da Francesco Mandarini | Dic 17, 2010
Indignarsi è giusto, meravigliarsi no. Il mercato dei voti in atto in Italia è il risultato di un processo di una lunga storia.
Basta fare un giro in una qualsiasi libreria per scoprire decine e decine di studi, saggi, ricerche sul sistema politico dell’Italia berlusconizzata. Intellettuali, filosofi, sociologi sono anni che descrivono la decadenza della democrazia, in Italia e nel mondo.
Si pensa forse che non vi siano conseguenze alla scelta di rendere la politica una carriera personale? Si ritiene ininfluente il fatto di avere un Parlamento di nominati dalle oligarchie dei partiti attuali? Decine di parlamentari, di centrodestra e di centrosinistra, hanno cambiato casacca ripetutamente e sono rimasti a galla per anni e anni nell’indifferenza dell’elettorato.
La nostra è divenuta negli anni, e non solo per responsabilità di Berlusconi, una democrazia con forti tratti di populismo.
Il populismo per affermarsi ha bisogno di un Capo che decide i destini dei propri subalterni. Premia i meritevoli in obbedienza, punisce chi dimostra una qualsiasi forma di autonomia.
Ne sa qualcosa Fini. Cacciato dal PDL soltanto perchè aveva, sommessamente e con lungo ritardo, chiesto un poco di democrazia interna al partito. La cosa ha riguardato anche quei raggruppamenti del centrosinistra in cui ha prevalso per anni un padre-padrone che a dispetto di ogni democrazia interna ha preteso ubbidienze e fedeltà .
Che cosa è il berlusconismo? Volgarità a parte, il dominio di Berlusconi è stato possibile costruendo un ceto politico che ha come obiettivo esclusivamente la sua salvaguardia nella carriera e nel vantaggio economico. Un orizzonte questo completamente deciso dal leader massimo. Ma c’è un altro carattere fondante il dominio del Cavaliere: la politica non solo è un fatto d’interesse personale, ma per svolgersi con successo ha bisogno degli amici giusti. Ha suscitato meraviglia il fatto che il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, si sia recato alla villa di Arcore per incontrare Berlusconi. Non una visita di cortesia, ma l’occasione per sottoporre al capo del governo questioni inerenti alla città di Firenze. E’ giusto osservare che non è stato politicamente irrilevante dimostrare di accettare l’altro paradigma berlusconiano. Il cavaliere ha stabilito che i luoghi dove si esercita il potere pubblico, sono le sue residenze private. La privatizzazione della politica all’ennesima potenza. Il problema è anche un altro. Dichiarazione di ieri del sindaco Renzi: “L’accordo era che il giorno successivo, fatte le verifiche con Letta, con Tremonti e con gli altri, si sarebbe fatto un comunicato congiunto per dare notizia del nostro incontro e invece.”
Domanda. In base a quale legge o criterio il sindaco rottamatore pretendeva un trattamento speciale per la bella Firenze da parte di Berlusconi, Letta, Tremonti e gli altri? Il sindaco ha dichiarato di odiare le ideologie, è un uomo del fare anche lui. Con l’ideologia c’entra poco l’evitare di andare con il cappello in mano in una villa privata non di altissima reputazione. Palazzo Chigi è molto più vicino a Firenze, con la Freccia Rossa ci vuole un’ora soltanto.
E’ possibile che il governo ottenga la fiducia del Parlamento la prossima settimana. Alcuni parlamentari di diverse formazioni hanno deciso, per responsabilità nazionale, di appoggiare Berlusconi. In un bipolarismo perfetto il centrodestra chiama traditori i finiani, Di Pietro chiama infami i peones che hanno scelto, senza nulla chiedere, di essere responsabili votando no alla sfiducia. Tutto ciò è riconducibile al disastro della politica attuale e non può stupire. Un disastro che non è soltanto italiano. Basta osservare ciò che sta succedendo in Inghilterra per avere la conferma della difficoltà per la politica di affrontare le contraddizioni del tempo. A Londra c’è un governo di coalizione: Conservatori e Liberal-democratici. A differenza di quanto avviene in Italia, i programmi elettorali dei partiti sono molto semplici e trasparenti. In quello dei Liberali era scritto che mai avrebbero aumentato le tasse universitarie. La camera dei Comuni ha aumentato la tassa d’iscrizione alle università pubbliche fino a 11 mila Euro l’anno. La protesta studentesca è stata violentissima e l’uomo più disprezzato dall’opinione pubblica non solo studentesca è divenuto il leader dei Lib-dem, Mr.Clegg. I sondaggi prevedono la scomparsa elettorale di questo partito. Non hai mantenuto la promessa elettorale? Punizione degli elettori.
