da Francesco Mandarini | Dic 10, 2007
Una maionese impazzita. E’ questa la definizione più adeguata alla situazione politica italiana. Una logorrea dichiaratoria unisce destra, centro e sinistra. In un “impazzimento” di leader, leaderini di ogni livello che pensano di acquisire consensi coltivando il loro orticello personale. Si svolge sotto gli occhi attoniti dei comuni mortali una partita politica che sembra non aver altra prospettiva che l’ulteriore decadenza dell’agire politico. Esemplare è la campagna del cavalier Berlusconi contro l’UDC accusata di aver impedito, per interesse di partito, al governo del centrodestra di governare. E’ noto che anche Casini si è dovuto occupare degli interessi privati del padrone di Mediaset e ha avuto poco spazio per occuparsi di altro. Altrettanto notorio in tutto il mondo che nell’ultima legislatura dominata dal centrodestra, il Parlamento si è dovuto occupare prevalentemente degli “Affari del Signor Giulio Cesare”. Ingeneroso il Berlusconi. Stupirsi sarebbe inutile: Berlusconi è l’interprete indiscusso di una parte consistente del Paese e il nostro è divenuto un Paese difficile da governare.
Nell’ultimo rapporto Censis di quest’anno la società italiana è definita così: “Una poltiglia di massa delusa da politica e istituzioni. Coriandoli individualisti che galleggiano solo per appagato imborghesimento. Una società che ha subito una degenerazione antropologica”¦.rendendola afflitta da pigrizia fisica e psicologica”.
Il ceto politico è espressione di questo quadro impietoso tracciato da De Rita? Le classi dirigenti in genere sono l’apice di questa mucillagine? Negarlo è difficile. Si avverte l’assenza di qualsiasi intelligenza collettiva capace di invertire la tendenza al degrado che colpisce tutti i settori della vita del Paese. La politica appare sempre meno capace di dare risposte adeguate alle emergenze della gente comune e così ognun si rincantuccia nel proprio particolare. Il rimescolamento dei partiti avviene all’interno di un mondo a parte che esclude i cittadini. La cosa rossa, la cosa bianca, la cosa azzurra, la cosa nera. Partiti che nascono in un giorno e in un giorno muoiono senza che mai si capiscano per quali valori, quali idee e quali interessi generali le nasciture formazioni politiche chiedono il consenso.
Che il governo Prodi non abbia più una maggioranza politica è stato affermato da: Dini, Mastella, Di Pietro. Adesso ci si è messo anche Bertinotti con un’intervista che ha lasciato molti, anche a sinistra, basiti. Intendiamoci, molte cose che Bertinotti afferma sono giuste. Che la maggioranza al governo abbia perso il consenso di una parte dell’elettorato popolare è fuori discussione, ma a mio parere è ingeneroso presentare il governo Prodi come fallimentare. Affermare che il centrosinistra ha fallito sembrerebbe azzardato e comunque se questa è la convinzione bisogna trarne le conseguenze sapendo che ci sarà un effetto domino che travolgerà anche i governi locali.
Domanda: può il Presidente della Camera entrare nel conflitto politico come rappresentante di una parte dei contendenti? No. Non può. La terza carica dello Stato ha l’obbligo di essere super partes, non è un capo partito, ma appunto garante del funzionamento della democrazia parlamentare. E non è un compito da poco in un momento di crisi verticale del rapporto tra popolo e istituzioni. (altro…)
da Francesco Mandarini | Dic 5, 2007
Gli ottimisti la definiscono fluida, i pessimisti limacciosa. Non vi sono però dubbi sul fatto che la situazione politica appare segnata da una grande incertezza e confusione.
Le urla di giubilo di Prodi per la tenuta del governo non si erano ancora spente che, lo stesso Prodi, ha dovuto imporre il voto di fiducia, questa volta alla Camera dei Deputati, sul decreto concernente gli accordi tra le parti sociali sul Welfare. Il testo votato non recepisce alcuna delle richieste formulate dalla sinistra al governo nonostante che la commissione parlamentare ne avesse accolte alcune che, se pur marginalmente, modificavano il testo concordato tra sindacati e Montezemolo. Lo strappo è avvenuto su questioni che non avrebbero stravolto l’accordo.
