da Francesco Mandarini | Nov 9, 2007
Succede raramente, ma anche la stampa italiana può produrre testi che hanno il merito di non essere banali ripetizioni delle stupide polemiche tra addetti ai lavori. Questo è esemplare per capacità di analisi del problema dei migranti e del significato delle parole sinistra politica.
“La Stampa” 9 novembre 2007
La politica è fatta di scelte, ma vive di gesti simbolici. Veltroni, il leader della sinistra italiana, anzichè suggerire o sollecitare o tollerare che l’inumana favela di Tor di Quinto fosse rasa al suolo, avrebbe dovuto visitarla.
Avrebbe dovuto parlare con chi ci abita, fermarcisi una notte, convocare le telecamere e dire agli italiani due cose: come leader del Partito democratico, spiegare che i non-italiani sono tanti e saranno sempre di più, e che è nostro preciso dovere garantire loro condizioni di vita dignitose; come sindaco di Roma, impegnarsi a trovare quanto prima un lavoro e una casa e una scuola per tutti i disgraziati abitanti della baraccopoli. Che senso ha andare in Africa se non ci si preoccupa delle migliaia di stranieri che vivono come bestie in decine di agglomerati fatiscenti – Forza Italia ne ha contati ottanta – sparsi per Roma? E che senso ha essere e dirsi «di sinistra» se non si condivide e non si pratica l’accoglienza, la tolleranza, l’apertura, la pietà ? (altro…)
da Francesco Mandarini | Nov 5, 2007
Il Partito Democratico continua ad essere al centro del dibattito politico. La cosa era scontata considerando che il progetto del nuovo partito non è chiarissimo nelle strategie e la stessa forma organizzativa è ancora, diciamo così, in ideazione e le idee in campo sono molteplici. La novità c’è e condiziona marcatamente anche le altre formazioni politiche. Le aspettative sono molte e molto viene richiesto al leader del PD in termini di innovazione politica. Anche coloro che non aderiranno al nuovo partito sanno bene che un fallimento sarebbe una catastrofe per la democrazia italiana già da anni in pessima salute. Sono oltre quindici anni che siamo in transizione. Bruciata la prima repubblica stiamo passando alla terza senza il minimo rimpianto per la seconda che per molti ha fatto rimpiangere la prima. La costante è stata un ceto politico immobile come la linea Maginot.
Il tempo non è molto e costruire qualcosa di innovativo in un pantano come è oggi la politica italiana, non è cosa semplice.
Ciò è aggravato da alcune contraddizioni drammaticamente pesanti.
La più evidente è quella di come costruire il partito e salvaguardare nel contempo il governo Prodi.
La diarchia Prodi-Veltroni può essere anche un valore aggiunto, ma può anche provocare tensioni all’interno della coalizione. Come si può constatare giornalmente le tensioni inter alleanza non mancano e il PD dovrebbe essere il partito con maggior capacità di dare solidità alla alleanza.
E’ evidente che le forze politiche di governo non PD debbano accettare la guida del capo del governo. Si discute, ma alla fine è Prodi che è legittimato a decidere. Con Veltroni, l’altro pezzo della diarchia, le cose sono diverse. I partiti vogliono confrontarsi prima che le decisioni vengano prese dal segretario del Partito Democratico se queste condizionano l’azione governativa. Quanto è successo per il decreto sulla sicurezza è da questo punto di vista esemplare e da evitare nel futuro.
Che Veltroni abbia interesse ad impedire la caduta di Prodi dovrebbe essere cosa ovvia. Pochi credono ad elezioni anticipate con l’attuale legge elettorale e nonostante l’insistenza di Berlusconi, un governo istituzionale è nelle cose se la debolezza del governo si tramuta in crisi formale. Molti lavorano a questa ipotesi. Soluzione che consentirebbe un cambio di alleanze e nella prossima primavera lo svolgimento del referendum sulla legge elettorale vigente. Gli esperti del settore avvertono che vinto il referendum (chissà ) rimarrebbe un sistema elettorale ancor più osceno dell’attuale. E’ una balla che scomparirebbero i piccoli partiti. Anzi, rafforzerebbero il loro potere nelle coalizioni. Il premio di maggioranza verrebbe assegnato alle liste, non ai partiti. Ma è roba da esperti, il popolo può solo partecipare ai riti utili al ceto politico per conservare il proprio potere.