In Italia è diverso. Il programma elettorale del centrodestra era un libro pieno di buone intenzioni, sogni che sarebbe impossibile rammentare. Nonostante la massiccia maggioranza, il governo di promesse ne ha mantenute pochine. Si giustificano con l’impatto della crisi mondiale. Questa c’entra poco con l’assoluta inconsistenza di ogni politica di sviluppo e con l’indifferenza nei confronti dell’impoverimento di parti sempre più consistenti del popolo. Il destino di intere generazioni non sembra interessare più di tanto e il mondo della cultura in protesta permanente viene considerato con la sufficienza dichiarata da Tremonti: la cultura non si mangia. La si tagli assieme alla ricerca e ai fondi per la scuola.
Dicono che la campagna acquisti sia andata bene e che per due o tre voti la fiducia ci sarà . Staremo a vedere.
Quello che è certo è che politicamente questo governo non è nelle condizioni di governare. La scelta sarà delle elezioni anticipate? Difficile fare previsioni. Al di là dell’ignominia dei suoi meccanismi, questa legge elettorale non assicura la maggioranza nè al centrodestra nè al centrosinistra. Modificarla sembrerebbe la cosa più ragionevole. Aiuterebbe molto se in uno sforzo di intelligenza i partiti del centrosinistra e del centrodestra non berlusconizzato trovassero l’accordo per una legge elettorale civile. Sarà interessante verificare se dalle piazze di Roma occupate ieri dal popolo dei democratici uscirà un PD più unito e meno portato all’autoflagellazione.
da Francesco Mandarini | Dic 9, 2010
Affaticati, stressati dal troppo lavoro, 128 sedute dell’assemblea in un solo anno, i capigruppo del centrodestra hanno deciso una vacanza. La Camera dei deputati resterà chiusa per due settimane.
Nelle pagine dei giornali del tutto il mondo ci si interroga sulla crisi finanziaria, sui destini della moneta unica europea, sulle prospettive di un’economia che provoca disoccupazione e precarietà per tutti e in tutti i Paesi occidentali. L’ultimo rapporto del Censis descrive un’Italia ridotta malissimo. Senza speranze. “Una società pericolosamente segnata dal vuoto, dove cresce l’indistinto e si appiattiscono le soggettività , una società senza più legge nè desiderio”. Un quadro fosco, insomma. Eppure i nostri deputati chiudono un ramo del Parlamento e si prendono un break invernale. Non è il caso di scandalizzarsi. La legge elettorale vigente non prevede eletti dal popolo, ma nominati dalle oligarchie di partito. Un deputato non deve rispondere al suo elettorato, è sufficiente la fedeltà al capo. E poi anche in vacanza gli Arditi del popolo della libertà continuano ad intervenire sulla situazione politica. Il pluri-inquisito Denis Verdini, uno dei coordinatori del PDL, ha annunciato che loro se ne fregano delle prerogative del Presidente dello Stato. La Costituzione va interpretata e Napolitano non può che accettare la volontà del Cavaliere e di Bossi. Se Berlusconi sarà costretto alle dimissioni perchè è stato incapace di governare, bisogna tornare alle elezioni con questa schifezza di legge elettorale.
Gli Arditi sanno bene che quella italiana è una repubblica parlamentare. Non è il popolo che elegge direttamente il governo. In caso di crisi di governo il Presidente della Repubblica ha l’obbligo di verificare in Parlamento se esiste una maggioranza alternativa a quella messa in minoranza. La competenza è esclusiva del Parlamento che, su proposta del Presidente della Repubblica, elegge il Presidente del Consiglio. La guardia pretoriana diretta dal triunvirato, Verdini, La Russa e Bondi, sa bene che i parlamentari non hanno vincolo di mandato. Queste cose le conoscono i capo bastone del PDL, ma se ne fregano. In nome di un populismo totalitario si vogliono fare a pezzi le regole fondamentali della Repubblica.
