da Francesco Mandarini | Apr 22, 2009
Il mondo della politica è stato sotto stress per la questione dell’election day. Il problema sul tavolo era se votare il 7 giugno alle elezioni europee oltre che per le amministrative, anche per il referendum voluto dall’eroico Mario Segni e da eminenti tifosi del sistema politico bipartitico, all’americana. Furbescamente i promotori del referendum hanno strumentalizzato la giusta ripulsa popolare per la legge elettorale vigente che, come è noto, ha estorto ai cittadini la possibilità di contribuire alla scelta dei propri rappresentanti. Una schifezza antidemocratica i cui frutti sono un Parlamento composto da clientes dei potenti dei partiti di cartapesta che segnano l’attuale fase della storia della Repubblica. Una legge che molti costituzionalisti ritengono in conflitto con i vincoli della rappresentanza scritti nella Costituzione vigente ma che per ignavia di molti è stata promulgata. E’la legge che ha consentito il trionfo di Berlusconi. Votare lo stesso giorno significa il risparmio di circa 400 milioni di Euro che di questi tempi non sono proprio noccioline. Alla faccia di ogni criterio di buona amministrazione, il governo ha deciso che per il referendum si voterà il 21 giugno. La Lega ha confermato il suo potere di veto e il Presidente Fini ha preso una bella sberla. Che cosa dicono i quesiti del referendum? Quali le conseguenze se vincesse il sì? Il quesito fondamentale comporta l’assegnazione del premio di maggioranza al partito che prende un voto in più degli altri. Cioè teoricamente un partito che prende il 25% dei voti (o anche meno) potrà contare sul 53,9% dei seggi della Camera e il 55% degli scranni del Senato. Potranno gli elettori scegliere i propri rappresentanti? No. Le liste rimangono bloccate e quindi permane il meccanismo della nomina e non della scelta degli elettori. I deputati e senatori non rappresentanti del popolo ma del Capo maximo. Una vera ignominia che consentirebbe ad una minoranza di governare il Paese e volendo, modificare la Carta Costituzionale a suo piacimento. Un capolavoro di democrazia pensato da quegli geni promotori del referendum che peggiorerebbe ulteriormente la già ignobile Legge vigente. Sono gli stessi che, periodicamente, si inventano un referendum sulle leggi elettorali che, quando approvati, hanno prodotto quei mutamenti del sistema politico su cui è cresciuto il berlusconismo. In nome dell’ideologia del leaderismo si è svuotata alla radice la qualità della democrazia italiana. Un’avventura che ha trovato nel centrosinistra una sponda forte.
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da Francesco Mandarini | Apr 13, 2009
Un grido si levò nel salone d’onore di Buckingham Palace: “Mister Obama, Mister Obama”.
La padrona di casa, la regina Elisabetta, sbigottita, si guarda attorno e chiede a microfoni accesi chi fosse il “tifoso”.
Scuotimento del capo reale, sospiro di sopportazione alla scoperta che l’individuo era il solito italiano caciarone principe dei gaffeur del mondo. Il video della comica è stato trasmesso in ogni spazio possibile della rete e il fatto ripreso da tutti i mass media. Italiani spaghetti e mandolino, non ci salva nemmeno la Ferrari.
I commenti non sono stati di grande apprezzamento per il presidente dell’A.C.Milan, ma così Berlusconi è riuscito ad andare ancora una volta in prima pagina.
Il sogno della foto assieme ad Obama si è realizzato grazie alla raffinata eleganza del nostro Capo. State certi che alla prossima occasione Berlusconi dichiarerà un’intensa amicizia con il presidente americano. Dimenticato l’amico di una vita G.W.Bush.
Noi italiani siamo fatti così, come diceva Flaiano, corriamo sempre in soccorso del vincitore. E l’uomo di Arcore è il rappresentante massimo di un certo tipo di italico.
Al di là del rilevante ruolo della rappresentanza italiana, è servito a qualcosa il vertice di Londra dei 20 Paesi più importanti del mondo? I giudizi sono contradditori, ma a parte il finanziamento del Fondo Monetario Internazionale, le decisioni non sembrano tali da rassicurare. La crisi sarà globale ma senza politiche di contrasto prese dai singoli Stati è certo che non sarà possibile contrastare il disastro provocato dall’avidità dei ricchi del mondo.
Si vanno diffondendo in Europa forme di protesta differenziate per metodi e organizzatori. A rivolte spontanee si susseguono scioperi e proteste organizzate dai sindacati. Si assaltano i simboli della finanza, si sequestrano manager ritenuti gli organizzatori della rapina che ha determinato il collasso dell’economia di carta inventata dai liberisti, gestita da top manager avidi e immorali. I livelli di disoccupazione hanno raggiunto limiti terribili specialmente per le generazioni di lavoratori più giovani e per adesso, i governi hanno preferito rifinanziare banche e imprese e irrisori sono stati gli investimenti a salvaguardia delle condizioni di vita delle masse popolari. Molti leader hanno forti preoccupazioni per la tenuta sociale del continente europeo.
