Audacemente viene in
Umbria a denunciare il pluridecennale regime comunista che governa
Regione e Comuni. Erano truccate anche le elezioni regionali
dell’anno scorso o la qualità del governo locale, unita alla
pochezza dell’alternativa della destra è il motivo del consenso ai
partiti del centrosinistra? Dubbio permanente. E poi perché la
destra non valorizza i valorosi imprenditori umbri che con
coraggio, contro il dittatura di Locchi, Raffaelli e della
Lorenzetti, hanno sottoscritto tanti quattrini per Forza Italia in
occasione della visita dell’Uomo della Provvidenza?
Corriere dell’Umbria 26 marzo 2006

Un aiuto all’amico italiano

Gli amici si riconoscono nel momento del bisogno, afferma un
vecchio detto popolare. E Berlusconi di bisogno ne ha tanto. La
campagna elettorale, nonostante le performance straordinarie in
televisione e nelle convention, non va benissimo per il cavaliere.
I sondaggi continuano a dare perdente il centrodestra e Lui è uno
abituato a vincere ed ha molte conoscenze all’estero. Così l’amico
di tante avventure gloriose, George W.Bush, ha deciso di far
emettere al Dipartimento di Stato americano un warning per i
cittadini Usa che si trovano in Italia. Attenzione, comunicano, il
Bel Paese è zona a rischio di violenze e di attentati, meglio
evitare. Come per le elezioni in Irak e in Afghanistan, così per
le elezioni in Italia, stesso avvertimento. Sembra di sognare e se
non ci fosse da piangere ci si potrebbe ridere sopra. Non è il
caso. E’ statisticamente certo che è più rischioso passeggiare un
giorno per i quartieri di Los Angeles che vivere sei mesi in
qualsiasi città  europea, ma la cosa non ha rilievo per
l’Amministrazione Usa. Bisogna aiutare l’amico italiano. E non c’è
bisogno di essere antiamericani per indignarsi per questa
ingerenza che non aiuta certo l’immagine del nostro Paese. Per
fortuna nelle città  italiane si incontrano molti americani.
Se si domanda a qualcuno di essi cosa pensa del warning di Bush
avrai come risposta un sorriso imbarazzato e un avvertimento: la
scommessa è riprodurre in Italia il clima di paura che ha permesso
a Bush la riconferma elettorale. Una vittoria che è stata figlia
anche della violenta campagna mediatica della Casa Bianca sul
“rischio terrorismo”. La paura è cattiva consigliera.
La volontà  berlusconiana di drammatizzare la campagna elettorale è
così plateale che l’aiutino americano rientra nello schema.
La mia è una generazione che ha conosciuto, purtroppo, la stagione
della strategia della tensione. Forse abbiamo imparato a non
sottovalutare quanto possono fare poteri oscuri per bloccare
ricambi di classe dirigente. La loggia Propaganda Due non esiste
formalmente più, ma quanti piduisti rimangono nei luoghi del
potere formale o nascosto? Interessa poco la considerazione che al
governo ci sta Berlusconi che ha anche la responsabilità  dei
servizi preposti all’ordine pubblico o che i servizi segreti
italiani non abbiano lanciato alcun allarme.
L’importante per la destra è fare la vittima dell’aggressività 
della sinistra. Chi sfascia vetrine non è di destra o di sinistra,
è semplicemente un imbecille violento. Considerare i duecento
ragazzi che hanno fischiato il Capo a Genova come contigui al
terrorismo sembra eccessivo anche a Giuliano Ferrara. Ha un bel
dire il Presidente Ciampi sulla mancanza di rischi per la nostra
democrazia. L’appello presidenziale è ininfluente per i
berluscones, ciò che importa è evitare una campagna elettorale che
affronti i problemi veri della gente. Per andare in prima pagina,
e ci riesce bene, il Nostro deve insultare e intimorire i
cittadini. Sei proprietario di casa? I comunisti ti tasseranno.
Sei un piccolo risparmiatore? I tuoi BOT sono a rischio. I
capitali accumulati? Fuggono tutti verso il Lussemburgo. E giù
insulsaggini e colpi di teatro.
L’ultima sceneggiata al convegno degli industriali a Vicenza. Il
gruppo dirigente della Confindustria è stato accusato di filo
comunismo perchè non tutti sono sembrati entusiasti del
berlusconismo e dei suoi trionfi.
La catastrofe è che il grande comunicatore non riesce più a bucare
lo schermo. La gente si annoia.