Erano miglioramenti rispetto ai contratti precari e per i lavori usuranti. Niente da fare. L’accordo è quello siglato e nemmeno le virgole devono essere modificate. Alla faccia della sovranità del Parlamento! Voto di fiducia a testo immutato. Bisognava dimostrare chi comanda in Italia e così è stato fatto. Felicitazioni di confindustria e grande euforia dei diniani. Questa è la denominazione dell’ultimo raggruppamento della fantasiosa politica italiana. Un altro gruppo formato nel Senato della Repubblica con alcuni, cinque, trafughi della defunta Unione. Rispetto del programma presentato agli elettori? Roba vecchia: gli elettori servono per essere eletti e per fare ciò che più aggrada.
Qualcuno si è domandato di quale democrazia si parla, quando cinque parlamentari (i diniani) comandano più dei centocinquanta parlamentari della sinistra. Ma questo è il cinema cui siamo forzati ad assistere.
I comunisti non mangiano più bambini, mangiano i rospi ha disegnato Vauro. E non è un bel mangiare per una sinistra già in confusione per proprio conto.
Per la sinistra le cose si mettono male e la discussione sul significato dello stare al governo è esplosa dentro i partiti e nella pagine dei giornali. Tra l’incudine del sostenere Prodi, senza che il programma venga attuato, e il rischio di un governo istituzionale che emargini ancora di più le istanze del mondo del lavoro, la scelta è drammaticamente difficile.
Ci vorrebbe il coraggio di riaggregare ciò che oggi è diviso da sigle, orticelli vari e generali senza esercito. Un appuntamento la sinistra lo ha fissato. (altro…)
da Francesco Mandarini | Nov 30, 2007
Riforme, riforme, riforme. E’ questo il grido di dolore che leader politici, opinion maker, rappresentanti delle organizzazioni sociali lanciano al Paese da almeno 30 anni.
Non ricordo quante commissioni bicamerali hanno fallito nel tentativo di riforme istituzionali. E’ certo che tutte, diconsi tutte, le riforme fatte hanno fallito e indebolito la democrazia italiana.
Un esempio banale è la riforma che istituiva gli enti regione nel sistema istituzionale.
La speranza di realizzare un sistema di potere decentrato che valorizzava l’autogoverno locale, ballò una sola estate.
Un vigoroso centralismo, di ogni colore, svuotò di significato le competenze e i poteri legislativi regionali favorendo un contenzioso tra comuni e regioni e riconducendo allo Stato centrale ruoli che la Costituzione assegnava alle regioni. Lo spostamento di risorse dal centro alla periferia avvenne, quando avvenne, con vincoli che rendevano l’autonomia regionale monca e incapace di incidere nei processi economici locali.
Soltanto le regioni più creative seppero utilizzare le possibilità offerte delle politiche sociali ed economiche della Comunità Europea by passando i vincoli del centralismo.
Dovevano essere sciolte le amministrazioni provinciali e invece queste furono fatte galleggiare per dieci anni senza poteri e senza competenze fino a rimpolparle con ritagli di funzioni spesso riconducibili a quelle dei comuni.
Piegando i risultati dei vari referendum ai propri desideri, il ceto politico ha introdotto il maggioritario come sistema elettorale. Il risultato? La proliferazione dei partiti e il potere di ricatto non è più limitato al Ghino di Tacco di craxiana memoria che, almeno, rappresentava un partito di grande tradizione e consenso. Oggi il ricatto è esercitato da micro formazioni politiche e spesso da singoli parlamentari. Le coalizioni non si formano per libera scelta, ma sono obbligate da sistemi elettorali che rendono indispensabili anche i portatori di insignificanti (numericamente) pacchetti di voti.
E’ nata una nuova religione chiamata bipolarismo. Non sarà il caso di verificare concretamente il rapporto costi benefici del bipolarismo all’italiana? I partiti sono aumentati, il costo della politica è divenuto intollerabile, la conflittualità è quotidiana all’interno dei due blocchi politici e tutto il sistema istituzionale funziona malissimo nel suo rapporto con i cittadini.
Riformar bisogna, ma con intelligenza e rispetto delle regole. (altro…)
da Francesco Mandarini | Nov 21, 2007
L’ultima legge finanziaria approvata senza mettere la fiducia è stata quella del 2004. Il governo era presieduto da Berlusconi che, va ricordato, aveva in parlamento una maggioranza amplissima. Che il governo Prodi incassi una vittoria netta e trasparente è fuor di dubbio. Soltanto Berlusconi è convinto del contrario, ma è noto che l’attitudine del cavaliere è quella di costruire immagini che poco tengono conto della realtà . Il governo cadrà il 14 novembre, prometteva alla mamma e ai suoi fidi il presidente dell’A.C.Milan. Non è caduto? Cadrà al più presto. Non hanno funzionato i talent scout della campagna acquisti. Alla riapertura del mercato, a gennaio, per il calcio e per i senatori si ricomincia. Ronaldinho per il Milan e qualche senatore per far cadere Prodi.
