Gli errori del Professore

Se non da cartellino rosso almeno il giallo dell’ammonizione ci sta tutto nell’entrata in politica del professor Monti. Dismesse le vesti di tecnico super parte, il rettore della Bocconi di Milano ha infilato nell’ultima settimana una serie di cantonate che ne hanno annichilita la sua dota maggiore, la sobrietà . Rincorrendo il record di Berlusconi nel minutaggio delle presenze nei mass media, il dimissionario capo del governo ha spiegato al mondo che lui non è di sinistra, nè di centro, nè di destra. Lui è un “riformista estremo”. Senza riuscirci, letterati, filosofi e scienziati della politica si arrovellano per capire il significato profondo dell’auto definizione montiana. In Italia tutti si dichiarano riformisti. L’orrenda seconda repubblica è stata gestita da un ceto politico che tutto intero si dichiarava proteso a riformare la nazione. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e tutti ne stiamo pagando le conseguenze. D’altra parte un Paese in cui l’amministrazione pubblica allargata è debitrice di almeno cento miliardi di Euro nei confronti dei fornitori di servizi, è un Paese che deve essere riformato. Il quesito è cosa riformare. Riformare significa colpire interessi e favorirne altri. Chi ha subito il riformismo dell’amministrazione Monti? Nei tredici mesi di governo dei tecnici le uniche riforme fatte sono state tutte volte a penalizzare i ceti produttivi e a rendere il welfare più leggero e costoso per i cittadini. Mario Monti è un europeista convinto e ne siamo lieti. Interessante sapere dal professore di cosa avrebbe bisogno l’Italia per adeguarsi ai Paesi più evoluti del nord europeo. Siamo in Europa in coda per i livelli salariali, in cima per il livello della tassazione, in allarme rosso per la corruzione e a rischio per la qualità  della nostra democrazia. Parola questa, democrazia, che non sembra interessare più di tanto. Nelle venticinque pagine dell’agenda Monti non c’è alcuna valutazione sullo stato comatoso della nostra democrazia. Spontanea domanda all’europeista Monti: è immaginabile che negli stabilimenti della Renault francese o della Mercedes tedesca, sia proibito l’accesso al più grande sindacato francese o tedesco? Visitando lo stabilimento di Melfi assieme al dottor Marchionne, non si è accorto, Monti, che la Fiom non era presente per volontà  della Fiat? Come si può immaginare il rilancio della Comunità  Europea se i principi basilari dei trattati comunitari non sono rispettati in tutti i Paesi? E la questione dei diritti democratici è parte integrante di quanto deliberato più volte nel passato dal Parlamento Europeo. Forse il tecnico per propria scienza infusa, può fare a meno dei meccanismi democratici. Essi comprendono anche il confronto delle idee. E’ bizzarro che un gentlemen come Monti suggerisca imperiosamente a Bersani di tappare la bocca a Fassina, responsabile economico del Pd, e a Vendola, segretario di un partito e presidente di una regione. Accusare continuamente la CGIL di essere una forza conservatrice non è elegante, Professore. Il più rilevante sindacato italiano rappresenta milioni di lavoratori che hanno dimostrato grande senso di responsabilità  in circostanze drammatiche. Evitando di trasformare la giusta protesta per le loro condizioni salariali in rivolta sociale rappresentano un baluardo democratico che Lei non dovrebbe trascurare. Lei si appresta a correre nella campagna elettorale assieme allo stagionato doroteo Casini e al sempre in campo Fini. Ambedue sono stati protagonisti per molti anni della stagione berlusconiana. Si sono pentiti, è vero, e da buon cattolico Lei lì ha perdonati, ma trasformarli in riformatori sembrerebbe eccessivo. Qualche dubbio dovrebbe averlo sulla convinzione che le politiche economiche volute dalle burocrazie europee siano quelle giuste. I risultati sono quelli che sono. E non sono eccellenti. Certo