Molti considerano questa campagna elettorale come la peggiore
della nostra storia repubblicana. Si tratta del trionfo della
videocrazia sulla democrazia? Il rischio c’è anche per
responsabilità  dell’Unione. Il leggendario “casa per casa” dei bei
tempi antichi richiedeva passione politica, un’organizzazione e un
impegno che non si trova più in nessun partito. Siamo diventati
così tutti teleutenti appassionati dei dibattiti televisivi. Lo
share come è stato? Il sondaggio che dice: ha vinto Diliberto o
Berlusconi? E così a discutere come esperti di comunicazione e
l’Unione non sembra in grado di utilizzare l’unica vera risorsa
che ha: la passione democratica di tanti elettori. E’ vero che la
mancanza dei candidati da eleggere (sono stati già  nominati dai
partiti) incide sulla qualità  della competizione elettorale, ma
per un comune mortale partecipare ad un dibattito politico è
difficile come vincere alla lotteria. Si discute e ci si schiera
sull’ultima apparizione televisiva di questo o di quello e, in
questa ultima settimana, dell’ultimo film di Moretti. Farà  bene o
male all’Unione il lavoro del regista romano? Interrogativo
angosciante. Sarebbe meglio cominciare a riflettere sulle prossime
performance di Berlusconi ed attrezzarsi alla bisogna.
Se vince il centrosinistra significa che vi sono stati brogli.
Così ha sentenziato Berlusconi. Vuoi vedere che sarà  necessario
far intervenire osservatori internazionali come è avvenuto in
Bielorussia? Come un novello Lukashenco, Prodi si appresterebbe a
truccare il risultato elettorale. Indignarsi per la balordaggine
berlusconiana è necessario ma serve a poco, altre ne sentiremo.
D’altra parte anche i suoi prodi cavalieri utilizzano la
creatività  come strumento essenziale. Prendiamo il socialista
pentito ex piduista, Fabrizio Cicchitto. Audacemente viene in
Umbria a denunciare il pluridecennale regime comunista che governa
Regione e Comuni. Erano truccate anche le elezioni regionali
dell’anno scorso o la qualità  del governo locale, unita alla
pochezza dell’alternativa della destra è il motivo del consenso ai
partiti del centrosinistra? Dubbio permanente. E poi perchè la
destra non valorizza i valorosi imprenditori umbri che con
coraggio, contro il dittatura di Locchi, Raffaelli e della
Lorenzetti, hanno sottoscritto tanti quattrini per Forza Italia in
occasione della visita dell’Uomo della Provvidenza?
Corriere dell’Umbria 26 marzo 2006

Primarie, occasione mancata

Con particolare soddisfazione il Ministro Pisanu ha annunciato che
saranno soltanto di quaranta centimetri le schede elettorali che
ci verranno consegnate il 9 e 10 aprile per il nostro voto alle
politiche. Un menù non particolarmente appetitoso. Nessun nome,
soltanto i simboli dei partiti. I candidati saranno rintracciabili
in elenchi che i curiosi potranno leggere nei manifesti affissi
nei seggi elettorali. Non essendoci le preferenze potrà  succedere
che in Umbria uno esprime un voto per i Diesse al Senato ed
eleggerà  un rappresentante della lista Di Pietro. A Milano il
povero elettore diessino vota per il suo partito ed elegge Bobo
Craxi. A Roma un rutelliano vota la Margherita ed elegge un
repubblicano.
Non è una barzelletta. Sono i meccanismi della legge elettorale
voluta dalla destra italiana e che il centrosinistra non ha saputo
contrastare anche perchè ideologicamente innamorato del sistema
elettorale maggioritario. Una reazione politicamente intelligente
poteva essere la scelta di organizzare le primarie per tutti i
candidati del centrosinistra. Si è preferito, invece, come ha
fatto il centrodestra, accentrare a Roma tutte le decisioni su chi
eleggere in Parlamento e il risultato sono liste frutto di
mediazioni tra i vari stati generali dei partiti. Senza regole o
con regole facilmente aggirabili dalla volontà  dei capi e capetti
il cui principale scopo è stato la salvaguardia di amici di
corrente e, già  che ci siamo, di parenti e conoscenti. Berlusconi
è stato facilitato dall’essere proprietario unico di Forza Italia,
il centrosinistra ha avuto più problemi perchè gli azionisti di
riferimento sono più di uno. Il risultato è sotto gli occhi di
tutti. Lo sgomento di fronte ad un Paese che sembra privo di
prospettive può essere superato nella chiarezza. La questione
democratica è una delle questioni essenziali da affrontare e che
deve rientrare nel dibattito elettorale. La crisi non è
responsabilità  esclusiva del berlusconismo. Il non aver lavorato
ad una democrazia di massa basata sulla riorganizzazione dei
partiti e di formazioni politiche anche nella società  civile è una
grave responsabilità  di tutti, anche dell’Unione.