Il grado di imbarbarimento del Paese si segnala anche attraverso piccole vicende locali. Un assessore leghista di Padova non vuol più che si finanzi la maratona che si svolge ogni anno per festeggiare il santo patrono della città . Sapete perchè? La ragione è semplice: la maratona di Padova la vincono sempre gli extracomunitari che per giunta corrono in mutande. Gli eroici padani non amano le sfide sportive e gli extracomunitari li preferiscono quando lavorano in nero a salari di fame.
Un tempo i giovani gridavano che ribellarsi è giusto. Oggi sarebbe sufficiente l’indignazione rispetto alla deriva antidemocratica a cui stanno conducendo l’Italia pezzi della classe dirigente del Paese.
Le migliaia di giovani che in queste settimane sono scesi in piazza in difesa della scuola pubblica, in modo democratico, non violento e creativo, costituiscono una bella speranza per tutti.
La riforma universitaria non è cosa che riguarda soltanto gli studenti, i ricercatori o i professori. La crescita democratica, economica, sociale e culturale di un Paese dipenderà sempre più dall’economia della conoscenza. Anche per questo motivo, la formazione culturale delle nuove generazioni non può essere considerato soltanto un onere. In tutto l’occidente le lotte degli studenti hanno come obbiettivo il rafforzamento dell’istruzione pubblica e il sostegno pubblico ai meritevoli senza mezzi. Sembrano obbiettivi di civiltà che riguardano l’intera società .
Partiamo dalla nostra esperienza di umbri.
Perugia e l’Umbria sono da sempre mete di giovani studenti. Le nostre università hanno formato migliaia di giovani di ogni parte del mondo ed hanno ancor oggi un ruolo decisivo per l’economia e per il modo di essere della nostra comunità . Gli studenti sono una risorsa straordinaria ma per salvaguardarla c’è bisogno di una riforma universitaria che premi la qualità e risolva la precarietà di coloro che vi lavorano. A quanto ne ho compreso la riforma Gelmini, amata dai Rettori, non risolve nè l’uno nè l’altro problema. Una riflessione della politica sembrerebbe necessaria.
Ad oggi, quello che continua a mancare è la politica con la p maiuscola.
I partiti continuano a guardare il proprio ombelico. La destra a quello di Berlusconi, il centrosinistra di ombelichi da guardare ne ha diversi. La speranza è che di fronte all’aggravarsi della crisi vi sia un raptus d’intelligenza collettiva che porti le classi dirigenti a considerare come prioritario l’interesse generale e non quello delle caste.
La speranza può nascere anche dall’osservazione di fatti particolari. Questa settimana si è svolta a Perugia una cerimonia funebre. E’ morto Paolo Vinti, un giovane che aveva fatto del lavoro intellettuale e della passione per la politica lo scopo della sua breve vita. Senza incarichi, senza ruoli, Paolo era diventato l’interlocutore di tanti. La cerimonia si è svolta nella meravigliosa struttura di Fra’ Bevignate. Una pioggia scrosciante non ha impedito la partecipazione di centinaia e centinaia di persone. Impressionante. C’era tutta una città che raramente si ha occasione di vedere. Parlamentari, Sindaci, ex sindaci, presidenti ed ex presidenti. Giornalisti, dirigenti di partito, sindacalisti. Giovani, tantissimi, e tanta gente comune di ogni orientamento politico, hanno voluto essere presenti a significare l’affetto e l’apprezzamento per una persona che ha voluto ricordare continuamente ai potenti e alla gente comune che senza la politica una società non cresce, si impoverisce. Prevalgono la barbarie e un individualismo cialtrone. Nel dolore per la perdita di Paolo anche un bagliore di fiducia.
da Francesco Mandarini | Dic 2, 2010
Il più diffuso settimanale degli Stati Uniti, Newsweek, nell’ultimo numero dedica sette pagine sette all’Italia. Titolata Berlusconi e le donne, l’inchiesta racconta cose note. Non parla soltanto di donne, di veline o di escort, ma dei vari disastri del bel paese. Scopriamo, ad esempio, che nelle graduatorie mondiali, siamo al 74° posto per il trattamento relativo alle donne. Non va meglio per l’equità sociale, siamo al 121° posto nel mondo.