Un ruolo decisivo per impedire il collasso sociale è quello delle organizzazioni sindacali. Per questo capisco poco il perchè, a differenza del resto dell’Europa, sia soltanto la CGIL a tentare di mettere insieme le forze di contrasto alle politiche governative. (altro…)
da Francesco Mandarini | Apr 6, 2009
Il timore è che la Libertà nel nome del nuovo partito, altro non sia che quella di Berlusconi di fare tutto quello che vuole. The Economist, 26 marzo. Esagera il settimanale del liberalismo internazionale nel giudicare il PDL, il partito che nasce oggi a Roma nell’entusiasmo dei berluscones? Per Berlusconi un fantasma si aggira per l’Italia. Il fantasma del comunismo a cui contrapporre una nuova rivoluzione liberale. Slogan si dirà . Ma non bisogna avere pregiudizi. Bisogna guardare ai fatti e alle scelte che il leader della destra e il governo da Lui comandato compiono quotidianamente e valutarli alla luce dei principi liberali.
Sembra un bollettino di guerra. Ieri il Senato ha approvato a maggioranza la legge sul così detto testamento biologico. In un sol colpo, viene smantellato il dettato dell’articolo 32 della Costituzione. Quello che garantisce la libertà di ognuno di accettare o no le cure mediche. Il testo è il seguente: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Questi limiti sono stati azzerati dal voto del Senato. Colpo micidiale alla libertà di ciascuno che è stato salutato con grida di euforica gioia della Conferenza Episcopale Italiana. A differenza di altri Paesi in cui la componente cattolica ha un peso significativo, Spagna e Germania tanto per ricordare, l’ideologia di una parte viene imposta per legge a tutti. Ciò avviene in evidente conflitto con la nostra Costituzione ma anche con ogni normativa in vigore in tutti i Paesi democratici.
Il capolavoro fortissimamente voluto dall’ex radicale senatore Quagliarello, si conclude con una norma in cui si stabilisce che tu puoi anche andare da un notaio e fare il testamento biologico (che vale tre anni) ma poi l’ultima parola spetta al medico. Una presa in giro e uno stimolo ad un certo tipo di “turismo” per coloro che, in drammatiche circostanze, potranno permetterselo. Alla faccia di ogni principio liberale.
In avanzato stato di elaborazione la normativa di contenimento del diritto di sciopero. Il craxiano Ministro Sacconi è impegnatissimo a rendere l’Italia uguale agli altri Paesi. Non uguali agli altri per ciò che riguarda il welfare sociale e l’assistenza alle masse di giovani precari e ai disoccupati in aumento. No, uguali nei vincoli per le libertà sindacali aggiustandoli alla realtà italiana. Rompere l’unità sindacale, isolare la CGIL per limitare la libertà della classe dei lavoratori, il sogno del Ministro. (altro…)
da Francesco Mandarini | Mar 27, 2009
Al momento non sappiamo quando, ma è certo che la vendetta voluta dal segretario regionale del PRC dell’Umbria sarà consumata e il reprobo Tippolotti dovrà dimettersi da Presidente del Consiglio Regionale. L’accordo sembra fatto e al posto del vendoliano Tippolotti andrà un democratico, Bracco o chi per lui. Un successo della tenace lotta di Stefano Vinti per colpire il traditore. Il segretario si conferma l’interprete umbro più autentico della tradizione comunista di staliniana memoria. E’ d’altra parte questa è la dimostrazione di un male antico della sinistra: il nemico principale è sempre quello che ti è più vicino politicamente e pur di sconfiggere l’apostata si può far di tutto. In questo caso regalare al PD un’altra carica importante. Complimenti. Il riformismo umbro può essere soddisfatto. Presidenza della Giunta e presidenza del consiglio allo stesso partito non è una novità in Umbria. Settimio Gambuli era presidente dell’assemblea quando anche Germano Marri lo era dell’esecutivo regionale, tutti e due del PCI. Ma la situazione atipica non derivava da vendette politiche. Che Tippolotti abbia favorito con la sua lettera al consiglio l’operazione è fuor di dubbio, ma l’episodio è della serie continuiamo a farci del male. Forse una gestione più accorta e meno astiosa da parte di tutti avrebbe portato ad un risultato non così lacerante e sgradevole. Annichilire quel che resta del popolo della sinistra sembra l’impegno preso dai dirigenti locali riformisti e/o radicali che siano. A pochi mesi da elezioni amministrative importanti, lacerare ancora il fragile tessuto della sinistra può determinare risultati elettorali pessimi, uno stimolo al non voto formidabile e quindi un regalo alla destra. Concretamente, la coalizione di centrosinistra vedrà al suo interno Sinistra e libertà , e quindi i vendoliani, o Vinti porrà il Suo autorevole veto? (altro…)
da Francesco Mandarini | Mar 26, 2009
L’Accademia di belle arti di Perugia è vicino al collasso. Studenti e docenti si sono mobilitati e mercoledì scorso si è svolta una vivace manifestazione organizzata dai giovani dell’Accademia. La prima occupazione studentesca dell’Accademia si svolse nel 1964: per due mesi la scuola fu occupata con l’obbiettivo di sollecitare la statalizzazione della struttura. Politici, istituzioni locali di ogni tipo s’impegnarono a sollecitare il governo a inglobare l’accademia nel sistema scolastico statale. Niente concretamente successe. Nell’anno accademico del 1968 l’occupazione durò praticamente per tutto l’anno e ancora una volta, le classi dirigenti s’impegnarono per la statalizzazione. In quarantacinque anni non abbiamo fatto un passo avanti. O meglio nel 1999 il Parlamento, su proposta del governo di centrosinistra, approvò una legge che prevedeva un’accademia per ciascuna regione. Sembrava fatta ed invece la legge non è stata ancora applicata nè dai governi di centrosinistra nè da quelli guidati da Berlusconi. Da qui la paralisi. (altro…)