il differenziale con i Bond tedeschi si è ridotto e ciò costituisce un aiuto a contenere il costo del debito. Solo uno sciocco può sottovalutare la questione. Ed è anche noto che ciò è successo anche per i bond spagnoli e greci. Rimane intatta la questione di come riprendere la creazione di posti di lavoro in un’area, quella europea, che si appresta a raggiungere i venti milioni di disoccupati. Se non si agisce con rapidità  le spinte alla disgregazione diventeranno esplosive. Com’è possibile che in nome del neo-liberismo non si dia priorità  a investimenti pubblici capaci di riattivare un processo di crescita virtuosa? Lo sostengono grandi economisti. Da ultimo la bibbia del capitalismo, “The Economist” del 13 ottobre che, senza tanti giri di parole, assegna un ruolo importante allo Stato e ai sistemi di welfare per la ripresa dello sviluppo economico. Non tagli alla spesa pubblica ma riqualificazione. Sollecita la fine dei favori ai ricchi, priorità  nelle politiche per i giovani e un sostegno all’istruzione con stipendi adeguati senza enfatizzare il “merito”, ma cercando di abbassare il divario sociale aumentato a dismisura nell’ultimo decennio. Da ultimo, bisogna cessare con i sussidi alle istituzioni finanziarie, beneficiarie ultime dei sacrifici imposti ai popoli. Non è che Fassina o Vendola sostengano cose tanto diverse dall’Economist, o no? Siamo abituati a pensare che in campagna elettorale si dice di tutto e di più per raccogliere voti. Sarebbe salutare, questa volta, se le balle rimanessero patrimonio esclusivo di coloro che per tanti anni hanno costruito il loro consenso attraverso la vendita di panna fresca.
Corriere dell’Umbria 6 gennaio 2013

Gli errori del Professore

Se non da cartellino rosso almeno il giallo dell’ammonizione ci sta tutto nell’entrata in politica del professor Monti. Dismesse le vesti di tecnico super parte, il rettore della Bocconi di Milano ha infilato nell’ultima settimana una serie di cantonate che ne hanno annichilita la sua dota maggiore, la sobrietà. Rincorrendo il record di Berlusconi nel minutaggio delle presenze nei mass media, il dimissionario capo del governo ha spiegato al mondo che lui non è di sinistra, né di centro, né di destra. (altro…)

Monti tra regole e deroghe

Con uno sforzo di memoria potremmo avvertire come vi sia stata un’evoluzione rilevante nella decisione delle gerarchie vaticane di appoggiare il tentativo di Monti di tornare a Palazzo Chigi aggregando il centro di Casini, Fini, Montezemolo, e via, via unendo dei veri innovatori della politica. Siamo passati dalla scomunica dei comunisti e della sinistra decretata dal Sant’Uffizio nel giugno del 1948, all’endorsement a favore del cattolicissimo Monti. Una bella differenza. Bagnasco o Ruini non hanno certo scomunicato chi vota per il centrosinistra. Vi pare poco? Si sono semplicemente pentiti. Va sottolineto il salto di qualità  del Vaticano che passa dall’appoggio ventennale al berlusconismo al nuovo Unto del Signore, Mario Monti. Si potrebbe contestare che le gerarchie vaticane sembrano aver presente il Concordato esclusivamente quando si tratta di salvare i beni materiali della chiesa o per interferire nel processo di formazione delle leggi del Parlamento italiano. Ma non bisogna essere troppo laici, si cadrebbe nel laicismo e, comunque, l’idea di un libero Stato e libera Chiesa è cosa risorgimentale. D’altra parte Monti è una garanzia riconosciuta da molti e rifugge dalle volgarità . Il professore della Bocconi ha dalla sua le cancellerie di mezza Europa, le burocrazie di Bruxelles e il mondo della finanza ne riconoscono le qualità  tecniche. E’ uno di loro. Ricordare che la crisi recessiva nasca dall’ingordigia del mondo della finanza è cosa nota, non va dimenticato. Qualche perplessità  nasce ripercorrendo quest’anno di governo dei tecnici. Difficile seguire la destra che denuncia una congiura europea