Cemento

Al momento non sappiamo quando, ma è certo che la vendetta voluta dal segretario regionale del PRC dell’Umbria sarà  consumata e il reprobo Tippolotti dovrà  dimettersi da Presidente del Consiglio Regionale. L’accordo sembra fatto e al posto del vendoliano Tippolotti andrà  un democratico, Bracco o chi per lui. Un successo della tenace lotta di Stefano Vinti per colpire il traditore. Il segretario si conferma l’interprete umbro più autentico della tradizione comunista di staliniana memoria. E’ d’altra parte questa è la dimostrazione di un male antico della sinistra: il nemico principale è sempre quello che ti è più vicino politicamente e pur di sconfiggere l’apostata si può far di tutto. In questo caso regalare al PD un’altra carica importante. Complimenti. Il riformismo umbro può essere soddisfatto. Presidenza della Giunta e presidenza del consiglio allo stesso partito non è una novità  in Umbria. Settimio Gambuli era presidente dell’assemblea quando anche Germano Marri lo era dell’esecutivo regionale, tutti e due del PCI. Ma la situazione atipica non derivava da vendette politiche. Che Tippolotti abbia favorito con la sua lettera al consiglio l’operazione è fuor di dubbio, ma l’episodio è della serie continuiamo a farci del male. Forse una gestione più accorta e meno astiosa da parte di tutti avrebbe portato ad un risultato non così lacerante e sgradevole. Annichilire quel che resta del popolo della sinistra sembra l’impegno preso dai dirigenti locali riformisti e/o radicali che siano. A pochi mesi da elezioni amministrative importanti, lacerare ancora il fragile tessuto della sinistra può determinare risultati elettorali pessimi, uno stimolo al non voto formidabile e quindi un regalo alla destra. Concretamente, la coalizione di centrosinistra vedrà  al suo interno Sinistra e libertà , e quindi i vendoliani, o Vinti porrà  il Suo autorevole veto? (altro…)

Risorse e promesse

L’Accademia di belle arti di Perugia è vicino al collasso. Studenti e docenti si sono mobilitati e mercoledì scorso si è svolta una vivace manifestazione organizzata dai giovani dell’Accademia. La prima occupazione studentesca dell’Accademia si svolse nel 1964: per due mesi la scuola fu occupata con l’obbiettivo di sollecitare la statalizzazione della struttura. Politici, istituzioni locali di ogni tipo s’impegnarono a sollecitare il governo a inglobare l’accademia nel sistema scolastico statale. Niente concretamente successe. Nell’anno accademico del 1968 l’occupazione durò praticamente per tutto l’anno e ancora una volta, le classi dirigenti s’impegnarono per la statalizzazione. In quarantacinque anni non abbiamo fatto un passo avanti. O meglio nel 1999 il Parlamento, su proposta del governo di centrosinistra, approvò una legge che prevedeva un’accademia per ciascuna regione. Sembrava fatta ed invece la legge non è stata ancora applicata nè dai governi di centrosinistra nè da quelli guidati da Berlusconi. Da qui la paralisi. (altro…)

Brutture

Una mela al giorno toglie il medico di torno. Uno spot al giorno consente a Berlusconi di rimanere il politico più amato dagli italiani. Tanto amato che anche “Il Riformista” diretto da Polito e di proprietà  della famiglia Angelucci, si è sentito in dovere di indire un premio e di nominare Berlusconi il politico dell’anno. Giusto il riconoscimento perchè di spot il Cavaliere ne ha per tutti i gusti e Polito ha un palato raffinato. Quando, Berlusconi propone che gli affaticati parlamentari non abbiano più la responsabilità  di votare le leggi delegando il voto ai propri capi gruppo, il Cavaliere è coerente con la Sua idea di democrazia. E’ vero che anche nelle democrazie popolari di sovietica memoria i parlamentari avevano almeno il diritto di partecipare al voto ed è vero che in nessuno Paese democratico al mondo c’è qualcuno che vuol sequestrare l’elementare concetto di una testa, un voto. Ma in tutti i Paesi i parlamentari sono eletti dal popolo e non nominati dai capi partiti come succede ai parlamentari italiani. Essendo poco più che impiegati della ditta Berlusconi e Compagni, i membri di Camera e Senato non devono rispondere a nessun altro che a chi li ha miracolati con un seggio in Parlamento. La Costituzione dice un’altra cosa? (altro…)