Il crollo di Pompei portato ad esempio della trasandatezza della classe dirigente. E catastrofe dopo catastrofe, il settimanale fa un bilancio agghiacciante dello stato delle cose in Italia. Newsweek definisce come funziona il governo in Italia: nessuno ha responsabilità , nessuno ha vergogna, nessuno sembra avere attenzione a un Paese in disfacimento.
Dopo sedici anni di scesa in campo del Cavaliere, di dominio nella gestione dei principali mezzi di comunicazione e di nove anni di governo del Capo, l’Italia ha un’immagine nel mondo non bella. La reazione? Come la storia ci insegna, in certi momenti di difficoltà bisogna inventarsi il nemico esterno. Il fascismo si inventò la congiura giudo-pluto-massonica. In un delirante comunicato il consiglio dei ministri sostiene che c’è una strategia per colpire l’Italia e la sua immagine internazionale.
Il ministro Frattini ha denunciato questa strategia senza individuare la fonte, il cervello di questa sorta di Spectra che non ama l’Italia berlusconizzata. Consigliamo il nostro ministro degli esteri di richiamare in servizio James Bond.
Ci sarebbe di che ridere, ma non è il caso.
La situazione è grave ma non seria direbbe Flaiano, l’unica novità positiva è che a questo punto l’agenda politica non la impone soltanto Berlusconi. Se la politica continua nel suo balbettio, emergono forze diverse non più disposte a subire la precarietà e il degrado. Iniziarono i lavoratori delle fabbriche in crisi, continuano gli studenti che, con tutto il mondo della scuola, pongono la questione del futuro del Paese. Il movimento non ha ancora le caratteristiche di quello che segnò gli anni 60, è fortemente non violento e usa con intelligenza le tecniche che favoriscono una visibilità nei mezzi d’informazione. I tetti e i monumenti come luoghi atti a segnalare il disagio di un’intera generazione destinata dalle classi dirigenti ad un futuro di precarietà nel lavoro e ad un disagio sociale senza speranza. Ci avete tolto il futuro, gridano intere generazioni. Bisognerebbe ascoltarle. (altro…)
da Francesco Mandarini | Nov 23, 2010
E’ accertato che una parte consistente del popolo italiano non ha un grande rapporto con tutto ciò che è pubblico. La crisi della politica degli ultimi lustri rappresenta il cemento di un rifiuto di massa di tutto ciò che costituisce in altri Paesi senso di appartenenza senza il quale non si è comunità , non si è nazione. Piuttosto prevale un agglomerato d’interessi personali, famigliari e di lobby che guardano con disprezzo all’interesse generale.
La storia del Paese ha certo influenzato questa caratteristica del nostro popolo, ma forse in questa fase è decisiva la qualità delle classi dirigenti. Le priorità che esse impongono nell’agenda politica dell’Italia contrastano con la sensibilità e le urgenze del vivere quotidiano. La storia ci racconta anche momenti in cui l’intelligenza e la creatività del popolo è stata utilizzata dai leader del tempo per la costruzione di progetti collettivi che hanno trasformato l’Italia. Tutti gli anni della ricostruzione post-bellica pur segnati dalla guerra fredda e da una durissima lotta politica furono gli anni del grande balzo economico e sociale dell’Italia. Il mondo della politica, il mondo delle imprese e le forze sociali organizzate provocarono quello che nel mondo fu chiamato il miracolo italiano.
Le classi dirigenti cambiano, si rinnovano ma non sempre il rinnovamento produce leader adeguati. Arduo paragonare il ministro Rotondi ad Amintore Fanfani o il sindaco Chiamparino a Giorgio Amendola. Di imprenditori alla Adriano Olivetti, se ne è persa traccia da anni. L’Italia è oggi il Paese d’Europa che ha il ceto dirigente più pagato e contemporaneamente i salari più bassi. Non sempre l’ammontare degli emolumenti premia la qualità . Uno sguardo ai membri del Parlamento è sufficiente a confermare.