per sostituire il governo Bossi-Berlusconi-Tremonti con Mario Monti. Se c’è una certezza nella storia politica italiana è il fallimento del governo del centrodestra nato nel 2008. Nonostante una maggioranza bulgara alle Camere, Berlusconi ha portato l’Italia vicino al tracollo della finanza pubblica e alla recessione. Al riguardo dubbio non c’è. Il problema è invece come valutare l’azione dei tecnici. Di là  della qualità  non eccelsa di molti ministri e ministre, l’azione del governo non è stata tale da frenare la recessione. Il ruolo svolto in Europa, riacquisita l’affidabilità  perduta, non è stato tale da sollecitare un’inversione di tendenza nelle politiche liberiste di tutti i governi di centrodestra europei. L’Europa si è impoverita nel suo progetto di fondazione: una comunità  unita nell’economia, nella politica e nel sociale. Invece, appare sempre più come un contenitore gestito dalle burocrazie, e dalle esigenze della finanza anche speculativa: la politica sembra inesistente. Il parlamento europeo continua a non avere alcun ruolo nonostante sia frutto delle libere elezioni del popolo della comunità . Come può essere attraente un’Europa che riunisce i suoi vertici ogni quindici giorni senza mai concludere qualcosa di positivo per la grande emergenza europea che è la mancanza di lavoro per milioni di giovani e meno giovani? La politica dei due tempi scelta da Monti non ha prodotto nessun risultato concreto per ciò che riguarda il mondo dell’economia reale. Saranno anche bravi tecnici ma pensare di pagare il debito pubblico senza una ripresa dell’economia reale e soltanto tagliando la spesa pubblica per i servizi, può essere coerente con l’ideologia liberista ma non salverà  il Paese. Nelle sue esternazioni Monti ha definito Vendola e la CGIL come forze conservatrici. Come iscritto pluriennale del più grande sindacato italiano, mi ribello. La CGIL avrà  certo commesso errori ma ciò che la CGIL vuole conservare sono i diritti di civiltà  conquistati in decenni di lotte aspre che hanno consentito l’incivilimento di un Paese portato al disastro dalle classi dirigenti. Essendo un esperto di economia, il Professor Monti non può non sapere che quello che fu chiamato il “compromesso socialdemocratico” realizzato nel dopoguerra, ha costituito il volano per lo sviluppo economico e sociale di tutte le nazioni europee uscite distrutte dalla guerra nazifascista. E’ indubbio che fosse il periodo più lungo di sviluppo dell’occidente. Ha irritato molti la scelta di Monti di essere il leader di un agglomerato simil democrazia cristiana old time. Il gioco delle tre carte del professore non è piaciuto a Berlusconi che nel suo stile l’ha coperto d’insulti. Saggiamente, credo, Bersani ha cercato di mantenere ferma la sua piattaforma di accordo con Vendola accettando la sfida dell’aggregato centrista. Oggi in tutta Italia si svolgeranno le primarie per scegliere i futuri nominati al Parlamento del PD e di SEL. L’entusiasmo per il successo delle primarie di coalizione non credo che in questa circostanza si riprodurrà . Aiutato da qualche esperto, ho provato a capire le regole vincolanti per candidarsi. Mi è stato spiegato che più che le regole valgono le deroghe alle regole. Confuso, ho continuato a chiedere spiegazioni. Alla fine ho capito che sarebbe stato più facile studiare l’enigma dei numeri primi. Apertura delle liste alla società  civile? Per un comune mortale candidarsi significava raccogliere le firme di cinquecento iscritti al PD. Cinquecento in pochi giorni. Vincoli per consiglieri regionali, segretari regionali, sindaci, assessori? Sì, ci sono i vincoli ma ci sono anche le deroghe. E la deroga non si nega a nessuno. Lasciamo andare. L’unica cosa che sembrerebbe positiva è l’obbligo di votare per una donna e per un uomo, pena nullità  del voto. Bene. Speriamo che almeno in questo caso valgano le regole e non le deroghe.