Per intanto il popolo italiano ha subito in queste elezioni un
“esproprio proprietario” nel senso che sono i padroni dei partiti
che hanno deciso, prima delle elezioni, gli eletti. Come nella
nostra luminosa storia, sono i principi che nominano le loro
baronie e le loro signorie locali.
Il popolo è chiamato non ad eleggere i propri rappresentanti, ma a
dare una delega alle segreterie nazionali dei partiti senza alcuna
forma di partecipazione alla scelta dei candidati. Quanto questo
sistema elettorale corrisponda allo spirito e alla lettera della
Costituzione repubblicana è arduo capire. Quello che è certo è
che si tratta di un sistema elettorale che allontana ancor di più
la gente comune dalla politica e rende ancora più malata la nostra
democrazia. Una malattia che viene da lontano. Sono almeno
quindici anni che ci si affanna per trovare sbocco alla crisi
della prima repubblica con leggi improvvisate e illogiche. Prodi
ha preannunciato l’abolizione della legge elettorale con cui
voteremo ad aprile. Speriamo che non si voglia ripristinare un
maggioritario del tipo conosciuto. L’esplosione dei partitini è
figlia più che legittima di quel sistema chiamato mattarellum. Il
“ricatto” della piccola formazione politica, spesso di carattere
personale, è reso possibile da quella infausta legge elettorale.
Meglio pensare ad altro iniziando magari dall’unificare i venti
sistemi elettorali vigenti nelle Regioni individuando un
meccanismo elettorale che assicuri governi stabili e un ruolo
attivo alle assemblee ad iniziare dal Parlamento. Essenziali, poi,
devono essere i vincoli di democrazia nei partiti: un partito non
è un ente privato qualsiasi. La Costituzione assegna ai cittadini
organizzati in partiti un ruolo decisivo nella gestione della cosa
pubblica. I partiti possono essere anche leggeri, l’importante è
che siano democratici e aperti al contributo costante di iscritti
ed elettori.
Come è evidente da quanto successo in questi anni, la questione
della governabilità  ha annichilito la rappresentanza senza
produrre governi efficaci. Esemplare è proprio la stabilità  del
governo Berlusconi. Pur con una maggioranza amplissima, nel
governo del cavaliere, sono cambiati in cinque anni quattordici
ministri e l’azione dell’amministrazione centrale può essere
aggettivata in molti modi. Ma visto lo stato della nostra
economia, dei servizi al cittadino e della morale pubblica,
parlare di efficacia ci sembra eccessivo. Il disastro è sotto gli
occhi di tutti.
Non la pensa naturalmente così Berlusconi che preannuncia l’invio
a tutte le famiglie di un altro libro. Titolo: “La Vera Storia
Italiana”. Sarà  un best seller. Preannunciate tra i dieci e i
quindici milioni di copie. Non sarà  un fotoromanzo come quello che
ricevemmo per le elezioni politiche del 2001. Piuttosto sarà  una
sorta di reality show con foto e slogan che ricorderanno a tutti i
successi del governo dei berluscones. Tutti i giornali di destra e
di sinistra dell’estero considerano pessimo per l’Italia il
quinquennio trascorso e in caduta libera l’appeal del Bel Paese
nel mondo? Bugie dei comunisti e giù foto del Nostro con Bush,
Blair, Putin e Aznar. L’economia va male e i prezzi sono
impazziti? La colpa è di Prodi che ha voluto l’ingresso
dell’Italia nella zona Euro. Ininfluenti i giudizi di tutti gli
economisti, di destra, di centro e di sinistra, che dimostrano
come in mancanza della scelta dell’Euro l’Italia avrebbe dovuto
dichiarare la bancarotta. Tra i successi del Suo governo, il
cavaliere iscrive le medaglie vinte dall’Italia alle Olimpiadi di
Atene e ci informa di aver percorso da leader 550 mila chilometri.
Interessante. Qualche chilometro in meno e più trasparenza
nell’azione di governo sarebbe stata preferibile.
Corriere dell’Umbria 12 marzo2006