Berlusconi è un “creativo” della pubblicità e i guru del marketing ci dicono che ripetere ossessivamente le qualità di un prodotto, anche se non vere, fa vendere il detersivo più pubblicizzato meglio degli altri.
Doveva implodere il centrosinistra e invece l’approvazione della legge di bilancio sta provocando tensioni molto serie nel centrodestra. La Casa delle libertà rischia di sgretolarsi. Dopo il voto in Senato, la disponibilità di UDC, Lega e Alleanza Nazionale a partecipare al tavolo delle riforme proposto dal centrosinistra, isola Forza Italia. Una nuova legge elettorale e qualche riforma istituzionale divengono possibili e in ogni caso, si spostano in avanti le eventuali elezioni anticipate. Sono necessarie riforme elettorali e istituzionali? Obbligatorie direi. Ma quali e in quali direzione? Qui sta il dilemma. (altro…)
da Francesco Mandarini | Nov 17, 2007
Alcuni ricercatori economici americani hanno dimostrato un rapporto stretto tra aumento del prodotto interno lordo e tasso di immigrazione. Più immigrati ufficiali o clandestini entrano negli States, più la ricchezza nazionale aumenta.
E’ dimostrato che interi comparti dell’economia e della società italiana, entrerebbero in crisi senza l’apporto di lavoratori provenienti da altri Paesi del mondo. La Padania intera utilizza massicciamente mano d’opera straniera nelle piccole imprese, esattamente come il profondo Sud dell’Italia per il comparto dell’agro-industria. Ognuno ha potuto sperimentare che, alle carenze dell’organizzazione pubblica nella gestione dei servizi all’infanzia e alla terza età , unita alla crisi della famiglia tradizionale, si supplisce con personale di assistenza di origine extra italiana. L’immigrazione è quindi una risorsa positiva per lo sviluppo dell’economia e per i servizi alla persona. Eppure nel senso comune, a fasi alterne, prevale la diffidenza a volte il rifiuto dell’altro, dell’immigrato. E’ questione non solo italiana.
In tutta Europa, in forme diverse, crescono spinte xenofobe che alcuni partiti della destra utilizzano per i loro successi politici. Quanto accaduto attorno alla vicenda dei rom e dei romeni in Italia ha caratteristiche ancor più gravi proprio perchè ha avuto come protagonisti, negativi, anche pezzi del centrosinistra. Sottovalutare la questione della sicurezza sarebbe un errore. E’ vero che la micro criminalità colpisce quasi sempre i più deboli e assuefarsi senza reagire costituirebbe un disastro. L’illegalità va combattuta ad ogni livello scegliendo la strada giusta. Tolleranza zero è uno slogan che va bene per un film con il grande Clint Eastwood, ma non funziona in mancanza di politiche che si basano sull’integrazione, sull’accoglienza, sulla tolleranza degli immigrati.
Le migrazioni sono la grande emergenza di questi anni. Anche se la storia dell’umanità è segnata da sempre da processi di immensi trasferimenti di popoli, la globalizzazione economica e culturale di questi anni enfatizza il problema. Sono contenibili con la repressione e con la chiusura delle frontiere? Chi lo sostiene dice una falsità . Gli Stati Uniti hanno costruito una barriera fisica (filo spinato e tecnologia) ai confini con il Messico senza ottenere risultati apprezzabili. La California continua ad avere latinos clandestini.
E’ il caso di interrogarsi piuttosto sui motivi che portano milioni di donne e di uomini a lasciare la loro terra per entrare nel primo mondo. Il nostro occidente possiede l’ottantacinque per cento della ricchezza mondiale ed è abitato dal dieci percento della popolazione. Non è scontato che quei popoli che non possiedono nulla, cerchino di entrare nel nostro mondo in mancanza di politiche di sostegno al loro sviluppo endogeno?
Piuttosto che i muri (impossibili anche per la conformazione dell’Italia) è meglio che la politica scelga la strada dei rapporti con i Paesi di provenienza e con intelligenza, cercare di integrare chi arriva per lavorare in Italia. Integrare non è semplice. (altro…)