da Francesco Mandarini | Feb 25, 2010
A quaranta giorni dalle elezioni i partiti e le coalizioni sono impegnati nella formazione delle liste e nella predisposizione dei programmi. La sceneggiatura è simile per il centrodestra e per il centrosinistra. Per adesso l’unica cosa certa è che i candidati a presidente sono, per adesso, cinque. Tra questi spiccano quattro donne. Tra queste ha fatto notizia la candidatura dell’onorevole Binetti per l’UDC di Casini. Appena uscita dal Partito Democratico, l’onorevole teodem sceglie di candidarsi nella nostra regione quale presidente. Qualche osservazione.
In Umbria siamo da tempo abituati ad eleggere in parlamento personale politico transumante che sceglie il collegio sicuro dell’Umbria ex rossa. Visto che la terra d’origine non garantisce l’elezione, si concorda con gli oligarchi romani e si transuma nelle liste umbre. In genere il transumante una volta eletto scompare come la neve al sole e l’Umbria torna ad essere, per l’eletto, soltanto una metà gastronomica e/o turistica.
Specialmente il centrosinistra ci ha abituati a opzioni innovative nella scelta dei candidati. A volte hanno anche esagerato, come quando hanno imposto ai bolognesi la candidatura di Cofferati a Sindaco della città rossa per eccellenza. L’esperienza non andò benissimo e una sola legislatura fu sufficiente per i bolognesi per cambiare. Ed anche se il successivo sindaco ha fatto la fine che ha fatto, a Bologna nessuno rimpiange la sindacatura dell’ex leader della CGIL. Felicemente approdato a Strasburgo come parlamentare europeo, si sta occupando dei nostri destini.
Pur senza metter limiti alla divina provvidenza, difficile ipotizzare l’onorevole Binetti vincitrice nella gara per la presidenza della regione umbra. E’ ipotizzabile una sua elezione in consiglio regionale. Se non ricordo male, esiste un’incompatibilità tra seggio parlamentare e quello regionale. Non si può essere in contemporanea parlamentare e consigliere regionale, le norme lo proibiscono. Delle due, una: la candidatura a presidente della Binetti va intesa come richiamo elettorale che, poi, opterà per rimanere a Roma in parlamento o la Binetti intende rinunciare allo scranno parlamentare per entrare a Palazzo Cesaroni? Sarebbe carino se gli elettori fossero messi in condizione di capire gli intendimenti della teodem. Non dire la verità sarebbe un peccato non so se veniale o mortale. (altro…)
da Francesco Mandarini | Feb 17, 2010
La corsa per il posto in lista è cominciata da tempo e la forza del candidato, per adesso, si misura attraverso il numero e la grandezza dei manifesti già affissi. Non si conoscono i criteri per la scelta dei candidati ma sembra prevalere il criterio di rappresentanza territoriale a conferma che non saremo chiamati ad eleggere consiglieri che rappresentano tutta la regione, ma singoli feudi, con il dato vassallo. In presenza di partiti privi di gruppi dirigenti riconosciuti a livello regionale, in carenza di una visione d’insieme dei problemi dell’Umbria, diviene obbligatoria la frantumazione della rappresentanza. Il PD esce da una tornata politica che se possibile ha enfatizzato le divisioni anche tra le diverse aree della regione. E’ auspicabile che ciò che ha detto la vincitrice, Catiuscia Marini e lo sconfitto, Giampiero Bocci divenga realtà e che il maggior partito del centrosinistra riesca ad andare oltre le divisioni di questi mesi. Le ultime primarie non hanno raggiunto il numero di votanti di quelle di ottobre a segnalare una difficoltà , un disagio tra gli elettori del PD. E’ però irriguardoso e politicamente sbagliato definire la partecipazione al voto come irrilevante e senza un forte significato politico. Si decidono strategie e scelte politiche sulla base di sondaggi e si considera marginale il voto di 55000 umbri? Sciocchezze. (altro…)
da Francesco Mandarini | Feb 11, 2010