I bookmaker di Londra non accettano scommesse sulla durata del governo Prodi. Troppo evidente la sua debolezza e scontata sembrerebbe la sua caduta. Non sono tra quelli che ritengono l’esperienza di Prodi del tutto negativa. Anzi. In questi diciotto mesi il Paese ha evitato il disastro a cui l’aveva portato il governo Berlusconi. Dimenticare la catastrofe dei conti pubblici gestiti da Tremonti o le leggi cucite addosso ai berluscones è stato l’errore compiuto da opinion maker e popolino. (altro…)
da Francesco Mandarini | Nov 1, 2007
Lettera al Riformista
LA MOSSA DEL CAVALLO
Martedì 30 ottobre 2007
Caro direttore, il dubbio che conclude il tuo editoriale del lunedì è anche il mio. Che la nascita del Pd costituisca una sorta di mossa del cavallo che sollecita a destra e a sinistra una risposta rapida è evidente. Ciò che ancora non è chiaro sono le prospettive del sistema politico italiano che, con qualsiasi legge elettorale, richiede chiarezza sul tipo di coalizione che si vuol costruire per governare il paese. Ritengo difficile realizzare nell’immediato in Italia un meccanismo all’americana. Bisognerebbe cambiare la Costituzione dopo che un referendum ha stabilito, soltanto un anno fa, che va bene quella che c’è. Negli Usa è scontata la vocazione maggioritaria del candidato a presidente. In Italia la conseguenza è diversa e mi sembra evidente che se Veltroni ha deciso di andare oltre l’alleanza con la sinistra (radicale?, lasciamo perdere) dovrà urgentemente indicare chi la sostituisce. Fatta la scelta mi sembra ardimentoso mantenere vivo il governo Prodi per le ragioni che tu scrivi. Non sarà una tragedia, ma poi che succede? Si può essere entusiasti per la novità , ma nessuno può pensare che il Pd raggiungerà la maggioranza assoluta nelle prossime elezioni. Sommessamente faccio rilevare che quasi tutto il governo locale al momento è gestito da coalizioni simil-Unione. Rompere a Roma significherà alleanze omogenee a ogni latitudine? Non si attiverà un processo a cascata del tipo di quello vissuto negli anni ’60 con il primo centro-sinistra? Vivo in una già “regione rossa”, l’Umbria, non canto certo le lodi di chi mi governa, ma sono abbastanza certo che la vocazione maggioritaria del Pd significherà mettere a rischio un’alleanza che, nel bene e nel male, ha mutato alla radice la terra in cui vivo. Un tempo usavamo, lo ricordi certamente, la categoria dell’avventurismo. Oggi non è più di moda. Proprio perchè mi terrorizza pensare a un fallimento del Pd, consiglierei maggior prudenza e verificare i “sogni” alla luce della dura realtà istituzionale e politica del Paese. Un saluto cordialissimo a te e a Macaluso
Francesco Mandarini
Â
da Francesco Mandarini | Nov 1, 2007
Il Governatore della Banca d’Italia ha scoperto che i salari italiani sono miseri. Tra i più bassi d’Europa. La retribuzione media oraria italiana è tra il 30% e il 40% inferiore ai valori di Francia, Germania e Regno Unito, afferma il Governatore. Con un’altra indagine dell’ottimo ufficio studi dell’Istituto che governa, il dottor Draghi, scoprirebbe che tutti i redditi da lavoro (pensioni comprese) hanno subito un impoverimento relativo e che il potere di acquisto delle grandi masse si è drammaticamente ridimensionato.
La così detta flessibilità del lavoro, provoca in intere generazioni di giovani una precarietà che impedisce qualsiasi progetto per il futuro. In genere continuano a vivere in famiglia anche perchè non possono costruire una famiglia propria, altro che bamboccioni.