Una società per essere ben governata ha bisogno di una classe dirigente riconosciuta e apprezzata. Oggi, lo scollamento tra chi dirige e chi è amministrato è un dato di fatto che riguarda i partiti, gran parte della struttura pubblica, ma anche l’universo dell’economia e delle imprese.
La vita democratica si è molto impoverita e i luoghi della democrazia organizzata sono ormai visti dal popolo come luoghi di privilegio dove spesso si compiono scelte contro l’interesse generale e a vantaggio di questo o quell’interesse personale o di lobby. Prendiamo ad esempio la legge di stabilità appena approvata della Camera. Tra i mille tagli previsti c’è ne è uno che indigna.
Chi paga le tasse in Italia ha la possibilità di devolverne una parte a organizzazioni private che appartengono alla galassia del volontariato. La legge prevede per l’anno 2010Â la destinazione in base alla scelta del contribuente di una quota pari al 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche a finalità di sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle fondazioni e associazioni riconosciute; finanziamento della ricerca scientifica e delle università ; finanziamento della ricerca sanitaria; attività sociali svolte dal comune di residenza del contribuente; sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche riconosciute dal Coni.
Lo stanziamento previsto era di 400 milioni di Euro. Per l’anno che verrà lo stanziamento è stato ridotto a 100 milioni di Euro, cioè tagliato del 75%. Migliaia di volontari operano in Italia e nel mondo del sottosviluppo con progetti diversi che affrontano le diverse emergenze che l’ideologia liberista produce. ONLUS di grande prestigio e rilievo o piccole associazioni di volontariatonon potranno più operare nonostante che molti contribuenti abbiano scelto di sostenerle con proprie risorse. In compenso nei prossimi cinque anni l’Italia spenderà 13 miliardi per rinnovare il proprio arsenale militare. Avremo i caccia bombardieri più moderni al mondo alla faccia di Emergency, dell’Unicef o di Medicin sans frontier e anche di quella del contribuente italiano. (altro…)
da Francesco Mandarini | Nov 17, 2010
Berlusconi ha fatto benissimo a lasciare in anticipo il vertice del G 20 di Seul. Il cavaliere ha ben altro a che pensare. Così dopo la ridicola passerella delle foto di gruppo dove tutti i capi sorridono, Berlusconi ha preferito tornare a Roma. Non si capisce la ragione dei sorrisi a 32 denti di Obama o Sarkozy, c’è poco da ridere. Ancora una volta coloro che pomposamente si definiscono i grandi della terra, si sono incontrati e non sono riusciti a mettersi d’accordo nemmeno sul menu dei loro pranzi di lavoro. Inutili come i frigoriferi al polo nord, questi vertici dei leader mondiali servono soltanto a certificare l’impossibilità di una linea condivisa di uscita dalla crisi che sconquassa il mondo globalizzato. Ognuno andrà per la sua strada cercando di scaricare sull’altro i problemi. Gli americani continueranno a stampare dollari come se fosse carta straccia, i cinesi a mantenere basso il valore della propria moneta, gli europei ad arrabattarsi con i loro debiti pubblici. Si dirà , meglio un altro summit inutile che una guerra, ed è vero. Rimane il fatto che la disoccupazione in occidente continua a crescere e generazioni di donne e di uomini continueranno a vivere nella precarietà mentre la speculazione finanziaria si appresta ad agire sulle situazioni più a rischio. Rientra in questa tipologia l’Italia? Il nostro è un Paese che si caratterizza per un ingente debito pubblico e un’enorme ricchezza privata. Certo questa ricchezza è distribuita malissimo e se si guarda alle dichiarazioni dei redditi del 2009 sembrerebbe il contrario. Soltanto l’uno per cento dei contribuenti dichiara un reddito annuo superiore ai 100 mila Euro, ma sappiamo che oltre ad altri record prestigiosi, abbiamo il primato nell’evasione fiscale. Leader mondiale, come la Ferrari. E’ la ricchezza esentasse che ha consentito fino ad oggi un contenimento del disagio sociale. Ma per quanto sarà possibile che le famiglie sopportino il peso della disoccupazione e della precarietà giovanile o per altri versi sostituiscono i servizi pubblici al cittadino sempre più ridimensionati? Per quanto è sopportabile un’evasione fiscale di tali dimensioni? (altro…)