Corriere dell’Umbria 30 dicembre 2012

La peggior Legislatura

Quella che si chiude sarà  giudicata dagli storici come la peggior legislatura parlamentare della storia repubblicana. Eppure le elezioni del 2008 avevano assicurato al governo del cavaliere la maggioranza più ampia possibile. Si conferma così come sia falso che la governabilità  sia un valore che determina il buon funzionamento di un’istituzione. Ci vuole ben altro a iniziare da una politica che si muove nell’ambito dell’interesse generale e non per la tutela d’interessi particolari a volte inconfessabili. Lo spettacolo offerto fino alla fine da una parte di senatori e deputati nell’ultima seduta prima dello scioglimento delle Camere, segna, come un macigno, la crisi della rappresentanza. Quanti parlamentari hanno cambiato squadra in questi cinque anni? Una campagna acquisti che non è servita a risolvere il vero problema della politica italiana. Venti anni di partiti personali hanno minato alla radice la democrazia rappresentativa. Senatori e deputati hanno in molti, non tutti, lavorato agli ordini del Capo e ai suoi desideri. Indifferenti al bene comune. La cosa non riguarda soltanto il PDL. Il governo dei tecnici non è riuscito a introdurre norme capaci di riformare un sistema politico in apnea da anni. Non era forse questo il compito primario del presidente Monti, ma nonostante qualche sforzo di alcuni ministri si è inciso poco nei costi e nei privilegi degli addetti alla politica. Vantaggi materiali ormai intollerabili per un popolo afflitto da una crisi che non è solo economica. Il “sono tutti uguali” non è corrispondente alla realtà . Molti svolgono un ruolo amministrativo o politico con spirito di servizio e con passione. Ciò che però riguarda tutti loro è stata l’incapacità  di capire la dimensione del disastro democratico che si andava costruendo negli anni nel rapporto cittadino/struttura pubblica. Ci voleva un comico pur bravo come Benigni per far entusiasmare la gente per il valore della Costituzione Italiana? Quante volte in questi anni il pinco o il pallino del centrosinistra ha parlato di riformare la Costituzione aprendo così l’autostrada per la controriforma costituzionale voluta dalla destra nel 2006? Per fortuna il popolo bocciò il referendum confermativo, ma alcune anime del PD hanno continuato a “giocare” con le riforme costituzionali come se niente fosse rimuovendo il risultato del referendum dai loro ricordi. Compito del nuovo governo dovrà  essere quello di rileggere innanzi tutto la Costituzione e applicarla in tutte le sue parti. Le parole della politica non riescono più ad avere un senso e una ragione. Oggi tutti inseguono i moderati. Chi sono i moderati? Berlusconi sostiene che Lui si acconcia a “scendere in campo” per la sesta volta perchè Monti non ha voluto coagulare i moderati. Per il cavaliere il mondo dei moderati comprende tra gli altri la Lega di Bossi, la destra di Storace, spiriti liberi come Brunetta, Santanchè, Scillipoti, Dell’Utri, La Russa e Gasparri e naturalmente se stesso, ma senza Fini e Casini definite persone orride. Poteva il cavaliere seriamente pensare a un Monti federatore di una tale armata Brancaleone? No. Una balla che gli serviva per fare notizia e presentarsi come vittima dell’incomprensione altrui. I sondaggi danno il centrosinistra in netto vantaggio sull’armata dei moderati berlusconiani. I sondaggi avvengono in una situazione politica in movimento. Il tentativo di Casini di aggregare altri moderati nel nome dell’Agenda Monti procede speditamente ma manca la ciliegina sulla torta. Si presenta o no Monti? Al momento i bookmakers di Londra non accettano scommesse. Si vedrà  nella giornata di oggi. Al riguardo, le tesi sono due. La prima sostiene che Monti candidandosi farebbe un favore a Bersani togliendo spazio a Berlusconi. La seconda tesi è il contrario. La risposta è nelle mani di dio. Personalmente credo che Bersani faccia bene a non preoccuparsi più di tanto. Preoccupato, dovrebbe essere Monti nella scelta. La sua affidabilità  è molto alta negli ambienti che contano della finanza e in molti governi europei e si è visto nel processo di abbassamento del differenziale sui bond tedeschi. Lo stesso Obama è un suo estimatore e la cosa non è di poco conto. Discorso diverso è in Italia. Dato per scontato l’apprezzamento per la sua alterità  morale e comportamentale rispetto al predecessore, rimane, che in questi tredici mesi di governo il Paese Monti avrà  anche messo i conti pubblici in ordine, ma la recessione e le scelte durissime hanno cambiato in peggio la condizione di parti consistenti del popolo italiano. Un successo elettorale sembrerebbe avere qualche problematicità . Certo è inammissibile e cialtronesco, ma non è una novità , il ricatto berlusconiano relativo all’impossibilità  della candidatura al Quirinale di Monti nel caso di una scesa in campo alle elezioni prossime. Ma anche in questo caso si tratta di una balla. Il prossimo Parlamento, e questa è una certezza, sarà  composto in modo diverso da quello appena sciolto. I berluscones saranno al massimo la metà  di quelli appena disciolti. Il potere del Capo non sarà  così ampio da determinare la decisione del sostituto di Napolitano. Difficile valutare l’impatto nelle elezioni del raggruppamento “Cambiare si può” che ha preso il volo da Firenze e che sembra poter esprimere Ingroia come leader. Sarà  la novità  elettorale vera? Dipenderà  da quanto saprà  valorizzare forze nuove della società  democratica a discapito degli stagionati alternativi.