Dividendi e divisioni

Venerdì scorso ho letto online, a firma Franco Bechis, all’indirizzo www.italiaoggi.it, la seguente notizia: “Silvio Berlusconi si è messo in tasca all’inizio di quest’anno un assegno da 159 milioni, 335 mila, 953 euro e 92 centesimi. Una maxi-somma rara anche per gli imprenditori. Ma soprattutto superiore di oltre la metà  ai 102 milioni che il presidente del Consiglio e indirettamente principale azionista del gruppo Fininvest – Mediaset si era messo in tasca solo un anno fa. Si tratta dei dividendi che gli hanno erogato le quattro società  direttamente controllate, le holding prima, seconda, terza e ottava che controllano la maggioranza del capitale del gruppo Fininvest. Berlusconi è fra i pochi, pochissimi imprenditori italiani a essere diventato più ricco proprio nell’anno orribile della crisi finanziaria internazionale”.
Oggettivamente è legittimo l’ottimismo del nostro Capo rispetto alla crisi. In questi sedici anni dalla Sua discesa in campo le Sue aziende sono passate da un indebitamento di seimila miliardi delle vecchie lire ai dividendi descritti da Bechis. Come si fa a parlare di crisi? La smettessero i giornali di seminare il panico, dice il Cavaliere.
E’ vero. Esplode la cassa integrazione, i precari vanno a casa a migliaia, i consumi delle famiglie crollano, ma i Suoi dividendi aumentano. Allora perchè drammatizzare?
Se Obama definisce atroce l’aumento della disoccupazione in USA, i nostri governanti perpetuano il gioco delle tre carte nel presentare i provvedimenti di contrasto alla crisi. Respingono ogni proposta che, flebilmente, presenta l’opposizione parlamentare denunciandone la demagogia. Non ci sono i soldi per l’assegno di disoccupazione proposto da Franceschini, ribadiscono indignati gli stessi che non hanno battuto ciglio nel regalare agli amici i 5-6 miliardi dell’affaire Alitalia o i 4-5 miliardi annullando l’ICI  ai ceti più abbienti dopo che il governo Prodi l’aveva tolta soltanto alle fasce deboli della popolazione.
Il Consiglio dei Ministri ha deliberato venerdì interventi per 56 Miliardi. Una cifra significativa. In realtà  si tratta di interventi già  previsti come quelli per le infrastrutture deliberati dal CIPE ma privi di copertura finanziaria fino al 2010. O già  concordati con le regioni qualche settimana fa, i 9 miliardi per gli ammortizzatori sociali. Ma la propaganda è l’anima del commercio e Berlusconi è un maestro, un carismatico Cesare capace di mobilitare le masse, un illusionista di grandezza ineguagliabile.
Come tutti gli imperatori vuol lasciare segni fisici del Suo potere. Cosa di meglio del ponte di Messina. E’ vero la Calabria è una frana continua e in Sicilia le ferrovie e le strade sono arcaiche e fatiscenti e mancano gli acquedotti in molte città , ma il ponte sarà  il segno della grandezza di chi lo ha deciso. E poi sarà  la decima volta che viene posta la prima pietra dei lavori per il ponte. Importante è l’annuncio. Poi la gente dimentica.
Difficile assegnare ai sondaggi il crisma dell’infallibilità , ma le previsioni elettorali per il PD e la sinistra sembrano confermare l’impressione che le prossime elezioni amministrative e per il parlamento europeo saranno decisive per le prospettive del Paese. Le crisi economiche possono attivare processi politici che difficilmente portano consensi alle forze progressiste. Specialmente se queste appaiono divise e prive di proposte convincenti. E’ la destra che trova vantaggi dai disastri sociali che l’ideologia liberista ha provocato. Sembra paradossale, ma in mancanza di partiti di sinistra capaci di organizzare la protesta, questa si rivolge contro tutto ciò che appare di sinistra. L’elettore medio del centrodestra è assolutamente convinto che l’Italia prima di Berlusconi, sia stata governata dai comunisti e il debito pubblico italiano è stato il risultato di quegli spendaccioni servi di Mosca e non dei governi del pentapartito diretti da Andreotti e Craxi. Il fatto che il PCI non esiste più da 19 anni è ininfluente l’anticomunismo rimane di moda.   (altro…)

Identità 

Che il centrosinistra sia vicino al collasso assieme alla variegata sinistra è fuori di dubbio. Le elezioni in Sardegna sono state la conferma che Berlusconi vince perchè il centrosinistra appare all’elettorato disunito e che il crollo elettorale del PD è dovuto principalmente a una massiccia astensione. Lo scarto tra i voti presi da Soru e quelli della coalizione dimostra che non basta un buon candidato quando i partiti che lo sostengono non sono credibili. E il PD per adesso non lo è, come non lo sono i partiti ambientalisti o quelli che sventolano falce, martello e stella. La questione è come reagire al disastroso esito del tentativo di unificare i riformisti di provenienza diessina e dei cattolici democratici. Cosa mettere in campo per costruire una sinistra capace di rappresentare qualcosa di diverso dei gruppi dirigenti in servizio permanente? Tutti i dirigenti del PD assicurano che non si torna indietro e che il partito avrà  un futuro radioso. Per intanto è stato eletto un “reggente” che dovrebbe assicurare la transizione verso il congresso di ottobre. Franceschini ha ottenuto circa 1200 voti su una platea di circa 1300 votanti. Una percentuale altissima che nasconde il fatto che l’assemblea nazionale è composta da 2800 membri. Cioè la maggioranza degli aventi diritto al voto non ha partecipato all’assemblea romana, sono stati a casa a vedere la TV. Il PRC tira dritto nel suo progetto identitario e gli altri raggruppamenti non sembrano in grado di andare ad un progetto di aggregazione capace di mettere insieme le spoglie delle tante sigle. Una desolazione. (altro…)