Un tempo gli emigrati italiani spedivano a casa una parte dei loro stipendi. Oggi spesso il giovane che va a lavorare al Nord partendo dal Sud (ma anche dall’Umbria), con i salari che percepisce, per vivere deve continuare a chiedere aiuto alla famiglia di origine.
La “scoperta” di Draghi è stata ripresa da tutti i giornali, ma pochi si sono interrogati sui motivi di questa pessima performance del “sistema Italia”. Forse la moderazione salariale dei sindacati è stata eccessiva? Non sia mai che le leggi sulla flessibilità debbano essere integrate da una rete di protezione sociale che non lascia il lavoratore solo di fronte a norme che favoriscono esclusivamente il datore di lavoro. Non sarà che il popolo delle partite IVA rappresenta un’altra forma di lavoro subordinato precario?
La ripartizione del reddito nazionale è divenuta intollerabile ed è tempo di invertire una tendenza che dura ormai da troppi anni. E senza una ripresa dei consumi privati l’economia non decollerà .
E’ emblematica la decisione dell’amministratore delegato della Fiat, Marchionne, di anticipare ai lavoratori di quel gruppo 30 euro mensili sui futuri miglioramenti contrattuali. Non è una grande cifra, ma può essere letta come il riconoscimento che, senza il contributo dei lavoratori, il successo dei prodotti Fiat degli ultimi anni non sarebbe stato possibile. E’ anche la presa di coscienza del problema salariale italiano da parte del maggior gruppo privato? Si vedrà nel proseguire della trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. (altro…)
da Francesco Mandarini | Ott 30, 2007
LA MOSSA DEL CAVALLO
Martdeì 30 ottobre 2007
Caro direttore, il dubbio che conclude il tuo editoriale del lunedì è anche il mio. Che la nascita del Pd costituisca una sorta di mossa del cavallo che sollecita a destra e a sinistra una risposta rapida è evidente. Ciò che ancora non è chiaro sono le prospettive del sistema politico italiano che, con qualsiasi legge elettorale, richiede chiarezza sul tipo di coalizione che si vuol costruire per governare il paese. Ritengo difficile realizzare nell’immediato in Italia un meccanismo all’americana. Bisognerebbe cambiare la Costituzione dopo che un referendum ha stabilito, soltanto un anno fa, che va bene quella che c’è. Negli Usa è scontata la vocazione maggioritaria del candidato a presidente. In Italia la conseguenza è diversa e mi sembra evidente che se Veltroni ha deciso di andare oltre l’alleanza con la sinistra (radicale?, lasciamo perdere) dovrà urgentemente indicare chi la sostituisce. Fatta la scelta mi sembra ardimentoso mantenere vivo il governo Prodi per le ragioni che tu scrivi. Non sarà una tragedia, ma poi che succede? Si può essere entusiasti per la novità , ma nessuno può pensare che il Pd raggiungerà la maggioranza assoluta nelle prossime elezioni. Sommessamente faccio rilevare che quasi tutto il governo locale al momento è gestito da coalizioni simil-Unione. Rompere a Roma significherà alleanze omogenee a ogni latitudine? Non si attiverà un processo a cascata del tipo di quello vissuto negli anni ’60 con il primo centro-sinistra? Vivo in una già “regione rossa”, l’Umbria, non canto certo le lodi di chi mi governa, ma sono abbastanza certo che la vocazione maggioritaria del Pd significherà mettere a rischio un’alleanza che, nel bene e nel male, ha mutato alla radice la terra in cui vivo. Un tempo usavamo, lo ricordi certamente, la categoria dell’avventurismo. Oggi non è più di moda. Proprio perchè mi terrorizza pensare a un fallimento del Pd, consiglierei maggior prudenza e verificare i “sogni” alla luce della dura realtà istituzionale e politica del Paese. Un saluto cordialissimo a te e a Macaluso
Francesco Mandarini e-mail