Corriere dell’Umbria 23 dicembre 2012

Politica di altri tempi

Siamo alle comiche finali? Sembrerebbe proprio così. Viene spontaneo leggere in questa luce i contorcimenti del principe dell’avanspettacolo che, in un pomeriggio, ha assicurato la sua sesta discesa in campo, proposto a Monti la leadership dei moderati e alla fine dichiarato che anche il suo segretario particolare, Alfano, potrebbe essere il candidato del centrodestra. Ma non è solo Lui che partecipa allo spettacolo. E’ impressionante e spettacolare il numero e la qualità  dei sostenitori del professor Monti alla riconferma a capo del governo italiano. L’ambasciatore americano, Angela Merkel, l’intero partito popolare europeo, le gerarchie vaticane invitano il professore alla candidatura alle prossime elezioni. Si tratta d’ingerenze negli affari interni di un altro Paese? E’ un’interpretazione che non convince. Chi governa in un Paese della Comunità  riguarda tutti gli europei. Anche tutti i democratici europei hanno fatto il tifo per la rielezione di Obama e la sinistra democratica italiana non ha forse apprezzato la vittoria di Hollande in Francia? Non l’ingerenza va denunciata, ciò che invece deve essere richiamato alla memoria sono gli endorsement che per anni i Cavaliere ha ottenuto in Europa e in Italia. Il “rischio Berlusconi” che tanti in Europa denunciano nasce anche perchè il partito popolare europeo ha accettato per anni la presenza nel proprio seno di un partito personale com’era ed è il PDL. Alleluia: dopo diciotto anni, anche il Cardinale Bagnasco ha preso coscienza che l’appoggio al Cavaliere non era coerente con la dottrina della chiesa. Anche il Vaticano lavora per Monti non più per l’uomo di Arcore. E che dire della pletora di moderati che dopo aver sostenuto anno dopo anno il governo della destra berlusconiana, oggi si affanna per convincere Monti a scendere in campo? L’elenco dei pentiti sarebbe lungo e forse inutile. Il mi candido o no di Monti appassiona gli scommettitori inglesi e fa parte dello spettacolo che ci propina la situazione politica. Una situazione di per sè drammatica che diviene tragica alla presenza di una crisi economica che ha impoverito gran parte del Paese e aggravato le disuguaglianze sociali. Il dieci per cento degli italiani possiede la metà  della ricchezza nazionale. La politica del governo Monti non ha inciso in nulla rispetto all’equità . C’è stato il rigore di bilancio imposto soltanto attraverso tagli alla spesa pubblica e tassando i soliti. Nulla è stato fatto per favorire una nuova fase di sviluppo. Ancora oggi vi sono migliaia d’imprese piccole e grandi che soffrono perchè la struttura pubblica non paga i servizi ottenuti. Sei mesi, un anno, prima di avere le fatture saldate dalle amministrazioni locali o dalla struttura statale, quando pagano. Questo è uno dei motivi della recessione che ormai dura da anni e di cui non si vede la fine. I conti saranno in ordine, ma il Paese degrada e il lavoro diviene per intere generazioni un sogno. I vertici europei si ripetono e Monti ottiene sempre grandi apprezzamenti, ma la politica economica europea non cambia. Liberismo è la bandiera di tutti i governi del centrodestra e anche del nostro governo dei tecnici. Non importa che i risultati siano stati disastrosi da anni e che l’economia reale non cresca, l’importante è salvare le banche e l’ideologia. Che deve fare il centrosinistra per vincere le elezioni? Se la politica della destra al governo è stata disastrosa, quella dei tecnici al governo ha certamente introdotto elementi di giusto rigore nella spesa pubblica, ma non ha prodotto risultati significativi in termini di equità  e di crescita del prodotto interno e di possibilità  di trovare un lavoro per giovani e donne. L’Europa è certamente l’orizzonte obbligatorio per un centrosinistra che vuole governare. Ma l’orizzonte non può che essere mutato. La Comunità  europea ha nemici nei partiti e nei movimenti populisti, ma comincia ad avere cattiva fama anche nei