da Francesco Mandarini | Mar 26, 2008
Una delle più confuse campagne elettorali del dopoguerra. E’ un rincorrersi di promesse di cui la destra populista e partito democratico si rinfacciano il copyright delle proposte. Veltroni garantisce l’aumento delle pensioni? Berlusconi si impegna a legare le pensioni al costo della vita. Le risorse per farlo? Non si conoscono. Ne si conosce perchè il governo Berlusconi prima e quello Prodi successivamente non lo hanno legiferato quando governavano il Paese. Non erano folli i ministri della sinistra quando ponevano la questione del risarcimento sociale quale priorità del governo Prodi se Veltroni e addirittura Berlusconi oggi promettono la stessa cosa richiesta per mesi da Ferrero, Mussi e Diliberto.
Comunque, alla ricerca del colpo di teatro che sposti gli orientamenti dell’elettorato, Veltroni e Berlusconi la fanno da padroni nei giornali e nelle televisioni alla faccia della legge che prevede, per le TV, uguale possibilità di accesso per tutte le forze politiche al di là del peso elettorale. La faticosa campagna solitaria di Veltroni obbliga il cavaliere a rincorrere il capo del PD e già questo è una novità .
Gli altri competitor stanno a guardare scavalcati a destra e a sinistra dai due duellanti. Ogni tanto invitati a qualche talk show i leader dei partiti minori sembrano annichiliti dalla scelta di tutti i mass media di assegnare ai due contendenti maggiori quasi tutto lo spazio della comunicazione. I vari Casini, Bertinotti, Boselli e Storace provano a dimostrare l’utilità di una scelta di voto diversa da quella del “voto utile” ma il fuoco di sbarramento dei giornali rende problematico l’obbiettivo.
Per il popolo che fu della sinistra, la vittoria di Berlusconi è una specie di incubo che si spera evitare dando forza al PD anche a dispetto dei propri ideali e, magari con la puzza al naso, votare per la Binetti o per Rutelli. Sembrerebbe una scelta razionale ma forse non è la sola decisiva. Il berlusconismo permea la società italiana da molti anni e la esangue democrazia italiana ha certo la necessità di un PD forte ma è anche vero che il partito di Veltroni ha bisogno di una sinistra politica presente in Parlamento altrimenti i democratici sarebbero assorbiti dal populismo della destra.
Non guasterebbe una dose di saggezza nel guardare oltre l’interesse al voto per il proprio partito.
E’ accertato, ad esempio, che se la Sinistra Arcobaleno non raggiunge, in certe regioni, l’8% dei voti al Senato, i senatori che non ottiene vanno alla coalizione di Berlusconi e non a quella di Veltroni. Ormai lo riconoscono e lo scrivono anche i teorici del voto utile che le elezioni saranno decise dal risultato di alcuni dei partiti minori. Ma poi che significa voto utile? Per decenni una parte consistente dell’elettorato ha votato per il PCI pur sapendo che non ci sarebbe stato un governo con i comunisti. Volevano, quegli elettori, vedere rappresentati in Parlamento i valori e gli ideali in cui credevano. Non tutta la politica si esaurisce con la presenza nel governo. Anche la rappresentanza rende la democrazia vitale. Il voto è sempre utile. Forse dovrebbe essere anche libero.
da Francesco Mandarini | Mar 14, 2008
Oggi scade il termine per la preparazione delle liste elettorali. I partiti hanno alla fine scelto chi nominare in Senato e alla Camera dei Deputati. Agli elettori rimane la sola scelta del simbolo cui dare il consenso. I fortunati sono già stati scelti. Una grande trasmigrazione tra un collegio e un altro è stata necessaria per assicurare il posto sicuro a pinco e a pallino. Candidati toscani trasferiti in Sicilia, siciliani candidati in Emilia, laziali in lista in Umbria, pugliesi indicati in Campania e così via. Chissà perchè questo esodo da collegio in collegio che riguarda tutti gli schieramenti politici. Comunque ormai è fatta e lamentarsi non serve a nulla. A leggere i giornali in tutte le regioni è successo quanto è successo in Umbria. I catapultati da Roma hanno reso risibile la rivendicazione di proposte autonome del territorio. Tutti si dicono federalisti convinti, ma i gruppi dirigenti locali hanno autonomia zero, quando si tratta di candidare qualcuno per Camera o Senato. Dicono che la legge elettorale voluta dal centrodestra è repellente, ma poi la utilizzano alla grande per decidere a Roma tutti i fortunati nominati per il Parlamento.