Siamo all’inizio di febbraio ma le mura delle città sono già contrassegnate dai manifesti sei x tre dei candidati alle lezioni regionali che si svolgeranno alla fine di marzo. Slogan appropriati dovrebbero indurre l’elettore a scegliere pinco pallino e non sempronio quale membro dell’assemblea regionale. Dalla sloganistica che leggiamo nei poster veniamo rassicurati che i problemi che tormentano la nostra società saranno messi a soluzione scegliendo il giusto candidato. Non sono un esperto, ma l’investimento per ottenere il seggio dovrebbe essere significativo e mi domando il perchè di tanta passione per entrare in un consiglio regionale? Penso che l’amore per la politica potrebbe trovare anche altri luoghi per esprimersi, perchè quindi questa costosa corsa all’elezione? Un giudizio sulle competenze degli attuali consigli regionali? Un intellettuale non sospetto di estremismo come Ernesto Galli della Loggia ha scritto un editoriale sul Corriere della Sera che valuta pari allo zero l’utilità delle assemblee regionali. Scrive Galli della Loggia: “Perchè i consigli regionali sono assolutamente inutili? Per la stessa ragione per cui sono inutili i consigli comunali e provinciali. Perchè l’elezione diretta del capo dell’esecutivo, la quale, si noti, avviene in perfetta coincidenza cronologia con l’elezione del consiglio, grazie al meccanismo del cosi detto listino o altro analogo di fatto produce costante coincidenza di colore politico tra esecutivo stesso e maggioranza dell’assemblea.” Esagera il professore? Credo proprio di no. La questione del ruolo delle assemblee elettive è cosa molto seria. Ne va della qualità di una democrazia. Riguarda anche il Parlamento della Repubblica. Tutti i politologi seri sostengono che il potere legislativo e quello di controllo dell’attività dell’esecutivo, sono stati azzerati attraverso il meccanismo della decretazione d’urgenza seguita alla bisogna dal voto di fiducia. Essendo i parlamentari nominati e non eletti è difficile garantire qualsiasi autonomia: tutti tengono famiglia e non soddisfare le volontà del Capo non rientra nelle probabilità . Il rischio di considerare il parlamento un costoso ente inutile è nelle cose. Se la massima istituzione della democrazia è messa male che dire dell’assemblea regionale? Con l’elezione diretta del presidente della regione imposta dal centrosinistra il ruolo del consiglio si è praticamente annullato. A memoria non ricordo un voto consigliare in conflitto con la volontà presidenziale. E si capisce perchè. Il presidenzialismo all’italiana prevede che l’elezione del presidente coincida con l’elezione dell’assemblea regionale e, conseguentemente, non esiste alcuna autonomia legislativa del consiglio. Un consigliere può decidere di dimettersi senza che questo infici l’efficacia dell’assemblea. Si sostituisce. Se il presidente della regione se ne va con esso se ne va a casa anche l’assemblea. Sarebbe come se il presidente degli Stati Uniti avesse il potere di sciogliere il Senato o la Camera dei rappresentanti. In nome della governabilità si è partorito un mostro istituzionale che ha reso inutile il lavoro di tutte le assemblee e la loro rappresentatività debole e illeggibile. L’ideologia della filosofia di un uomo solo al comando ha impoverito la democrazia repubblicana senza ottenere nè maggior efficacia nell’azione pubblica nè maggior trasparenza. (altro…)
da Francesco Mandarini | Feb 2, 2010
Nel passato quando si voleva eleggere in Parlamento un leader prestigioso senza timore di sorprese, a Roma si pensava ad un collegio elettorale dell’Umbria. Per decenni abbiamo, con soddisfazione eletto Pietro Ingrao, poi liquefatto il PCI, a sinistra ci è toccato votare per sconosciuti che non avevano alcun rapporto con la nostra terra e che, una volta eletti, scomparivano per sempre nel nulla. La forza della sinistra prima e del centrosinistra poi, era tale da non riservare sorprese negli eletti. Ottenere la candidatura in Umbria significava la certezza di entrare in parlamento o in consiglio regionale. Le cose sono a poco a poco cambiate. L’Umbria non più rossa, nemmeno rosa pallido, rischia di diventare nerazzurra per responsabilità del ceto politico imperante da decenni in tutto il centrosinistra. La leaderite acuta la patologia che ha portato all’abbandono di qualsiasi progetto collettivo a vantaggio delle carriere dei singoli. L’io che ha annichilito il noi.
Leggi elettorali irriguardose di ogni parvenza democratica assegnano alle oligarchie romane il potere di nominare i parlamentari e il presidenzialismo all’italiana prevede leggi elettorali con sbarramenti e listini che espropriano la volontà popolare. Gli oligarchi locali non vogliono correre rischi, così, in consiglio regionale, ci saranno sei consiglieri, il 20% per capirci, che nessuno ha votato. Saranno nominati. Chi saranno i fortunati? Non si accettano scommesse. Troppo facile prevedere che la ristretta elite del partito sarà ben rappresentata. Congratulazioni agli estensori della legge elettorale e ai futuri nominati. (altro…)