movimenti popolari e democratici. Senza una politica che rimetta al centro il lavoro e lo sviluppo dell’economia reale, i nemici cresceranno. Un esempio? Il bilancio comunitario, cioè le risorse disponibili per gli investimenti in tanti settori, sarà  ridotto. La cosa ci riguarda direttamente. L’Umbria storicamente ha utilizzato risorse comunitarie in molti settori, a iniziare dal comparto agricolo. Molte delle realizzazioni di regione e autonomie locali sono state possibili grazie al sostegno comunitario, la modernizzazione della nostra comunità  è stata concepibile grazie ai fondi europei. L’ente regione, senza apporti europei, non è in grado di investire nemmeno un euro. Già  con l’allargamento a ventisette, le risorse per noi sono diminuite. Se il bilancio comunitario sarà  tagliato molti progetti delle amministrazioni umbre dovranno essere cestinati. Un centrosinistra che non affronta il rinnovamento dell’Europa favorirebbe le spinte disgregative già  diffuse in tanta parte dei Paesi comunitari. Le notizie su come il PD e SEL si apprestano a organizzare le primarie per la scelta dei parlamentari sono ancora frammentarie. Importante la scelta, ma non deve essere una presa in giro. Lo sarebbe se gli elettori fossero chiamati a ratificare quanto già  deciso dagli organi di partito. Ad esempio, le clausole di tutela dovrebbero riguardare i candidati provenienti dalla società  civile e non riservate al ceto politico già  noto e in campo da anni. Nei tempi andati dei partiti di massa, quando si voleva eleggere un “esterno” nuovo alla politica, si metteva a capolista per assicurargli l’elezione. Ricordo le elezioni del consiglio regionale nel 1975. Il PCI scelse di aprire le liste a rappresentanti della società  civile. Fu scelto il direttore dell’Archivio di Stato, Roberto Abbondanza. Inserito nella testa di lista, pur sconosciuto nel mondo politico, risultò secondo degli eletti, dopo Pietro Conti. Altri tempi.
Corriere dell’Umbria 16 dicembre 2012

A volte ritornano

La destra italiana non sembra poter fare a meno di Berlusconi. Dopo mesi di tormentate riflessioni il Capo di Arcore ha deciso che sarà  Lui il candidato leader del centrodestra. Le promesse primarie previste il 16 dicembre del PDL hanno ballato una sola estate. Angelino Alfano, segretario particolare del Cavaliere, ne ha annunciata la fine con un bel sorriso compiacente. Inutile rito ha detto dopo l’annuncio di un nuovo sacrificio di Berlusconi a farsi carico del governo di un’Italia massacrata dal governo dei tecnici. Coloro che gioirono un anno fa, quando Berlusconi fu sostituito da Monti, sono sistemati. A volte ritornano e Lui ritorna per la sesta volta. Sembra assurdo ma perchè un’altra volta? Perchè la gente dimentica, immagina. La memoria degli italiani, ragionano quelli di Palazzo Grazioli, non è un gran che e chi si ricorderà  che il centrodestra è stato al governo per otto anni e il suo Capo, soltanto nell’estate dell’anno scorso, sosteneva che la crisi economica non esisteva ma era frutto della propaganda della sinistra? Gli italiani, è noto, leggono poco i giornali. Guardano molto la televisione e Lui di televisione se ne intende. Ne possiede tre e ne condiziona altre tre. Bruno Vespa è pronto come sempre a dare il suo contributo. Nell’avanspettacolo della politica e nell’inventare realtà  virtuali, si crede imbattibile. Con una vigorosa campagna elettorale sarà  possibile ottenere un’altra incoronazione popolare. Il programma? Lotta alle tasse (le tasse hanno avuto un’impennata grazie alla creatività  di Tremonti), guerra alla Germania della Merkel (non le perdona l’averlo umiliato in tutte le sedi), ripristino della lira come moneta nazionale (molti sono convinti che l’Euro sia stata una maledizione), annientamento dei comunisti una volta per tutte. Ne sentiremo delle belle di balle dei berluscones e soci. Irritato dal successo delle primarie del centrosinistra, Grillo si è inventato un procedimento rapido e sicuro per la scelta dei parlamentati. In