In genere come sono le liste? La determinazione di Walter Veltroni a costruire un partito all’americana come risposta alla crisi della democrazia italiana, ha portato alla messa in campo di liste che sembra contengano il tutto e il contrario del tutto. Ma il Partito Democratico americano è proprio questo: un contenitore in cui l’identità è scomparsa. Assume rilievo esclusivamente la condivisione dei programmi e della leadership del momento. Un partito del leader che ha il potere di scegliere chi nominare nelle istituzioni democratiche.
Dirigenti di qualità ed esperienza sono stati sistemati in collocazioni sicure ma anche nuove forze entreranno in Parlamento grazie alle scelte dei capi partito.
Non mancano portaborse, segretarie, amici degli amici, mogli e mariti. Anche essi sono stati sistemati in modo da poter essere eletti il 13 e 14 aprile. Negare che vi sia stato un processo di rinnovamento sarebbe ingiusto ma molte scelte rimangono misteriose e certamente la trasparenza delle nomine non è stata la caratteristica fondamentale. Curioso che una delle polemiche tra il PD e la Sinistra arcobaleno sia stata sul numero di operai presenti nelle liste dei due schieramenti politici. Uno degli artefici della polemica sugli operai in lista è stato un certo Paolo Nerozzi.
Gli addetti ai lavori conoscono Paolo Nerozzi come sindacalista nazionale della CGIL e come uno dei fondatori della Sinistra democratica. Con l’approssimarsi delle elezioni ha cambiato parere e collocazione: ha lasciato la Sinistra democratica ed è entrato nel Partito Democratico. L’ormai ex sindacalista è tra gli eletti sicuri ed avrà come capolista il celebre industriale veneto Fausto Calearo. Il Calearo è divenuto famoso per diversi motivi. Lo scorso anno al convegno di Comunione e Liberazione aveva dichiarato la sua comprensione per gli evasori fiscali suscitando i rimproveri anche di Montezemolo. Nei mesi successivi, alla presidenza della Federmeccanica Calearo, svolgendo il ruolo di falco, ha ritardato fin che ha potuto la firma del rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Poi, indicato da Veltroni come capolista del PD, in una trasmissione televisiva ha santificato Clemente Mastella per aver fatto cadere il governo Prodi, aggiungendo per chiarezza che aveva accettato di essere candidato per i democratici semplicemente perchè Berlusconi non gli aveva fatto prima la stessa proposta. La passione politica dell’industriale veneto è indiscutibile. Il Nerozzi, in lista con questo bel tipo, pensa bene di polemizzare con Bertinotti perchè ci sono pochi operai nelle liste della Sinistra da cui lo stesso Nerozzi è fuggito per approdare nel PD. (altro…)
da Francesco Mandarini | Mar 7, 2008
Questa volta, a differenza delle tre precedenti occasioni elettorali, Berlusconi esclude i miracoli. Propone sette “missioni” per salvare il Paese disastrato dal governo Prodi.
Come se arrivasse dalla luna e dimentico dei cinque anni di governo di centrodestra, il cavaliere continua ad inseguire un Walter Veltroni che, da una città all’altra, impone temi e progetti per il governo che intende guidare. Un Berlusconi contenuto e senza cravatta, continua ad accusare l’ex sindaco di Roma di plagiare il Suo programma. Ha ragione il Cavaliere? Gli esperti sostengono che vi sono punti in comune tra le idee del PD e quelle del PDL . Ad esempio sia Veltroni che Berlusconi si impegnano ad abbassare le tasse a partire da quelle sui redditi da lavoro. Curiosamente dopo anni di oblio torna in scena il mondo del lavoro come emergenza nazionale. In due decenni i salari e gli stipendi italiani sono passati dall’essere tra i più alti d’Europa ad essere i più bassi della Comunità . Qualcosa bisognerà pur fare se si vuole rivitalizzare il consumo interno e bloccare il processo di recessione sollecitato dalla crisi americana. Così Berlusconi promette la detassazione di straordinari e tredicesime e Veltroni aumenti salariali legati alla produttività . Detassare gli straordinari nella sostanza significa implementare le ore di lavoro aggravando le già precarie condizioni di vita dei lavoratori.
Legare gli aumenti salariali alla produttività presuppone la comprensione del perchè la produttività in Italia è tra le più basse d’Europa. Dieci volte inferiore a quella della Svezia. Ma nel Paese scandinavo l’organizzazione del lavoro, la qualità degli impianti e dei mezzi di produzione, la formazione professionale sono radicalmente diverse da quelle italiane. Siamo all’ultimo posto per gli investimenti in ricerca e sviluppo. Una ricerca della FIOM ha accertato che un operaio italiano metalmeccanico ha un processo di formazione di 480 minuti all’anno. In queste condizioni la produttività del lavoro non può crescere in maniera significativa. (altro…)