pochi giorni ha già  tutti i capilista dei collegi per le prossime elezioni. Un successo straordinario. Sembra che almeno trentaduemila persone abbiano partecipato alla scelta. Addirittura trentaduemila hanno schiacciato i tasti del computer e scelto i propri rappresentanti. Non si sa nulla al riguardo: per votare bisognava essere iscritti al movimento e per essere iscritti al movimento si manda la domanda e soltanto dopo attento esame dei curriculum, Grillo accetta l’iscrizione. Senza iscrizione impossibile avere notizie. La democrazia è un’opinione e l’uomo forte al comando affascina molto in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo. Ed è noto che tutto quello che succede nel web è molto glamour e attira i giovani di ogni latitudine politica. Web o non web il centrosinistra di problemi ne ha parecchi. A iniziare da come riuscire a non essere schiacciato nella difesa del governo Monti, per arrivare alle metodologie di scelta dei candidati per le future elezioni politiche. E’ certo che l’arrivo di Monti al governo ha consentito all’Italia di recuperare una credibilità  tra le classi dirigenti europee, americane e in genere nei governi democratici. Ciò ha consentito una tenuta dei conti pubblici. Non è stata cosa facile e il prezzo pagato dagli italiani è stato pesantissimo. L’aver scelto la strada dei due tempi, prima risaniamo i bilanci poi pensiamo allo sviluppo, è stata una scelta sbagliata che non ha funzionato in nessuna parte del mondo. La testarda ideologia liberista ha segnato l’azione del governo e ha favorito una recessione già  in atto a causa della crisi generale. I dati economico-sociali del Paese mettono i brividi anche ai più ottimisti. Disoccupazione e cassa integrazione ai limiti di guardia. Servizi pubblici vicini al collasso in molti settori. Ormai è in discussione quel minimo di welfare costruito in tanti anni di lotte e di spinte alla modernizzazione dell’Italia. Sapete che siamo il Paese d’Europa in cui i cittadini pagano più per l’assistenza sanitaria? Non solo in tasse. Ma direttamente di tasca propria di là  delle tasse ogni italiano spende il 17,8% della spesa sanitaria complessiva, supera quelle di altri Paesi come Francia (7,3%), Regno Unito (8,9%), Germania (13,2%), Usa (11,8%) e perfino Irlanda (17,4%). Non solo quindi precarietà  del lavoro ma anche il dover farsi carico di servizi che dovrebbero essere coperti dalla fiscalità  generale. Altro che agenda Monti, bisogna che il centrosinistra abbia un programma che pur nella severità  della gestione dei conti pubblici, trovi le risorse per investire per un futuro in cui il lavoro torni a essere la priorità  assieme alla costruzione di un welfare degno di questo nome. Ormai è certo che andremo a votare con il “porcellum”. Va ricordato che è una legge imposta dal centrodestra che, se il ricordo è corretto, comprendeva anche il vivace Casini. Berlusconi costruirà  le sue liste a suo piacimento e le genuflessioni di questi giorni fanno temere il peggio anche per la prossima rappresentanza parlamentare della destra, ma abituati a Brunetta e alla Santanchè, niente può più spaventarci. Non sappiamo le procedure degli altri partiti, i grillini hanno già  risolto il problema? Per chi crede nel “verbo” del web, sì. E il PD e SEL che faranno? Escluderei qualsiasi riproposizione di un metodo romano centrico. La strada maestra non può che essere una campagna di primarie di collegio costruita con regole che favoriscono l’apertura alla società  e alle comunità  organizzate anche fuori dai partiti. Il vincolo del rinnovamento sembrerebbe obbligatorio dopo l’enfasi data ai risultati delle primarie del centrosinistra. Ha vinto Bersani nettamente non perchè rappresentante del “vecchio”, ma perchè risultato più credibile anche come protagonista di un rinnovamento non inteso come vendetta, ma come processo vincolante per un partito che vuole rappresentare una politica altra da quella dei personalismi di questi anni.
Corriere dell’Umbria 9 dicembre 2012